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2018, il vinitaly che verrà





A Verona chiudono i cancelli dell’ulitima edizione del Vinitaly 2017 e già tutti pensano all’anno che verrà.
Rilevante quest’anno è stata la presenza degli ospiti stranieri e dei numerosi buyers. La loro attenzione è stata finalizzata senza dubbio alla qualità del vino da acquistare più che alla quantità e al suo prezzo.

La tendenza del mercato mondiale, è ormai un dato oggettivo, è rivolta al mondo del vino biologico e biodinamico. È di moda il modo di produrre vino. Quello che conta oggi è senza dubbio la modalità della produzione concentrata sulla ecosostenibilità, protezione e difesa del pianeta con attenzione particolare alla tendenza consolidata della sana e buona alimentazione e con la consapevolezza e riconoscimento che è la natura da sempre colei che decide per noi e non l’uomo per lei.

Alla luce di questo orientamento per il Vinitaly che verrà mi auspico che il settore dedicato al vino "naturale" abbia una accoglienza meno spartana, più comoda e “sostenibile” soprattutto per coloro che vogliono con impegno e concentrazione assaggiare o degustare vini che hanno bisogno di una analisi sensoriale più attenta ed esclusiva.

Così come oggi è strutturato e pianificato, lo spazio dedicato a questo comparto non rende merito al vino che rappresenta: troppo scomodo e poco vivibile.
Per questo motivo sottolineo che il “pollaio superintensivo” destinato agli assaggi e alle visite è decisamente da migliorare se non da rivedere totalmente.

Mi aspetto per il 2018 : stand adeguati a misura d’uomo e non similgabbie per volatili, sedie comode e non trespoli di fortuna vacillanti, tavoli da esposizione più ampi e non piani di appoggio inesistenti e infine visibilità più ampia.

Con la speranza di ritrovare un vivit vivibile per tutti, aspetteremo le nuove annate, le nuove tendenze, novità e progressi per il vinitaly che verrà, 2018.



#vivitvivibile   #vivitsostenibile





Antica Enotria: Luigi Di Tuccio, il respiro della terra



Terra Mia: Da sempre l’uomo e il vino hanno avuto storie parallele ma negli ultimi anni fare il vignaiolo è divenuto un mestiere d'arte.
La nuova consapevolezza del rispetto per la natura e la tutela dell’ambiente impongono al produttore obblighi etici e morali. Oggi più che mai rispettare il ciclo di un ecosistema vitale tra vigna, uomo e territorio significa fare vino secondo natura ed essere custodi di un territorio. Fare vino è un lavoro di passione, sacrificio e attesa. 
Ecco alcuni esempi di produttori di sogni e di vino vicino a me per luoghi e radici.

Antica Enotria, la organic wines farm, come ama definire la sua azienda Luigi, è stata una delle primissime aziende pugliesi a regime biologico. Fondata dal padre Raffaele, l'attività ha sede nella settecentesca masseria "Contessa Staffa". Quello che conta per Luigi Di Tuccio e sua moglie Valentina è il "respiro" della terra che rispettano e coltivano come scelta di vita e non come strategia di marketing. Il vino e le conserve esportati in tutto il mondo sono un punto di arrivo della migliore agricoltura fino ad ora realizzata nella piana del Tavoliere.
 



Viticoltori si nasce o si diventa? E come nasce il desiderio di coltivare un vigneto?
Non importa se ci nasci o se lo diventi, la viticoltura è passione e amore per la terra e per il vino. Solo quell’amore ti dà la forza di lavorare in vigna in tutte le stagioni, di rischiare il raccolto per un’annata storta e ripartire da zero, quella è la passione che ti riempie il cuore quando vedi il tuo lavoro diventare un buon vino.


Descrivici in tre righe il tuo terroir e la tua filosofia di produzione.
Il nostro è un terroir sorprendente per la freschezza e la sapidità che riesce a conferire ai nostri vini, tesi, snelli ma profondi, persistenti ed eleganti. La nostra filosofia gira tutta attorno ad un concetto: il rispetto che dà equilibrio e armonia. Rispetto del terroir, del vitigno, della natura, dei tempi che la natura ci chiede, dei nostri collaboratori e dei nostri vicini.


Dove sei più felice, in un vigneto o in una cantina? 
In vigna, nella nostra vigna bio, dove regna l’armonia della natura.


Qual è ad oggi il tuo traguardo più grande? 
La sana ambizione di chi è abituato a lavorare sodo mi farebbe rispondere che è quello che devo ancora raggiungere, ma in verità una cosa che mi rende proprio felice: è vedere la soddisfazione e la tranquillità di mio padre che guarda crescere questa azienda dopo anni di duri sacrifici.


