tag:blogger.com,1999:blog-74992346272565011622024-03-13T06:26:44.668-07:00Ritratti di gusto Food & Wine on the goTonia Papagnohttp://www.blogger.com/profile/12509628346813049259noreply@blogger.comBlogger108125tag:blogger.com,1999:blog-7499234627256501162.post-79988665026016497202023-07-13T09:29:00.006-07:002023-07-15T05:38:46.040-07:00 Vino e Innovazione Tecnologica <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiiM3Ul2qb7jVSnydE9B91hO2QWMeDIgo24PS9tcGBMnUnvQ4BN8Q2yhR7qdEhulkxg0XLlS-MJfcC6uxGEaHA9gZGYC16ezFws4meZwZhMmiDxeJ-aCyJcFv0LkqI16zmzS0x2hz95ueQbQL6BrL4JNBvWq7Lj8XBveRPyEoFDjrvgsZTrO0HFCF0tVJRn/s1400/JO-Education-ministero-innovazione-tecnologica-sito.jpg.webp" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="760" data-original-width="1400" height="348" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiiM3Ul2qb7jVSnydE9B91hO2QWMeDIgo24PS9tcGBMnUnvQ4BN8Q2yhR7qdEhulkxg0XLlS-MJfcC6uxGEaHA9gZGYC16ezFws4meZwZhMmiDxeJ-aCyJcFv0LkqI16zmzS0x2hz95ueQbQL6BrL4JNBvWq7Lj8XBveRPyEoFDjrvgsZTrO0HFCF0tVJRn/w640-h348/JO-Education-ministero-innovazione-tecnologica-sito.jpg.webp" width="640" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><i>La tecnologia non tiene lontano l'uomo dai grandi problemi della natura, ma lo costringe a studiarli più approfonditamente. (A. de Saint-Exupéry) </i></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div>Ormai lo sappiamo: il mondo viaggia alla velocità di un <b>click</b> e l’innovazione tecnologica sta rivoluzionando il futuro di tutte le imprese compresa quella del vino. </div><div><br /></div><div>Anche se <b>click e natura</b> non vanno di pari passo, l’avanzamento delle nuove tecnologie apre nuove frontiere sia per i vignaioli che per i consumatori, cambiando il modo in cui il vino viene prodotto, analizzato e apprezzato.
L’innovazione tecnologica viene utilizzata nelle varie fasi della produzione vinicola dalla coltivazione delle viti alla produzione e alla commercializzazione. </div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div><br /></div><div><b>In vigna </b></div><div>Sensori e droni (vedi foto delle vigne della Cantina Strappelli nelle Colline Teramane) monitorano lo stato di salute delle piante e ipotizzano previsioni, ottimizzando la gestione delle vigne. </div><div><br /></div><div><b>In cantina</b></div><div>
In cantina si analizzano e si controllano i dati dalla temperatura, all'ossigeno e altri fattori critici, dalla fermentazione all’imbottigliamento per ottenere maggiore precisione e qualità nel prodotto finale. </div><div><br /></div><div><b>In distribuzione </b></div><div>L'innovazione tecnologica viene usata per migliorare l’esperienza dei consumatori. Piattaforme online, app e strumenti digitali forniscono informazioni dettagliate sui vini consentendo ai fruitori di prendere decisioni più informate sull'acquisto di vini. </div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj60gINSaYdnMjLzuA1El_rucFjk1-EVQIL5lH7YQa_GWLwJHmf4DXHW9C6-MAYxjm2Vg-uZURYR-jxMQqOeWZ74HcYoJJm7LGKtH2ImgToFDIOCvXIJ76efX_mruF42T9QnhO0xAybvPJD77YJLah7CuKWfMyPUDYiypk0O3Oe2YCPOIA94EetMtO1BsuV/s4032/IMG_1896%20(1).JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="4032" data-original-width="3024" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj60gINSaYdnMjLzuA1El_rucFjk1-EVQIL5lH7YQa_GWLwJHmf4DXHW9C6-MAYxjm2Vg-uZURYR-jxMQqOeWZ74HcYoJJm7LGKtH2ImgToFDIOCvXIJ76efX_mruF42T9QnhO0xAybvPJD77YJLah7CuKWfMyPUDYiypk0O3Oe2YCPOIA94EetMtO1BsuV/w480-h640/IMG_1896%20(1).JPG" width="480" /></a></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;">Vigne Cantina Strappelli</span></div><div style="text-align: center;"><br /></div><div>Lo stimolo e il fascino delle nuove tecnologie riguardano soprattutto il mondo della comunicazione e, come tutti sanno, lo strumento più usato a sostegno dell’informazione dei prodotti in commercio è il noto QR code. </div><div><br /></div><div>Il <b>QR code </b>(nato in Giappone 25 anni fa per superare i limiti della lettura del codice a barre) ci consente di leggere, come per l'etichetta, tutte le indicazioni di un prodotto (fornendo anche la tracciabilità di un alimento). È un simbolo che restituisce, ogni qualvolta viene inquadrato da una fotocamera, dati e informazioni per il consumatore. </div><div><br /></div><div>Tra le più svariate varianti e variabili del QR code, tempo fa, mi sono imbattuta in una tecnologica <b>etichetta digitale vocale multilingua</b>. </div><div>Consiste in una semplice<b> interazione</b> tra il consumatore e la bottiglia di vino.
Scansionando il QR code sull'etichetta del vino e si accede a un'interfaccia che offre una varietà di contenuti multimediali.
Attraverso le etichette digitali vocali i consumatori possono<b> ascoltare</b> (invece che leggere) nella lingua desiderata, descrizioni dettagliate del vino fornite dal produttore, dall'enologo o da esperti di settore. Le descrizioni vocali possono coprire una serie di argomenti, come l'origine del vino, le caratteristiche organolettiche, le note di degustazione, le tecniche di vinificazione e gli abbinamenti consigliati. Questa modalità di comunicazione <b>audio</b> fornisce un'esperienza più coinvolgente rispetto alla semplice lettura delle informazioni sull'etichetta (inoltre la tecnologia avanzata del QR code permette di avere contenuti multimediali aggiuntivi)</div><div>L'<b>ascolto </b>dell'etichetta può essere un'opzione interessante per comunicare con i consumatori, specialmente per le aziende che esportano i propri vini. Questo approccio offre un modo <b>immediato</b> di informare senza la necessità di traduttori digitali online, semplificando la comprensione delle informazioni per un pubblico internazionale. (www.codetells.it)</div><div><br /></div><div><i>Una ricerca sulla frontiera del <b>marketing sensoriale </b>(o neuro marketing che fa leva su emozioni e sentimenti) cita che il 95% delle decisioni di consumo viene influenzato da processi che coinvolgono l’inconscio e sono di tipo irrazionale. I diversi stimoli vengono scannerizzati dal nostro cervello che riesce a fare associazioni con musiche o immagini collegandoli a determinate sensazioni o emozioni felici della nostra vita.
