Wine Writers: Mario Crosta e il suo manifesto del vino


Chi sono i più famosi wine writers italiani? Le penne più intriganti, appassionate, raffinate, rivoluzionarie o irriverenti si raccontano in una serie di interviste che svelano curiosità e aneddoti di vita quotidiana. 

Mario Crosta annovera tra le sue esperienze: la rivista specializzata polacca Rynki Alkoholowe, alcuni portali come collegiumvini.pl, vinisfera.pl, winnica.golesz.pl, podkarpackiewinnice.pl. Inoltre enotime.it, winereport.com, acquabuona.it, lavinium.it, ditestaedigola.com e altri magazine di settore. 



“La vera vocazione di ognuno è una sola, quella di conoscere se stessi” scriveva Hermann Hesse 
Ci racconti chi è Mario Crosta? Cosa ti piace di te e cosa cambieresti. 
Sono l’erede di industriosi imprenditori meccanici. Mio nonno, di cui porto il nome e il cognome, mi mandava d’estate in fabbrica a lavorare per imparare a fare l’operaio, il disegnatore, il tecnico meccanico perché un bel giorno mi succedesse lo stabilimento di famiglia. Dal mondo imprenditoriale a quello comunista il passo è stato breve. A soli 17 anni ero impegnato attivamente negli scioperi a scuola, nei picchetti all’alba nelle fabbriche, nei comitati operai-studenti e nella rivoluzione socialista. Nel corso degli anni poi ho girato il mondo in diverse fabbriche e cantieri, dalla gavetta fino all’assicurazione e al controllo di qualità e infine alla direzione tecnica in campo. Adesso che ho 70 anni e sono in pensione pago con una serie di acciacchi l’entusiasmo che ci ho messo in una vita vissuta intensamente, ma rifarei tutto alla stessa maniera. Non cambierei nulla. Forse soltanto un po’ il caratteraccio che ho, ma dicono che sono un fico d’India, spinosissimo fuori e tutto zucchero dentro, quindi lo lascio com’è. 

“Quando soffia il vento del cambiamento, alcuni costruiscono dei ripari ed altri costruiscono dei mulini a vento” cita un proverbio cinese. 
Hai cambiato pelle più volte nella vita, ma sei riuscito a realizzare i tuoi sogni (di bambino)? 
Da bambino e anche adesso faccio tanti di sogni e tutti fantastici. Non ho mai avuto un particolare sogno da realizzare. La mia vita è accaduta così, senza sognare. Ma ogni cambiamento è stata una chance.

“Vinum Vita Est” - Nel vino è la vita sosteneva Petronio Arbitro 
Il vino è la tua vita o un modo per uscire dalla tua vita? 
Viaggiare, bere, scrivere di vino è sicuramente la mia vita. Vi racconto un episodio curioso. Nel lontano 1994 un’influenza senza febbre (con cui ho lavorato senza limiti né soste e assumendo troppe aspirine) procurò una cardiomiopatia dilatativa, motivo per cui mi iscrissero al registro dei trapianti urgenti di cuore anche se, allora, la mia coronarografia stupì medici e professori per la stato di integrità delle mie coronarie (grazie al buon vino mi disse il professore). Alla fine, dopo mesi di attesa per il trapianto, in cui ho continuato a bere poco ma bene, i medici avevano davanti ai loro occhi quello che chiamano il paradosso francese: bere poco e bene fortifica e così, al dunque, ho evitato quella complicata operazione. 

“I veri intenditori non bevono vino: degustano segreti” diceva Salvador Dalí 
Tu quali segreti hai da svelarci oggi? 
I miei segreti li racconto tutti nei miei articoli, descrivendo i luoghi, le persone, le cantine, le tenute, i vini e raccontando esattamente quello che vedo, che sento, che faccio. C’è chi lo fa per giudicare i vini o i produttori e questo mi fa infuriare. Io rispetto l’impegno di tutti i viticoltori che ogni giorno faticano in vigna e soffrono di preoccupazioni per le malattie delle piante, la siccità dei terreni, i debiti da pagare anche nelle annate avverse per poter assicurare di mettere in commercio la loro produzione. Non sottovaluto mai il lavoro del contadino, del vignaiolo, del bracciante, del trattorista, del cantiniere, di tutti quelli che quando gli altri sono in ferie o in festa, saltano le domeniche e vanno a lavorare anche quando sono malati, con pioggia e vento. E c’è chi si permette di giudicare il lavoro di queste famiglie che è il frutto di grandi sacrifici. 

Dire pane al pane e vino al vino” cita un famoso proverbio. 
Quanta verità c’è in quello che scrive Mario? 
Tutta quella di cui sono capace. Faccio molte ricerche, per esempio, per verificare se quello che mi raccontano o che mi fanno leggere corrisponde al vero e non è invece una invenzione del marketing o dei manager delle comunicazioni (per chi se li può permettere) Talvolta scopro delle mezze verità o addirittura delle infondatezze così gravi da interrompere i rapporti di comunicazione con i produttori stessi. La vera verità? C’è dell’omertà nel mondo mediatico del vino in cambio di privilegi, di bottiglie nel bagagliaio, di pranzi, di cene, di alloggi stellati e qualche volta anche di bustarelle. 