Come ti piacerebbe definissero il tuo vino: artigianale, naturale, biologico, vino vero o.. ?
Mi basta che svuotino il calice e dicano che è molto buono, il resto lo garantisco io.


Con quale varietà d’uva non coltivata da te al momento ti piacerebbe misurarti? E quale varietà secondo te è immeritatamente ignorata? 
Mi piace da impazzire il Pinot Nero ma noi lavoriamo con Nero di Troia, Negroamaro, Primitivo, Aglianico Sangiovese, Montepulciano, Fiano e Falanghina e direi che basta cosi!


Oltre il vino le conserve e l'olio. Un'azienda agricola a tutto tondo come la tua che difficoltà ha in più di una che produce solo vino? 
La difficoltà più grande sta nelle diverse stagionalità dei vari prodotti. Non abbiamo solo la vendemmia in autunno, ma l’olio in inverno, i carciofi in primavera, i pomodori in estate per cui siamo sempre al lavoro.


Che rapporto hai con gli altri produttori del tuo territorio? Esiste una squadra e un interesse comune? 
Il rapporto con i colleghi è ottimo, nel segno del rispetto e della reciproca collaborazione. Il tempo per incontraci è sempre molto limitato per via del lavoro, il nostro impegno comune è programmare e provare a fare di più per promuovere la nostra terra insieme.


Come influisce il tuo lavoro sulla tua vita privata? I tuoi affetti e la tua famiglia sono fieri di te o ti avrebbero voluto “un colletto bianco” con orari di lavoro prestabiliti e senza stagionalità?
Sono felicissimi come me!



Si diventa vecchi ma mai quanto una vigna, che ci sopravvive. Dove ti trovo tra 20 anni?
Scherzando direi: alle Maldive a gestire un bar, come i più sognano, ma dico: nella mia vigna, sicuro!






Podere 29: Giuseppe Marrano, la mia vigna al centro del mondo




Terra Mia: Da sempre l’uomo e il vino hanno avuto storie parallele ma negli ultimi anni fare il vignaiolo è divenuto un mestiere d'arte.
La nuova consapevolezza del rispetto per la natura e la tutela dell’ambiente impongono al produttore obblighi etici e morali. Oggi più che mai rispettare il ciclo di un ecosistema vitale tra vigna, uomo e territorio significa fare vino secondo natura ed essere custodi di un territorio. Fare vino è un lavoro di passione, sacrificio e attesa. 
Ecco alcuni esempi di produttori di sogni e di vino vicino a me per luoghi e radici.

Podere 29. Giuseppe Marrano. Gelso d’oro - La vigna, l’uomo, il vino.
Il triangolo perfetto tra il cielo, il mare e la terra della Daunia nel tavoliere a nord della Puglia. Giuseppe, l'anima del Podere, quando è a casa vive tra le sue vigne e crede fermamente che quei luoghi siano il centro del mondo che gira tutto l’anno per raccontare della sua terra e dell suo vino. 




Viticoltori si nasce o si diventa? E come nasce il desiderio di coltivare un vigneto?
Nel mio caso si diventa ma forse era nel mio destino. Da piccolo volevo fare il meccanico e lavorare nel mondo delle automobili, passione che ancora oggi mi travolge ma in modo diverso. La vigna è un qualcosa che ti seduce, ti ammalia con i suoi tempi e i suoi colori fino a che non ti fa suo ed è semplicemente amore.


Descrivici in tre righe il tuo terroir e la tua filosofia di produzione 
La ferma convinzione che l’agricoltore si deve trasformare da semplice produttore a custode del proprio territorio. Regime biologico con un occhio attento alla biodinamica vera risorsa per gli anni che verranno.


Dove sei più felice, in un vigneto o in una cantina? 
Sicuramente nel mio vigneto. Passeggiare la sera tra i filari dopo una giornata pesante e vedere con i propri occhi il ritmo della natura è un qualcosa a cui non potrei mai rinunciare.


Qual è ad oggi il tuo traguardo più grande? 
Quello che ancora deve arrivare.
Siamo una realtà giovane in continua crescita. Girare il mondo e far conoscere il Nero di Troia è senza dubbio il mio obiettivo piu’ grande.


Come ti piacerebbe definissero il tuo vino: artigianale, naturale, biologico, vino vero o..?
Un autentico prodotto della terra. Ci si dimentica spesso che tutto ha origine dalla terra. Mi piace consigliare a tutti i nostri clienti di venire a fare una visita non in cantina ma in vigna, il vero cuore pulsante di tutto.