Principalmente ci si avvale, nei media, del suono e della vista ma non si sa mai che le nuove frontiere ci riservano trasmissioni di gusto e olfatto non solo immaginario. </i></div><div><i>Siamo pronti a tutto</i>. </div><div><br /></div><div><br /></div><div>Tuttavia mi piace pensare che la tecnologia è solo un <b>supporto</b> per preservare e conservare la tradizione e l'arte della produzione vitivinicola e che questo legame tra la <b>passione</b> umana e l'innovazione tecnologica sia solo un potenziamento del futuro del mondo del vino. </div><div><br /></div><div><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh9jcyB2-u6tNx9jLAoswaIZn5qZ14-4VmL4ZOQ3VD979czgBKQIdBkb3g5zPXu9OC9S6ijMabGUX8p9o2ziX5Cb4p7fImMd-bQ4Vf_8ze6baUNXBPgzy7yKc29oB_HJgxxsPU5QTL_jvI9njYiuPniF0YnhEWTOrhirnmHseClDz3MXM50XnyWX6bW3czk/s1920/Immagini-articolo-01.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1080" data-original-width="1920" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh9jcyB2-u6tNx9jLAoswaIZn5qZ14-4VmL4ZOQ3VD979czgBKQIdBkb3g5zPXu9OC9S6ijMabGUX8p9o2ziX5Cb4p7fImMd-bQ4Vf_8ze6baUNXBPgzy7yKc29oB_HJgxxsPU5QTL_jvI9njYiuPniF0YnhEWTOrhirnmHseClDz3MXM50XnyWX6bW3czk/w640-h360/Immagini-articolo-01.jpg" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;">Foto: Cantina Strappelli </span></td></tr></tbody></table><br /><div style="text-align: center;"><br /></div><div><br /></div><div><span style="font-size: x-small;">Credits foto copertina: </span></div><div><span style="font-size: small;">https://joeducation.eu/it/</span></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div>Tonia Papagnohttp://www.blogger.com/profile/12509628346813049259noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7499234627256501162.post-7465118201154217812023-05-20T23:25:00.000-07:002023-05-20T23:25:33.282-07:00Vino e Pregiudizio<div><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEggy5wpWIZKdkqT1i1G30MDJJUUYPUwqr-IWKSzWCExQ57TFBZLTFKaSnkR-WiNPmNfUXS4ajEEjPUZGfKWnrXsMbGiPvPKRlYJ45k80mJl8NKyTn8CrQLKEvmdp76y9Rch84LtF81T8J6hhWV64yWtQU32Ks5bPQC79QSGM1MLmBTygBNvaPFAOQVeBw/s1173/89429233-0b6b-4152-8d2c-480313a300a4.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1173" data-original-width="977" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEggy5wpWIZKdkqT1i1G30MDJJUUYPUwqr-IWKSzWCExQ57TFBZLTFKaSnkR-WiNPmNfUXS4ajEEjPUZGfKWnrXsMbGiPvPKRlYJ45k80mJl8NKyTn8CrQLKEvmdp76y9Rch84LtF81T8J6hhWV64yWtQU32Ks5bPQC79QSGM1MLmBTygBNvaPFAOQVeBw/w534-h640/89429233-0b6b-4152-8d2c-480313a300a4.jpg" width="534" /></a></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div>di <b>Daniel Barbagallo </b><div><br /></div><div><div>
<p class="MsoNormal">Sono rare le occasioni in cui la ragione mi trattiene e
quasi sempre seguo l’istinto. Spesso questa mia attitudine mi ha fatto incorrere
in pregiudizi e grandi errori ma, col senno di poi, mi sono reso conto che se
ci avessi ragionato meglio la conclusione (che non sarebbe poi cambiata)
sarebbe arrivata prima del tempo. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Il risultato è che i pensieri e le emozioni (che non sono
così differenti) hanno solo due velocità diverse. Una arriva prima e l’altra
poco dopo. </p><p class="MsoNormal">Gli sbagli sono macigni da portarsi quindi tanto vale
prenderne coscienza subito e non pensarci più.</p><p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Mi spiego meglio con un esempio:<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal"><b>Clos De Lambrais</b>
è un Gran cru di Morey-Saint-Denis, un monopole, ovvero di esclusiva proprietà
di un domaine. È un vino che in più di una annata mi ha regalato grandi
esperienze che si sono trasformate in bellissimi ricordi ma questa volta è
successo qualcosa che mi ha fatto perdere di vista l’unica cosa vera e importante:
il <b>qua e ora</b> e cioè <i>il vino nel calice nel momento in cui lo</i>
<i>bevo</i>! </p><p class="MsoNormal">Una settimana fa un amico ha
portato questa interessante bottiglia: un piccolo bagnami di quello che cerco
in un vino: grazia, leggiadria, grande presenza e personalità.</p><p class="MsoNormal">Piccoli frutti di bosco maturi, una bellissima parte fumosa
e balsamica unite a una vibrante mineralità. Doveva bastarmi per soddisfare le
mie pulsioni ma poi i ragionamenti sono arrivati, come fanno sempre, a
disordinare il mio cervello e le mie logiche. <i>Però è un 2010 ed è troppo pronto. Però è un 2010 ed è poco grintoso. Però
è un 2010 e non mi dà l’idea di avere ancora lunga vita.</i></p><p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Mentre il suo ventaglio aromatico mi rapiva, le domande aumentavano
e la cosa mi faceva pensare e arrabbiare nello stesso tempo. Il sorso, a tratti
poetico, stava in perfetta fusione con tutto il resto e il vino non aveva la necessità
di dimostrare nulla a nessuno proprio come tutte quelle cose che non hanno
bisogno di essere forti per esser forti. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Le <b>aspettative</b>
sono il male assoluto perché spostano il punto di partenza e di vista da reale
a personale. Questo vale per persone, amori e vino. Ho dovuto riflettere una
settimana su qualcosa per cui da riflettere non c’era nulla. Ho solo perso
tempo in paragoni e ragionamenti machiavellici perché il vino era eccezionale.
Punto. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Il resto è aria fritta. Quando qualcuno o qualcosa è <b>sicuro</b> di ciò che è se ne frega di come
lo percepisci tu. La sua più grande qualità era proprio questa coscienza di sé e
avrebbe dovuto bastarmi per farmi saltare sulla sedia. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">La scorsa settimana ho sbagliato, non succederà più.<o:p></o:p></p></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg0Dzl-fAsyT7TiSKaLlhSBKq0EMKJzUaVsTlOz25W_Lwlq5lLZNqEr31mSxuyv8QOQULHc5HPwzBQEwUK_i6kgJ2wkWas3K9rV8RzWJK4NK6xuMn25jOxUtnZZlikK-InrV4wAex5khT0iHKSHdQSoTLsGxqIysMHxpDGQ_Vi5-7jVw82Hl-ijC5vFjg/s957/PHOTO-2023-03-26-20-15-16.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="957" data-original-width="532" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg0Dzl-fAsyT7TiSKaLlhSBKq0EMKJzUaVsTlOz25W_Lwlq5lLZNqEr31mSxuyv8QOQULHc5HPwzBQEwUK_i6kgJ2wkWas3K9rV8RzWJK4NK6xuMn25jOxUtnZZlikK-InrV4wAex5khT0iHKSHdQSoTLsGxqIysMHxpDGQ_Vi5-7jVw82Hl-ijC5vFjg/w356-h640/PHOTO-2023-03-26-20-15-16.jpg" width="356" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">Daniel </div><br /><div><br /></div></div>Tonia Papagnohttp://www.blogger.com/profile/12509628346813049259noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7499234627256501162.post-84364159072341747222023-04-03T09:41:00.022-07:002023-04-03T12:19:23.347-07:00Wine Writers: Daniel Barbagallo, il mio segreto? Stupirmi davanti ad un calice di vino come fosse sempre il primo<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgx6N9es1WW6_hkU0jAKV4oRvUSc1vk-sT4vR0gkI7SRs9k5lOat2ssl0__-edcoa5vCCbCbsaFrGFNcwMGldX0sMnBSthYaTNA435Kv1sif57Yf9kReC-NuycOv6ow83pL0wYRyDUI9Oi-_MmjU5IGKuKvA_W4NWzCZo9ApWI4iViHz8JCM1sCRuCaGQ/s1125/IMG_2506.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="756" data-original-width="1125" height="430" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgx6N9es1WW6_hkU0jAKV4oRvUSc1vk-sT4vR0gkI7SRs9k5lOat2ssl0__-edcoa5vCCbCbsaFrGFNcwMGldX0sMnBSthYaTNA435Kv1sif57Yf9kReC-NuycOv6ow83pL0wYRyDUI9Oi-_MmjU5IGKuKvA_W4NWzCZo9ApWI4iViHz8JCM1sCRuCaGQ/w640-h430/IMG_2506.jpg" width="640" /></a></div><div style="text-align: center;"><br /></div><div><br /></div><div>Chi sono i più famosi wine writers italiani? Le penne più intriganti, appassionate, raffinate, rivoluzionarie o irriverenti si raccontano in una serie di interviste che svelano curiosità e aneddoti di vita quotidiana. </div><div><br /></div><div><br /></div><div><b>Daniel Barbagallo</b> nasce a Ginevra nel 1972 da madre emiliana e padre siciliano. Dal 1990 ha un lavoro stabile nell’industria manifatturiera tessile Made in Italy.
A 25 anni si avvicina al mondo del vino per un amore sconfinato per la materia. Dopo qualche anno da autodidatta frequenta i corsi <b>Ais</b> ma l’approccio al vino non lo soddisfa. La sua chiave di lettura e l’interpretazione delle produzioni e degli assaggi si discosta dai più classici punti di vista delle associazioni che si occupano di vino. Per questo motivo continua il suo percorso di formazione viaggiando e girando per cantine studiando la vita dei vignaioli e le loro produzioni. Tra i suoi numerosi viaggi quello in <b>Borgogna, </b>che frequenta da<b> oltre 20 anni </b>con costanza e assiduità,<b> </b>diventando fondamentale e illuminante per la sua formazione. La sua passione per la scrittura è il paspartout per redazione di Intravino, il blog di<b> Antonio Tomacelli</b>. Qui, in accordo con l’editore, inizia una serie di pubblicazioni delle sue esperienze e dei singolari assaggi tanto da annoverarlo tra i più eclettici, versatili e poliedrici wine writers della redazione.