"Bevo per rendere gli altri interessanti" dichiarava il critico G.J. Nathan 
Siamo dunque circondati dalla noia? 
Nel mondo del vino: no. Ma quale noia? Soltanto in Italia, secondo il censimento agricolo dell’Istat del 2020, ci sono 255.000 aziende del vino (erano 791.000 nel 2000). Le cosiddette guide specializzate nell’assegnare riconoscimenti ogni anno ne elencano soltanto poche centinaia ma ce ne sono migliaia che non vengono citate. Non c’è da annoiarsi. Ogni azienda è un piccolo universo, un laboratorio di idee, di sperimentazioni, di successi e insuccessi al punto tale che chi le visita e cammina le vigne insieme con chi cura le piante di vite e fa il vino non si annoia affatto. Certo è che se si frequentano soltanto i salotti delle aziende più grandi, più note, più osannate e più sotto le luci della ribalta ci si merita la noia di quel piccolo mondo ristretto a pochi elementi che sono sempre gli stessi (per un buon 90%) che se la suonano e se la cantano fra loro. 

“Io scrivo bene di te e tu scrivi bene di me”. Non ci crederete, ma nelle recensioni alla fine funziona così” afferma F. Caramagna 
Pensi che per quel che riguarda il mondo del vino ci sia perbenismo e falsità?
A mio parere ci sono due mondi del vino. Nel mio mondo del vino c’è la stragrande maggioranza di produttori. Nell’altro c’è quella piccola percentuale dei podiati, trebicchierati, pentastellati di cui parla e scrive una ristretta cerchia di giornalisti, pubblicisti e blogger e in questo mondo degli intoccabili non so se c’è perbenismo e falsità. L’omertà sì. Perciò dopo un primo entusiasmo a partire dal 1980 fino al MiWine di Milano del 2004 non l’ho più voluto frequentare. Proprio al MiWine l’amico Angelo Gaja mi fece entrare, con il mio collega di Collegium Vini di Cracovia, alla presentazione dei vini dei dieci maggiori brand italiani (mentre una folla di giornalisti restava fuori nonostante gli accrediti), ma quando ho visto le telecamere della RAI intervistare personaggi che ne approfittavano per pavoneggiare la propria presenza all’evento me ne sono andato prima della fine della serata lasciando il posto vuoto in seconda fila. È stato l’ultimo evento a cui ho partecipato e negli anni a venire ho sempre delegato altri. Invece nel mio mondo del vino, quello che ritengo il più vero, ci sguazzo come un pesce nel mare. È entusiasmante, sperimentale, nuovo e posso assicurare che sono rari i produttori falsi e in genere sono proprio quelli che sgomitano per accedere al più presto nell’altro mondo. 

“Grande è la fortuna di colui che possiede una buona bottiglia, un buon libro, un buon amico” sosteneva Molière 
Mario è un uomo fortunato? 
Sì, sono molto fortunato. Ho amici, libri e vino. 
Vino: ne ho e ne ho avuto. Ricordo che avevo sei bottiglie di Sassicaia del 1978. Uno dei più famosi enotecari d’Italia a Milano mi offrì una fortuna per comprarle, poiché il marchese Incisa della Rocchetta e Piero Antinori non ne assegnavano più di 6 per ciascun indirizzo commerciale. Allora erano 2 mesi del mio stipendio da operaio. Non le ho mai vendute e le ho bevute una per volta nel corso di 25 anni. Amici: un buon amico ce l’hanno tutti e si chiama angelo custode. Non si vede, ma c’è. Ne avverto la presenza, quindi sono fortunato. Libri: ho un buon libro, una lettura diversa al giorno per ogni giorno dell’anno. E’ reperibile ovunque anche sul web. È il Vangelo che si usa per le sante Messe quotidiane, un compendio dei quattro vangeli più antichi, trasmessi per via orale per una settantina d’anni, poi trascritti in greco dai quattro apostoli. Ne sono stati scritti anche altri, diffusi nei primi secoli di vita della comunità cristiana, ma sono andati persi o sono stati secretati negli archivi segreti del Vaticano.

“Una bottiglia di vino contiene più filosofia che tutti i libri del mondo” dichiarava il chimico Louis Pasteur 
Qual è la bottiglia con dentro tutta la tua filosofia di vita? 
La bottiglia di Spanna dei Cinque Castelli del 1947 di Antonio Vallana & Figlio (Bernardo) che ho trovato a 16 anni liberando dal fango la cucina dell’appartamento di una simpatica vecchietta dopo l’alluvione di Vallemosso nel 1968. L’abbiamo pulita e stappata la sera in quattro con un po’ di formaggio e di salame e abbiamo cantato per tutta la notte. 

“L’età è solo un numero. È del tutto irrilevante a meno che, naturalmente, non vi capiti di essere una bottiglia di vino” recitava Joan Collins 
Il tempo scorre inesorabile. Cosa vedi nel tuo futuro? 
La Sardegna. Mi ha fatto da madre nel periodo più duro della mia vita, quando cercavo una ragione per vivere e me l’ha offerta a braccia aperte. Ricordo che un amico un giorno mi disse “Se mi dici un motivo per cui la tua vita è finita io te ne trovo diecimila per dirti che invece è appena cominciata”.

Non tutti sanno che…
Che sono già nonno!


                                          








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