Con quale varietà d’uva non coltivata da te al momento ti piacerebbe misurarti? E quale varietà secondo te è immeritatamente ignorata?
Al momento sono concentrato esclusivamente sul Nero di Troia ed il Fiano Minutolo due vitigni che non hanno ancora raggiunto i palcoscenici che meriterebbero e che per certi versi sono ancora troppo spesso ignorati.


Che rapporto hai con gli altri produttori del tuo territorio? Esiste una squadra e un interesse comune? 
C’è un rapporto di stima professionale e per certi versi di riconoscenza per chi ha iniziato prima di noi un percorso di conoscenza e valorizzazione del territorio.


Come influisce il tuo lavoro sulla tua vita privata? I tuoi affetti e la tua famiglia sono fieri di te o ti avrebbero voluto “un colletto bianco” con orari di lavoro prestabiliti e senza stagionalità? 
Sicuramente posso dire di non avere una vita noiosa. Tutto è scandito dai tempi della vigna che rappresenta una sorta di orologio sacro. Un giorno sono in azienda a Tressanti e due giorni dopo sono a Taiwan a presentare i miei vini. In tutto questo la mia famiglia mi appoggia a pieno e mi sostiene.


Si diventa vecchi ma mai quanto una vigna, che ci sopravvive. Dove ti trovo tra 20 anni? 
Tra 20 anni mi troverai sempre innamorato delle mie vigne della mia azienda e dei miei vini, un giorno a potare e l’altro a promuovere l’oro che questa splendida terra mi dona ogni anno.





Pietro Macellaro, il pasticcere "agricolo"





La voce ferma, decisa e sicura che sento al telefono è quella di un uomo del sud, che ha lavorato, pensato e innovato. Mi giunge dalla Valle dell'Angelo, nel cuore del Cilento e ai piedi del monte Cervati.
Qui, nel cuore del Parco vive Pietro Macellaro. Per andare al lavoro nella sua azienda agricola, Pietro percorre strade impervie e difficili, a tratti rugose, disegnate tra filari di vite, campi coltivati a verdura e profumi di erbe aromatiche.

Non si corre, non ci affanna dietro treni e autobus in corsa ma si respira l'aria pulita e tersa dei boschi in questa terra dove pare sia nato tutto, il bello e il brutto, il male e il bene. Terra illusa di emigranti, baroni e briganti.
Si può essere pasticcieri in questo angolo di paradiso dimenticato dagli uomini? Pietro ci sta provando e i risultati gli danno ragione: è proprio, tra queste colline incontaminate, che nasce la filosofia della produzione e trasformazione dolciaria, il nuovo concept dell'arte bianca: la "Pasticceria agricola".

Qui la figura professionale del maître patissier che reperiva la materia prima presso normali operatori commerciali, viene sostituita dal "pasticciere agricolo" che coltiva e produce le sue materie prime nei quattro ettari di famiglia.

"Ecco il segreto che ha preservato la natura integra del territorio del parco del Cilento", racconta Pietro, "l'isolamento è la nostra forza e qui, a "centimetri zero", c'è la dispensa biocertificata dalla quale attingo frutta, latte burro e ispirazione".

Diplomato alla Boscolo Etoile Academy, Macellaro rientra nel Cilento, deciso ad ascoltare la "voce del territorio" perché sente che la sua terra ha bisogno di lui e lui ha sognato il ritorno nella sua terra.
Sinergia, simbiosi, scambio. Nasce l'amore e solo questo lo porterà al successo e alle tre torte della rivista Gambero Rosso, la massima onorificenza per un pasticciere.

Il futuro del giovane pasticciere cilentano? Continuare la sua arte, affinare e raffinare il percorso oggi cominciato perché, come ci ricorda, "la pasticceria perfetta è quella semplice, naturale che ti fa riscoprire un gusto non artefatto, senza grassi idrogenata, aromi di sintesi, conservanti e chimica."

Pochi ingredienti ma di grande qualità, dunque, per una pasticceria che resiste alle mode d'oltreoceano tutte apparenza e con poca sostanza.
Non ci resta che assaggiare e gustare ma soprattuto ascoltare, come suggerisce Pietro, il suo Cilento.




(foto: sito web "Pietro Macellaro")


Vintage Collection Satèn 2020: l’arte della Franciacorta firmata Ca’ del Bosco

La Cantina e la Storia Ca’ del Bosco è uno dei simboli della Franciacorta e dell’enologia italiana. Fondata negli anni ’60 da Annamaria Cle...