Offre regolarmente la sua penna al blog <b>Ritratti di gusto</b> dove scrive singolari aneddoti sul vino e storie di vita. </div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><i>“Potresti vivere in un paesino sconosciuto, ma se hai grandi idee, il mondo verrà a trovarti!” (M. Murat Ildan) </i></div><div><b>Da Ginevra ad un piccolo centro dell’Emilia Romagna. Diventare adulti, costruire una vita e realizzare sogni è stato più difficile che vivere in città? Fai parte della filiera del Made in Italy. Questo ti rende orgoglioso e responsabile? </b></div><div><div>Il luogo in cui sono cresciuto non ha influito alla mia formazione, d'altronde avevo solo tre anni quando i miei genitori sono tornati in Italia, mi sento emiliano, modenese e spilambertese fino al midollo. Amo l'<b>Emilia</b> perchè è una terra divisa tra duro lavoro e gioia di vivere.</div><div>L'attività dell’azienda di famiglia mi ha dato quel rigore e quella costanza che non ho nei miei geni. Il mio è un settore in cui vai avanti solo se rispetti tassativamente gli impegni perché i tempi sono sempre ristretti e ed io, lavorando all’ultimo anello della catena produttiva, mi sobbarco spesso i ritardi di tutti. Quando, ad esempio, ci sono sfilate di moda e appuntamenti importanti c'è tensione constante per la tempistica. Non si può sbagliare nè rinviare mansioni perché si pregiudica tutto il lavoro anche dell'anno a venire. Purtroppo il <b>Made in Italy </b>non è sufficientemente tutelato (compreso le contraffazioni) e siamo in concorrenza con i paesi come Cina, India, Vietman etc. che hanno manodopera a basso costo e qualità dei prodotti decisamente inferiori.</div><div><p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p></div><div><br /></div></div><div><br /></div><div><i>Per avere successo, lavora sodo, non mollare mai e soprattutto coltiva una magnifica ossessione. (Walt Disney) </i></div><div><b>Essere soddisfatti della propria vita è motivo di sicuro successo personale. La tua magnifica ossessione per il vino ha contribuito a raggiungere i tuoi obiettivi? Come ci sei capitato in questo mondo singolare?</b> </div><div><div>Più che farmi raggiungere obbiettivi ha contribuito a farmi diventare ciò che sono. Questa magnifica ossessione (che io definisco più un amore) mi ha stravolto la vita diventando una vera e propria lente con cui guardo ogni cosa. Ad esempio, quando conosco una persona (che mi interessa) mi chiedo: <i>che vino è? </i>E’ mia convinzione che nulla <b>assomiglia</b> più agli uomini del vino. Ci sono quelli di <i>grande impatto</i> che dopo poco si spengono, quelli più <i>introversi</i> ai quali devi dare tempo per mostrare la loro bellezza, gli<i> esuberanti</i> che mantengono le promesse e quelli su cui occorre investire perché senti che comunque qualcosa alla fine ti regalano. </div><div>Sono capitato in questo magnifico mondo per caso, poco prima dei venticinque anni un sabato pomeriggio, con un amico a cui avevano regalato una bottiglia di vino. Non a caso un <b>Pinot Nero</b>. Ricordo come fosse ieri che, sentendo quei profumi nel calice, mi sono ritrovato di fronte ad alcune cose di cui non avevo conoscenza. Fino ad allora i miei unici vini erano: <b>Lambrusco</b> e<b> Chianti </b>nel fiasco, uno fermo e uno frizzante. Fu una folgorazione, non ci capii molto ma fu una scoperta entusiasmante. Quella esperienza mi aprì un mondo nuovo. Cominciai ad avere la curiosità di provare altre bottiglie anche se non immaginavo assolutamente nemmeno la differenza che poteva esserci tra un Aglianico e un Nebbiolo. Il mio avvicinamento al vino in età così giovanile (quando non c’era la speculazione di oggi e le bottiglie dei grandi vini pregiato erano fruibili anche in diverse annate) mi ha permesso di fare una tale esperienza di crescita e conoscenza che oggi sarebbe impensabile realizzare. Ormai molte di queste bottiglie (Lafite, Romanèe-Conti, Conterno, Soldera) hanno prezzi proibitivi e sono spesso solo per facoltosi e benestanti. </div><div><br /></div></div><div><br /></div><div><i>“Nella comunicazione la cosa più importante è ascoltare ciò che non viene detto.” (P.F. Drucker) </i></div><div><b>Con il vino hai un rapporto empatico traducendo ogni assaggio tutto in interpretazioni e sentimenti. Cosa pensi quando ti accosti al calice? Sei in disaccordo con il mondo delle associazioni del vino. Perché credi che si possa fare a meno della didattica? Cosa consiglieresti a chi si avvicina al vino per la prima volta? </b></div><div>A questa domanda rispondo così: non sono in disaccordo con le associazioni del vino, ne riconosco l’importanza e la capacità formativa. Io stesso, dopo alcuni anni da autodidatta, ho sentito la necessità frequentare corsi per approfondire alcune tematiche e argomenti che da solo non avrei mai potuto imparare. Ma anche se la <b>didattica</b> è importante io, alla fine del mio percorso formativo, ho sentito che quella non era la mia unica dimensione e così ho preferito approfondire la mia conoscenza sul campo. Ad oggi ho un rapporto speciale con i vignaioli e la loro terra. Assaggiare poi il loro vino in cantina mi permette di avere un rapporto empatico con la materia (scevro da impostazioni scolastiche). Valutazioni, grafici e schemi e punteggi sono ben diversi che ascoltare storie di vita contadina, di tradizioni e ricette familiari per allevare la vite e preservare le tradizioni dei luoghi e del proprio lavoro. </div><div><div>Bevo per viaggiare, sognare e ricordare. Questo intreccio di sensazioni mi porta spesso a scrivere di vino. Non è l’amarena o la ciliegia o il pepe e la noce moscata che mi stravolge ma piuttosto la capacità del vino di farmi immaginare il luogo in cui nasce o capire il pensiero che ci sta dietro e dentro. </div><div>Per questo sono da sempre contrario a dare punteggi ai vini perché come dice il professor Keating ai suoi studenti nel film <i>L’attimo fuggente</i>:<i> </i>le emozioni non si possono rinchiudere in nessuno schema. Inoltre per quel che mi riguarda cerco di evitare le manifestazioni in cui si assaggiano cinquanta o cento vini in un giorno perché personalmente con il vino ho bisogno di creare un legame profondo cosa che non si può fare nel breve tempo degli assaggi veloci. Dunque davanti ad un calice mettetevi nelle condizioni di potervi sempre stupire perché è il più grande regalo che potete farvi. </div><div>Tornando alla domanda: a chiunque volesse avvicinarsi a questo singolare mondo del vino consiglierei prima di tutto di studiare almeno le basi di enologia ed enografia e poi di viaggiare e degustare ma mai rimanere<b> imprigionati</b> dagli schemi e dalla didattica. Negli assaggi come nella vita <b>dimenticare</b> è una cosa necessaria. </div></div><div><br /></div><div><i><br /></i></div><div><i>“Il vino, specialmente in Italia, è la poesia della terra.” (Mario Soldati) </i></div><div><b>Segno di un profondo cambiamento culturale ed economico è la proposta di legge: il vino sui banchi di scuola visto come parte della civiltà mediterranea che può dare lavoro ai giovani. Valutato come la porta più immediata al territorio e prima esperienza attraverso la quale il viaggiatore cerca un contatto con la cultura e le tradizioni del luogo, il legislatore lo inserisce nei programmi scolastici. È la svolta che gli addetti ai lavori inseguivano?</b> </div><div>Il vino è <b>cultura</b> e la cultura è patrimonio di tutti. Questa <i><b>proposta</b></i> la condivido appieno perché il vino, specie nel nostro paese, è storia (antica, medievale e contemporanea), geografia, scienze naturali, storia dell’arte, chimica, bioetica, filosofia, sociologia etc. Non esiste posto in Italia dove il vino non è vita e risorsa. Inserirlo tra le <b>materie scolastiche</b> da studiare è quasi doveroso. A parte le opportunità di lavoro (che sono innumerevoli) è la nostra ricchezza nazionale, il nostro bagaglio culturale da cui non si prescinde. Il <b>turismo</b>, una grande risorsa, mette in stretta relazione il viaggiatore con il territorio. Cibo e vino sono dunque canali di informazione di cultura e di tradizioni del nostro paese. Conoscere il vino, il vitigno del luogo, il suo sistema di allevamento, il metodo di produzione è <b>studio del territorio</b> e quindi esperienza culturale e di conoscenza di tutti coloro che visitano il nostro bel paese. E ricordo anche che nelle Langhe molto prima che queste raggiungessero una fama mondiale il vino e l’uva potevano essere utilizzati anche come moneta per pagare la dogana.</div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><i>“Le persone non fanno i viaggi, sono i viaggi che fanno le persone.” (John Steinbeck) </i></div><div><b>I tuoi numerosi viaggi annoverano la Francia tra tue preferenze. Ci spieghi come ha contribuito la Borgogna alla tua formazione? Qual è la differenza tra il lavoro dei vignaioli francesi e quello degli italiani? </b></div><div>La mia prima volta in <b>Borgogna</b> fu nel 2002. È inutile dire:
amore a prima vista (in quegli anni era più facile essere ricevuti nei Domaines
mentre oggi la richiesta è superiore alla capacità di accoglienza)</div><div>A mio avviso la più grande <b>differenza</b> che c’è tra l’Italia e
la Francia più che in termini qualitativi è in termini di storicità (la Francia
ha le sue denominazioni nate e consolidate molto prima delle nostre). Sappiamo inoltre
che sono più bravi di noi a fare sistema e in più le aziende il territorio, la
ristorazione e la ricezione sono più organizzate delle nostre ma è un gap che con
il passare degli anni diminuirà e noi saremo in grado di essere competitivi al
cento per cento. </div><div>La Borgogna ha contribuito in modo fondamentale alla mia
personale formazione enologica e anche a quella emotiva che
accompagna le degustazioni del vino. Quando
sono a <b>Beaune</b> vivo in uno stato di indefinito piacere nel quale mi sento in
vacanza e a casa nello stesso momento. Ho un feeling speciale con questa terra che
ancora oggi non smette di regalarmi esperienze da ricordare e raccontare. L’incontro
più singolare di questi miei viaggi in Borgogna è capitato al <b>Domaine Leroy.</b> La stessa
Madame Leroy in persona mi invitò ad una degustazione completa dei due
Domaine Leroy e d’Auvenay, a casa sua, ad un pranzo con portate in
abbinamento ai suoi vini. Questo evento rimarrà per sempre la mia più alta esperienza
gustativa ed emotiva e l'annovero tra le indimenticabili degustazioni della vita. Dopo quella giornata, che ha
visto nascere una grande simpatia personale tra me e Madame Leroy, non ha più mancato di riservarmi altri inviti di cui sono fiero
e grato.</div><div><p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p></div><div><br /></div><div><i><br /></i></div><div><i>“La vera amicizia consiste nel poter rivelare all’altro la verità del cuore.” (Papa Francesco) </i></div><div><b>Come ti descriverebbero i tuoi amici? </b></div><div>Che domandona! Prima di tutto mi ritengo un uomo <b>fortunato</b> perché ho tanti veri grandi amici su cui contare per qualsiasi cosa. Nella descrizione sono certo partirebbero dai miei difetti: rompiscatole, ansioso, irrequieto, accentratore e con la mania del controllo su tutto. Ma poi aggiungerebbero: generoso e sincero, coordinatore e organizzatore di eventi importanti, simpatico e soprattutto sempre presente. Il mio motto per l’amicizia è:<i> cerca persone eccezionali e ti accadranno cose eccezionali. </i> </div><div><div><p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p></div><div><br /></div></div><div><br /></div><div><i>“Chi rinuncia ai propri sogni è destinato a morire.” (Jim Morrison) </i></div><div><b>A cosa non potresti mai rinunciare? </b></div><div>Questa è facile: alla <b>bellezza</b>. La cerco in modo ossessivo nei paesaggi, nelle persone, nei vini e in tutti i momenti della mia vita. La ricerca della bellezza è il motore che mi spinge sempre in luoghi e situazioni nuove e senza questa continua indagine probabilmente non sarei ciò che sono. </div><div><br /></div><div><br /></div><div><i><br /></i></div><div><i>“Una bottiglia di vino contiene più filosofia che tutti i libri del mondo.” (Louis Pasteur) </i></div><div> <b>Qual è la bottiglia con dentro tutta la tua filosofia di vita?</b></div><div>Le bottiglie con dentro tutta la mia filosofia di vita non hanno una etichetta. Il miglior calice è quello che fa strada nei miei sentimenti. Spesso dico che sono il sommelier degli <b><i>stati d’animo</i></b>. Lo <b>Champagne</b> ad esempio è un vino perfetto per un appuntamento: mette allegria, accompagna un piacevole dopocena, è il vino perfetto per l’amore o per quelle serate in cui azzero la mente rilassandomi. Il <b>Nebbiolo</b> con il suo carattere caldo, forte ed avvolgente è il vino che più di tutti mi ricorda l’amicizia tanto è vero che il mio amico speciale (il mio cane) l’ho chiamato <i>Barolo</i>. Il<b> Bourgogne</b> è il vino perfetto per fare conoscenza. Mi regala un senso di libertà rendendo tutto più facile sia l’ascolto che il dialogo perché le sue infinite sfumature e le sue infinite evoluzioni mi offrono spunti per raccontare e sognare. Il <b>Lambrusco</b> (il mio vino del cuore) è quello in assoluto per fare festa, ideale per un pomeriggio in fuga da tutto o per una cena con gli amici condita da risate a crepapelle. Le sue bollicine mi regalano danno leggerezza e buon umore. Non potrei mai farne a meno. Il <b>Bordeaux</b> è il vino perfetto per progettare il futuro e per analizzare il presente. Per il suo lento incedere e le pause che necessitano per degustarlo è il vino unico per trasformare una sera in una notte magica. Il <b>Sangiovese</b> da parte sua è il vino che culla le mie malinconie e con cui mi piace accompagnare ricordi, persone e circostanze che meritano di riaffiorare alla coscienza con questa degna conclusione. Eccola tutta qui la mia filosofia sulla vita e sul vino. </div><div><b><br /></b></div><div><br /></div><div><br /></div><div><i>“Chi teme che tutto gli possa capitare vive come se tutto gli fosse capitato.” (Roberto Gervaso) </i></div><div><b>Qual è la cosa migliore che ti potrebbe capitare ora? </b></div><div>A parte ricevere una telefonata del notaio Morales dall’Argentina
che mi dice che uno zio, che non sapevo di avere, purtroppo è scomparso all’età
di 104 anni lasciandomi tutto il suo milionario patrimonio, credo che la cosa
migliore che mi potrebbe capitare è <b>non
sapere</b> <b>nulla</b> di ciò che mi
accadrà.</div><div><br /></div><div><br /></div><div><b>Non tutti sanno che…</b></div><div>A differenza di quello che la mia esuberanza può far
sembrare, sono una persona <b>timida</b> e molto riservata. E solo chi ha condiviso o chi
condivide un pezzo della mia strada lo sa molto bene. </div><div><p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p></div><div><br /></div><div><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhlGpbBQMfM6DoQ_W5QgFxpnvWic1jh_iWvZ0mgfdIWIC_kW0jnJ2f8kP1DDN-WrbR5ebUddIRqLTRq4w5jLlhdTjAdQOZMduEVpJuFhua9SYQL3P1118LItBwQWZtCCihoyOJj9nyFDFTEl_qkOgCWumoonLmZ0e9EAEdDgWb1A7HsQwAv-MvlUwoXfg/s1939/PHOTO-2023-03-26-20-16-23.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1939" data-original-width="1125" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhlGpbBQMfM6DoQ_W5QgFxpnvWic1jh_iWvZ0mgfdIWIC_kW0jnJ2f8kP1DDN-WrbR5ebUddIRqLTRq4w5jLlhdTjAdQOZMduEVpJuFhua9SYQL3P1118LItBwQWZtCCihoyOJj9nyFDFTEl_qkOgCWumoonLmZ0e9EAEdDgWb1A7HsQwAv-MvlUwoXfg/w372-h640/PHOTO-2023-03-26-20-16-23.jpg" width="372" /></a></div><br /><div style="text-align: center;"><br /></div><div><br /></div>Tonia Papagnohttp://www.blogger.com/profile/12509628346813049259noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7499234627256501162.post-42123173891622700752023-03-18T02:46:00.002-07:002023-03-18T06:14:23.075-07:00Wine Writers: Marco Sciarrini, la ricetta del successo è il coraggio della sincerità <div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhhR6L5Rd3iM92Tzh8vWJiF02x5H0PKwRvorN_WvMJHMe73j3Tuw1EcA3BsUyvq0bujf27OoIdhoEGnsZ0re243-8Pdo1pmVlQEznzNbBXBJ_8aFWjTnc09NwdM9YaOkneQg2pqscBNS5GzE_hwkCibRNBKQPsYhjoJK24MtgCBTo5XY1Ppz7Da3Jm_nw/s690/Foto%20marco%203.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="683" data-original-width="690" height="634" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhhR6L5Rd3iM92Tzh8vWJiF02x5H0PKwRvorN_WvMJHMe73j3Tuw1EcA3BsUyvq0bujf27OoIdhoEGnsZ0re243-8Pdo1pmVlQEznzNbBXBJ_8aFWjTnc09NwdM9YaOkneQg2pqscBNS5GzE_hwkCibRNBKQPsYhjoJK24MtgCBTo5XY1Ppz7Da3Jm_nw/w640-h634/Foto%20marco%203.jpg" width="640" /></a></div><br /><br /></div><div>Chi sono i più famosi wine writers italiani? Le penne più intriganti, appassionate, raffinate, rivoluzionarie o irriverenti si raccontano in una serie di interviste che svelano curiosità e aneddoti di vita quotidiana. </div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><b>Marco Sciarrini</b> è un writer enogastronomico, con una laurea in Management Pubbico e-Government, ed una vita spesa per l’<i>impegno pubblico</i> che lo ha portato a rivestire ruoli importanti per il settore <b>agricolo</b> nell’Amministrazione Pubblica. Scrive per <i>Cronache di Gusto</i> e collabora anche altre testate come Vinodabere.it, Gazzetta del Gusto, Cucina & Vini. Collabora con Guide di settore. È Sommelier, ed è anche <i>Giudice</i> <i>Internazionale</i> per i concorsi: Concours Mondial de Bruxelles e Grenaches Du Monde. Degustatore dell’unica guida Mondiale degli oli <i>Flos Olei</i> dedicata al mondo dell’extravergine e curata da Marco Oreggia. </div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><i>“La cosa più importante nella vita è scegliere una direzione, e dimenticare le altre.” (K. Gandhi)</i></div><div>
<b>Destinazione: mondo del vino. Quando hai capito che la tua direzione era questa? Come sei approdato a questo singolare lavoro?</b> </div><div>È stato quasi una conseguenza, infatti mi sono sempre occupato di vino per <b>lavoro</b> (anche se da un altro punto di vista: nell’Amministrazione Pubblica) dirigendo uffici con competenze sulla Internazionalizzazione dei Mercati OCM Vino e Prodotti Agroalimentari. In seguito l’amicizia con Fabrizio Carrera ha fatto il resto. </div><div><br /></div><div><br /></div><div><i>“Chi ha fretta di giudicare se ne pentirà presto.” (Publilio Siro) </i></div><div><b>Una vita da giurato: nelle tue esperienze annoveri spesso la tua partecipazioni a concorsi, selezioni e gare. Quali sono le competenze specifiche di un giurato nel mondo del vino. Lo studio della didattica è importante?</b> <b>Cosa ha il giurato serio e competente che gli altri esperti della materia non hanno? </b></div><div>Direi che deve avere la <i>neutralità </i>del giudizio, andare oltre quelle che sono le proprie preferenze, giudicando in modo terzo ed obiettivo la qualità del prodotto e la sua tipicità. Di sicuro la conoscenza della didattica aiuta a sviluppare in modo professionale il giudizio che si è chiamati ad esprimere, in particolare nei concorsi internazionali. Molto importante, anche per la crescita professionale, il confronto con colleghi stranieri che aiuta ad avere una visione più ampia. </div><div><br /></div><div><br /></div><div><i>“Il vino, specialmente in Italia, è la poesia della terra.” (Mario Soldati) </i></div><div><b>Siamo conosciuti come un paese di grandi vini rossi ma rivendichiamo sempre più con orgoglio una Italia del vino bianchista. Grandi e tantissimi sono i nostri vini bianchi fermi (e spumanti). Con la tua esperienza di comunicatore della materia e singolare globe-trotter cosa ne pensi in merito? Questa tipologia di vino ha bisogno di riscatto più che i nostri rosati? </b></div><div>In effetti i <i>rossi </i>hanno maggior lustro rispetto ai bianchi, ma devo constatare che anche i bianchi stanno avendo una loro rivincita. Personalmente ho una grande passione per quelli <b>invecchiati</b>, e credo che la cultura dei <b>bianchi </b>in Italia debba essere rivista, e meglio comunicata. Infatti molti, anzi direi moltissimi produttori ed anche consorzi, iniziano a valorizzare e comunicare come, anche i bianchi italiani, hanno una grande predisposizione alla longevità con qualche anno sulle <i>spalle</i>. Purtroppo dobbiamo osservare che a volte molte delle decisioni, di far affinare maggiormente in bottiglia e quindi ritardare la messa in commercio, vengono declinate dietro le continue richieste dei ristoratori. È pur vero che il vino deve essere venduto ma così nessuno potrà mai apprezzare le reali potenzialità di quel vino. Solo come esempio e non volendo far torto a nessuno citando etichette, pensiamo a qualche <b>Verdicchio</b> d’annata oppure qualche bianco dell’<b>Alto Adige</b>. Per i rosati abbiamo cominciato finalmente ad avere una produzione nazionale di una certa qualità e soprattutto di identità. Per quanto riguarda il vino rosato fino a poco tempo fa erano pochi i produttori che potevano competere sul mercato internazionale, ora l’asticella si è alzata. </div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><i>“Il vino è uno dei maggiori segni di civiltà nel mondo.” (Ernest Hemingway) </i></div><div><b>Produzione vinicola italiana: quale futuro ci aspetta e quali sono le difficoltà da superare tenendo conto della crisi energetica, conflitti mondiali, carenza di vetro e le diposizioni dell’OMS sui danni dell’alcol per la nostra salute. Ci sono attualmente zone di produzione che hanno la capacità di superare questi gap e di emergere?</b> </div><div>La situazione attuale, come tu ricordavi nella domanda, ha creato <i>un combinato disposto </i>(cit.) per il quale il produttore, oltre ad avere un problema di approvvigionamenti (che incide anche sul prezzo) si vede oltremodo <i>attaccato</i> dalle indicazioni dell’Oms sul vino, per non parlare dell’etichettatura dell’Irlanda (sulla segnalazione dei rischi per la salute). Tutto questo crea una minore domanda e quella esistente vira verso un vino non sempre di qualità. Questa contingenza ci ha colto un po’ di sorpresa e sarà necessario, in caso del prolungamento della situazione bellica, trovare alternative economiche di rifornimenti in giro per il mondo. Il superamento di questo gap potrebbe passare attraverso la <b>sostenibilità</b> che dovrebbe diventare il nuovo motore economico delle aziende produttrici. Ripongo molte speranze sui <b>giovani</b> e sul loro ruolo nell’ambito della sperimentazione e delle nuove tecnologie al servizio della viticoltura.</div><div><br /></div><div><br /></div><div><i>“Se esistesse una sola verità non si dipingerebbero cento tele diverse sullo stesso tema.” (Pablo Picasso)</i> </div><div><b>Quale è la tua verità sul giornalismo del vino? E’ vero che non esiste? Come si può migliorare questa comunicazione e come si può essere più trasparenti e obbiettivi possibili? </b></div><div>Prendo in prestito il titolo di un libro dello scrittore russo Peter Pomerantsev: <i>Niente è vero, tutto è</i> <i>possibile. </i>Il giornalismo del vino, così come quello generale, può migliorare solo attraverso la verità e l’onestà intellettuale, avevo (<i>avevamo</i>) un amico in comune che in questa categoria era un <b>Maestro</b>. A volte capita di dare giudizi su vini che sono poco <i>digeribili </i>al produttore, non capendo che quello che si sta fornendo è un consiglio per migliorare. Ecco a volte manca il coraggio della sincerità. </div><div><br /></div><div><br /></div><div><i>“La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla.” (Gabriel Garcia Marquez) </i></div><div><b>Qual è stato ad oggi il tuo giorno migliore?</b> </div><div>Il mio giorno migliore spero sia <b>domani</b>, ma se devo pensare a qualcosa di personale e passato è la nascita dei miei due figli. I miei giorni migliori sono tutti quelli che ti ricordano che la vita è bella e che va vissuta intensamente, tradotta in modo enoico: le belle bevute con gli amici. </div><div><br /></div><div><i><br /></i></div><div><i>“C’è chi viaggia per perdersi, c’è chi viaggia per trovarsi.” (G. Bufalino) </i></div><div><b>La tua vita è un continuo viaggio nel mondo del vino alla scoperta di novità e nuove esperienze. C’è viaggio in particolare che ti ha cambiato in modo significativo? </b></div><div>Sicuramente i miei soggiorni in <b>Francia</b> a contatto con una realtà che, a differenza dell’Italia, è meno autoreferenziale. Tutti sappiamo che abbiamo un gap temporale di conoscenza e commerciale del vino che non si può colmare in poco tempo. Molto del mio sapere deriva da lì. </div><div><br /></div><div><i><br /></i></div><div><i>“Una bottiglia di vino contiene più filosofia che tutti i libri del mondo.” (Louis Pasteur) </i></div><div><b>Qual è la bottiglia con dentro tutta la tua filosofia di vita? </b></div><div>Non ce ne è una in particolare, ma se devo scegliere cito più che la bottiglia due vitigni: <b>Schiava</b> e <i><b>Barbera</b>. </i>Qualcuno potrebbe obiettare<i>: ma con tutte le eccellenze italiane conosciute nel mondo (Barolo, Amarone, Brunello) come mai queste? </i>Queste sono due bottiglie che esprimono l’essenza della viticoltura italiana per <b>sincerità</b> del vitigno. Due espressioni di territorio diverse, ma vicine a quelle <i>realtà contadine</i> che rappresentano il quotidiano, e che più stimolano in me riflessioni che vanno oltre la degustazione. </div><div><br /></div><div><i><br /></i></div><div><i>“Il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni.” (E. Roosevlet)</i></div><div><b>Ho avuto il piacere di conoscerti in numerosi eventi e concorsi scoprendo un gentiluomo e un professionista con una capacità critica e obbiettiva fuori del comune. Hai ancora sogni da realizzare? Cosa vedi nel tuo futuro?</b> </div><div>Intanto vorrei ringraziarti per aver pensato a me per questa<i> intervista</i> e delle belle parole che sempre fanno piacere in particolare se vengono da qualcuno che stimo. Ho qualche sogno da realizzare, uno di questi tra non molto, ma che vorrei tenere ancora celato non fosse altro che per scaramanzia. Ma spero di svelarlo quanto prima. </div><div>Il futuro è molto legato all’argomento che in viticoltura è molto discusso, ed è il <b>cambiamento climatico</b>. Sarà necessario rivedere molte delle certezze che fino ad oggi hanno accompagnato i comportamenti in vigna ed in cantina, con una grande attenzione alla sostenibilità. </div><div><br /></div><div><br /></div><div><b>Non tutti sanno che… </b></div><div>Sono un appassionato di <b>calcio</b> ed anche giocato a buoni livelli, ma non dirò mai per quale squadra tifo, neanche sotto tortura, nel mondo del vino avvelenarti è un attimo!</div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjtz4VZOdECHu5KqNL2uqoMU1_wWNvYk86V4CY7hGMxLoY4QW2_gjeWnK4E5v3NoD65AgIJbGRlYTMf4Wj-j4GYKd8IdeKaczZWgo_yUG4qa4lmFVLpNKaGy3vv5vD8l5-8hBiW1JOrZ9OVmhGKGH3GHwQ61YxRMMi2RcAknofUtfp4KjUmtPn9lDpIHA/s1440/Foto%20Marco%205.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1440" data-original-width="1440" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjtz4VZOdECHu5KqNL2uqoMU1_wWNvYk86V4CY7hGMxLoY4QW2_gjeWnK4E5v3NoD65AgIJbGRlYTMf4Wj-j4GYKd8IdeKaczZWgo_yUG4qa4lmFVLpNKaGy3vv5vD8l5-8hBiW1JOrZ9OVmhGKGH3GHwQ61YxRMMi2RcAknofUtfp4KjUmtPn9lDpIHA/w640-h640/Foto%20Marco%205.jpg" width="640" /></a></div><br /><div style="text-align: center;"><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div>Tonia Papagnohttp://www.blogger.com/profile/12509628346813049259noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7499234627256501162.post-13273457044120605352023-03-12T04:56:00.002-07:002023-03-12T05:07:07.806-07:00Come ti conquisto l’aspirante sommelier <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEinuxed4kmwhDsOB9-6cZ-pZsTwGclz81xojhpwl-OWW2dS_2J0LfI-nigNUGeYMz1OnrRtm8hJP1SlqACxxkBjpJsqBpn7YJ7ZCfg0KRMguc4iNzQIrtql2jXaXD3OJJdIuRClWlp4NK5vyV7eW8PmKe25ehvBpFZcb24IfNHz4tGVplmIOB-Ag0_8Yg/s696/vino-degustazione-696x371.webp" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="371" data-original-width="696" height="342" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEinuxed4kmwhDsOB9-6cZ-pZsTwGclz81xojhpwl-OWW2dS_2J0LfI-nigNUGeYMz1OnrRtm8hJP1SlqACxxkBjpJsqBpn7YJ7ZCfg0KRMguc4iNzQIrtql2jXaXD3OJJdIuRClWlp4NK5vyV7eW8PmKe25ehvBpFZcb24IfNHz4tGVplmIOB-Ag0_8Yg/w640-h342/vino-degustazione-696x371.webp" width="640" /></a></div><br /><div style="text-align: center;"><br /></div><div><br /></div><div>di <b>Daniel Barbagallo</b> </div><div><br /></div>
<p class="MsoNormal">Ormai in ogni dove si organizzano corsi di avvicinamento al
vino e sempre più con interesse e curiosità sono frequentati da numerose donne
(viva Dio!).</p><p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">E’ per questo amici che voglio darvi alcuni consigli pratici
su come il vino può trasformarvi in autentici <b>latin lover</b>. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Una volta conosciuta la donzella invitatela a cena in un
locale con una buona carta dei vini. All’ingresso nella sala cominciate a
guardare i tavoli (che molto probabilmente avranno bottiglie importanti) con
sufficienza e con quell’aria snob che contraddistingue chi di vino ne conosce
bene. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Dopo aver consultato la carta alzate la mano in direzione
del sommelier ed ordinate quel vino che l’ultima volta che è stato richiesto
c’erano ancora i sesterzi. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Più sconosciuto è, meglio è. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">RICORDATE amici: <i>voi
non bevete etichette,</i> avete già superato quella fase della vostra
formazione. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">E ora arriva il bello. Consiglio vivamente di imparare
queste frasi a memoria tenendo bene a mente che in futuro non avrete una
seconda possibilità per sembrare dei <i>fenomeni</i>.
<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Quando vi verseranno il vino per farvelo assaggiare, la
vostra compagna, essendo nella fase di studio lo osserverà cercando di capire
se il rosso è <i>rubino</i> o <i>porpora</i> e se c’è già l’unghia evoluta. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Voi con estrema non calanche fate un sospiro, guardatela
negli occhi poi volgete lo sguardo verso il sommelier esclamando: <i>un bellissimo impatto cromatico che lascia
presagire una buona dinamica</i> <i>evolutiva</i>.
<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">E con ogni probabilità lei si starà già innamorando.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Dopo portate il vino al naso e inspirate con delicatezza e
guardando il sommelier asserite che va bene e che può versare il vino nel
calice. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">RICORDATE: voi non avete bisogno di assaggiarlo. Voi sapete
già tutto! <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">A questo punto siete soli e parlerete del più e del meno raccontando
soprattutto delle visite ai più grandi produttori del mondo (anche se non le avete
mai fatte) chiamandoli per nome come vostri vecchi amici. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">E’ il momento della serata in cui lei comincerà a fare
l’analisi organolettica. Consiglio: lasciatela fare e fatele i complimenti. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Nel mentre mettete sul banco un carico da undici aggiungendo
alla sua descrizione alcuni sentori assurdi ma precisi: <i>una bellissima nota di noci di macadamia, una sfumatura di ribes
provenzale, </i>e a chiudere<i> </i>la
partita<i> l’alchechengi.</i> <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">E vi assicuro che nessuno sa di cosa odora l’alchechengi
nemmeno alchechengi stesso!<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">State pur certi che <b>ora</b>
lei è già pronta a passare il resto della vita con voi. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Ma non è finita qui. Lei, continuando nella degustazione,
comincerà a pensare: secco, caldo,
morbido, mediamente persistente e così via.</p><p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">E’ in questo momento che allungate una mano a sfiorare la
sua ed esclamate con voce decisa: <i>questo è un grande vino ma al di là di tutto
mi fa impazzire la parabola monodirezionale che disegna in bocca
stratificandosi e amplificando pressione e allungo. </i><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Ora non importa se voi assomigliate a Lino Banfi, è in questo
preciso istante che vi sta guardando come un ribelle a torso nudo e braghe di
pelle sulla sua <i>harley </i>che attraversa il deserto, con il vento tra i capelli e
l’occhio socchiuso da guerriero, che la salva dalla banda di motociclisti che
la tiene prigioniera.</p>
<p class="MsoNormal">Siate signori, pagate il conto e accompagnatela a casa ma
sappiate che se l’aspirante sommelier non vi invita a salire tanto vale che prendiate
i voti. </p>
<p class="MsoNormal">Non ditemi <b>grazie</b>.
<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Il talento è poca cosa ne non condiviso.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal"><o:p> </o:p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEimLp9k5uX-yGa93Mu2qgHOecxD9IkYdOy-gCjMsYePaIeXSM0EQIFAtpHk_rfD1WHb3XHfaiwJD774CQwlyQ1ejD61wi5Xmu2HTfoMIp0P903NGcmTdc6i1HdgSXfMLMoZaGGVxmpsU-P8CsHTrQYp0p4Wy1SUA6CGfImwU6Rajl9c8haOo1NJBm9-Cw/s1196/How-Many-Glasses-Of-Wine-In-A-Bottle.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="797" data-original-width="1196" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEimLp9k5uX-yGa93Mu2qgHOecxD9IkYdOy-gCjMsYePaIeXSM0EQIFAtpHk_rfD1WHb3XHfaiwJD774CQwlyQ1ejD61wi5Xmu2HTfoMIp0P903NGcmTdc6i1HdgSXfMLMoZaGGVxmpsU-P8CsHTrQYp0p4Wy1SUA6CGfImwU6Rajl9c8haOo1NJBm9-Cw/w640-h426/How-Many-Glasses-Of-Wine-In-A-Bottle.jpg" width="640" /></a></div><br /><div style="text-align: center;"><br /></div><div><br /></div><div> </div><div><i>Foto credits: igiz.it</i></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div>Tonia Papagnohttp://www.blogger.com/profile/12509628346813049259noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7499234627256501162.post-58750427217332415382023-02-20T10:31:00.003-08:002023-02-20T10:35:14.046-08:00Wine Writers: Nella Stanza di Michelangelo Tagliente storie di vino, di persone, di luoghi<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhsSn7evY2Rqgmv0Qgv7hVvz_mSGRvrGgKg0a0EpD077TA3eGDiUcawDNj58hIBrwFGZZy1LdydAR0U2SJclbG0HNLduaKiahiK46weIOS1iBfDsfbdRyaGnsu_YHzR9-UTrQ_w7W3A3kCfMxm7u_x8ahTAvfgIIUtuvJlZ3-7QhlvRhPiQhi4BiMQ29Q/s940/1002017_10201531057872019_169828267_n.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="627" data-original-width="940" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhsSn7evY2Rqgmv0Qgv7hVvz_mSGRvrGgKg0a0EpD077TA3eGDiUcawDNj58hIBrwFGZZy1LdydAR0U2SJclbG0HNLduaKiahiK46weIOS1iBfDsfbdRyaGnsu_YHzR9-UTrQ_w7W3A3kCfMxm7u_x8ahTAvfgIIUtuvJlZ3-7QhlvRhPiQhi4BiMQ29Q/w640-h426/1002017_10201531057872019_169828267_n.jpg" width="640" /></a></div><br /><p></p><p>Chi sono i più famosi <b>wine writers</b> italiani? Le penne più intriganti, appassionate, raffinate, rivoluzionarie o irriverenti si raccontano in una serie di interviste che svelano curiosità e aneddoti di vita quotidiana. </p><p><b>Michelangelo Tagliente</b> nasce nel 1967 in Puglia, per la precisione a Massafra in provincia di Taranto, detta anche la Tebaide d’Italia. Qui Pasolini, nel 1964, tra le vie di tufo, ambientò la Cafàrnao de Il Vangelo secondo Matteo. All’età di un anno si trasferisce con la famiglia a Pordenone dove abita fino al 1998 prima di traslocare nel Veneto orientale, lungo il fiume Lemene. Giornalista pubblicista, iscritto alla <b>FIJEV</b> ( Federation of Wine and Spirits Journalists and Writers). Sommelier AIS, oltre ad essere il direttore e l’editore de <b>La stanza del vino</b>, online dal 2010, collabora con la rivista James Magazine e con il mensile di cibo e cultura Taste of Passion. Ha collaborato con la guida <b>Slow Wine</b>. </p><p><br /></p><p><i>“Sono una parte di tutto ciò che ho trovato sulla mia strada.” (Lord A. Tennyson) </i></p><p><b>Qual è la strada che ti ha portato in questo singolare mondo del vino?</b> </p><p>Al vino ci arrivo per <b>innamoramento</b>. Fino al 2002 il vino non rientrava nel mio paniere, ero un consumatore assolutamente distratto e occasionale, poi un giorno in edicola vengo attratto da un libricino <i>I migliori vini d’Italia – Piemonte </i>. È il primo numero di una collana Hobby & Work ed è pubblicato in collaborazione con Veronelli Editore. Rimango letteralmente folgorato dall’editoriale di Luigi Veronelli che ad un certo punto scrive: <i>…il vino doveva essere un alimento assai più che un</i> <i>piacere. I giovani, invece, vogliono vini buoni, complessi, addirittura problematici con cui dialogar</i>e. Ma come, possono esistere vini complessi? Addirittura problematici, con cui dialogare? Salto sulla sedia, devo capirne assolutamente di più. Divento un lettore onnivoro del <b>Gambero Rosso</b>, Civiltà del Bere, il Mio Vino, naturalmente completo la raccolta dei 30 numeri de <i>I migliori vini d’Italia</i>, si spalancano le porte di un mondo che mi cattura. Decido così di partecipare ad una degustazione nel posto dove abito. Il programma propone i vini di due cantine, una del Collio, La Castellada e una dei Colli orientali, Dorigo, abbinati ai formaggi scelti da un certo Alberto Marcomini. Vado fiducioso, non so ancora che sto per entrare nell’<b>Eden.</b> Impazzisco per il Bianco de La Castellada, mi cambia letteralmente la prospettiva, poi scopro che <b>Alberto Marcomini</b> è uno dei più grandi esperti di formaggi in Italia e mi si apre un mondo anche in quell’ambito, la notte faccio fatica a dormire, sarà per me il famoso punto di non ritorno, dopo quel giorno nulla sarà più come prima. Il resto viene da sé, dopo qualche anno frequento con profitto i 3 livelli <b>AIS</b>, grazie ai quali capisco che il vino è materia infinitamente complessa, alla quale è necessario approcciarsi con grande umiltà e dedizione. Nel 2009, quando Facebook era ancora ad uno stadio quasi embrionale, inizio a pubblicare alcune note di degustazione, poi, nel 2010, in un momento di megalomania, convinto che sarei durato al massimo un mese, decido di aprire il blog <b><i>La stanza del vino</i>,</b> credo sulla piattaforma Splinder. Qualche anno dopo acquisto il dominio lastanzadelvino.it. Da allora sono passati 13 anni, tempo che per la Rete è praticamente un’era geologica fa e, nonostante tutto quello che c’è stato nel mezzo, sono ancora sul pezzo, anzi, giusto lo scorso anno ho rinnovato il sito e registrato in tribunale come <b>periodico online</b>. </p><p><br /></p><p><i>“La lunghezza effettiva della vita è data dal numero di giorni diversi che un individuo riesce a vivere. Quelli uguali non contano.” (Luciano de Crescenzo)</i> </p><p><b>Quali sono i tuoi giorni indimenticabili? </b></p><p>Naturalmente ti racconterò di quelli in ambito enogastronomico. Il primo è un giorno di settembre del 2010. Avevo iniziato da qualche settimana con il blog e decido, confrontandomi con me stesso e dandomi ragione, che sono abbastanza popolare per poter intervistare Roberto Cipresso. Tieni conto che in quel periodo i <b>winemaker</b> erano ancora considerati degli dèi, Roberto era reduce da uno dei più grandi successi letterari in ambito enogastronomico <i>Il Romanzo del vino</i>; <b>Robert Parker jr.</b> assegnava punteggi stratosferici ai suoi vini e uno dei luoghi dove presentava il suo Brunello era il Four Season di New York, così per dire. Gli invio le domande tramite i messaggi di Facebook assieme al mio numero di telefono, convinto che mi avrebbe snobbato; invece, chiama e mi tiene al telefono mezz’ora; le domande gli sono piaciute e dopo qualche giorno arriva il file con le risposte. Questo episodio ha confermato quello che vado pensando da sempre, ovvero che la grandezza di una persona è direttamente proporzionale alla sua umiltà. Con Roberto è nata poi una bella amicizia, con lui ho un legame speciale. Un'altra giornata indimenticabile segna nel calendario un giorno di febbraio del 2011 la prima visita da <b>Marko Fon</b>, in realtà anche quelle successive. Gli incontri con Marko non sono semplici visite in cantina o degustazioni più o meno formali, sono veri e propri momenti di maieutica, non ci sono verità preconfezionate, c’è il tuo coinvolgimento diretto, non puoi essere diverso da quello che sei, non qui, non nel Carso di Marko Fon. Poi la cena a Russiz Superiore nel luglio 2012, in cucina c’è <b>Massimo Bottura</b>. Il compianto Roberto Felluga mi invita a questa cena, ero convinto fosse una cena stampa, arrivo e scopro che è praticamente una cena privata per pochi intimi; immaginate Massimo Bottura e <b>Franco Aliberti</b> che usano la cucina di casa vostra per deliziarvi con i loro piatti tristellati abbinati ai grandi vini di Russiz Superiore. Anche quella sera ho fatto fatica ad addormentarmi. Ne avrei altre, ma poi diventerebbe un romanzo. Ad ogni modo, grazie al vino, ho avuto la fortuna di fare delle esperienze incredibili, sono un privilegiato. </p><p><br /></p><p><i>“Il vino è una malattia dell’anima: nessun carattere tiepido può occuparsene, otterrebbe solo bottiglie senza personalità.” (M. Mariani) </i></p><p><b>Qual è la ricetta giusta per ottenere un vino con personalità? Per occuparsi di vino bisogna essere un po’ folli? La parola d’ordine oggi è identità. Quanto conta la storia del territorio e quanto lo stile di produzione? </b></p><p>Non ho la presunzione di indicare ricette giuste, ci mancherebbe. Per fare un vino con personalità entrano in campo molti fattori, terroir, stile di produzione, annata, ecc. Se ti riferisci a tutte le problematiche, annesse e connesse, che ha la vita del vignaiolo, un po’ folli bisogna essere di sicuro per dedicarsi al vino. Di una cosa sono certo però, se penso ai vini che mi hanno folgorato lungo la via di Damasco in questi anni, sono tutti fatti da vignaioli di grande <b>personalità e carisma</b>: penso a Marko Fon, Nicola Manferrari, Nico Speranza, Miha Batic, Roberto Felluga, Cataldo Calabretta. Infine credo che terroir e stile di produzione siano indissolubilmente legati, ovvero uve coltivate in territorio fantastico le puoi rovinare con uno stile di produzione insensato, magari seguendo una moda. </p><p><br /></p><p><i>"Il rosa, a volte è un velo, a volte un riflesso, a volte una sfumatura, quasi mai esiste come puro colore rosa." (F. Caramagna)</i> </p><p><b>Come esperto e degustatore di vini ti capita spesso di partecipare ad eventi dedicati ai vini rosati. Molti pensano ancora che non sia davvero un vino. Difficile da fare, (perché il grande vino rosa è un vino serissimo) solo alcuni vignaioli italiani hanno investito in una produzione di eccellenza. Come mai il nostro rosé non riesce a decollare pur essendo una grande risorsa nazionale? </b></p><p>Se c’è ancora qualcuno che pensa che il vino rosa non sia davvero un vino commette una leggerezza imperdonabile, dettata dall’ignoranza e spero non dalla malafede. Rispetto a qualche anno però le cose stanno cambiando, sono sempre di più i vignaioli che investono in produzioni di eccellenza e il vino rosa è sulla bocca di tutti, in ogni senso. <b>È una moda?</b> Non credo, non dimentichiamoci che vantiamo territori unici al mondo per la produzione di questa tipologia di vino. <b>Chiaretto</b> di Bardolino, Valtènesi, <b>Cerasuolo</b> d’Abruzzo,<b> Cirò</b> rosato, <b>Salice Salentino</b> rosato, sono in grado di regalarci delle eccellenze assolute a patto di non scadere nel solito tranello del confronto con i francesi, dobbiamo sempre ragionare nell’ottica dell’alternativa e non della contrapposizione. Non è un caso che, proprio qualche settimana fa, l’associazione<i> Rosés de Terroirs</i>, fondata da alcuni dei nomi più prestigiosi del vino rosé francese, in tour in alcuni grandi ristoranti stellati francesi, ha voluto anche un Chiaretto di Bardolino, quello dell’azienda agricola Le Fraghe 2016 di Matilde Poggi. Ci sono anche altri due preconcetti da scardinare in merito al vino rosa, il primo è che non va bevuto solo d’annata, ma può essere bevuto con grande giovamento anche dopo qualche anno; il secondo è la <b>destagionalizzazione</b>, si deve bere tutto l’anno e non solo d’estate. </p><p><br /></p><p><i>“Il prossimo step nell'evoluzione del marketing non riguarderà più il prodotto, ma una sua migliore produzione.” (C. Penn) </i></p><p><b>Da alcuni anni il sistema legislativo delle denominazioni di origine italiane è in discussione. La piccola doc dovrebbe rientrare nella più grande per aumentare la competizione sul mercato. Così facendo non si rischia di perdere la celebrata identità territoriale a favore solo di quella economica? Cosa deve essere cambiato e da dove cominciare? </b></p><p>Questa tua domanda richiederebbe come minimo un trattato per rispondere. A volte in nome del mercato si commettono delle nefandezze incredibili e resto convinto che il passaggio dal piccolo al grande, solo per avere maggiore visibilità, possa portare, indubbiamente, ad un appiattimento della qualità verso il basso che può essere facilmente mascherata sotto le spoglie della grande <b>DOC</b>. Resta il fatto, per quanto mi riguarda, che il valore più importante che possa avere un vino è quello di essere <b>identitario</b>, riconoscibile. </p><p><i><br /></i></p><p><i>“Io dico una cosa, e voi ne scrivete un’altra, e quelli che vi leggono ne capiscono un’altra ancora.” (N. Kazantzakis) </i></p><p><b>Qualcuno afferma che il giornalismo del vino non esiste per via dello stretto rapporto economico tra aziende e il mondo della comunicazione. Come editore del magazine La stanza del vino e wine writers da anni cosa ne pensi? Hai un episodio insolito o curioso da condividere della tua esperienza da direttore del tuo giornale? </b></p><p>Temo che non sia solo il giornalismo del vino a non esistere, ma che sia in serio pericolo il giornalismo tout court. Sarebbe necessario recuperare il vecchio assioma che vede il giornalista come <i>cane da</i> <i>guardia del potere</i>. Tornando al giornalismo del vino, in Italia esistono degli straordinari professionisti, ma temo che il problema dell’<b>indipendenza</b> sia un po’ il punto cardine di tutta la faccenda. Inoltre, abbiamo un grosso problema con gli editori/imprenditori che non hanno mai investito seriamente in questo settore consentendo che il lavoro giornalistico venga pagato quanto una pipa di tabacco se non addirittura zero. Sto semplificando al massimo, ma potremo parlare di vero e proprio giornalismo del vino solo quando esisterà un giornalista veramente indipendente, perché pagato il giusto da un editore serio e che sia in grado di parlare di vino in maniera critica ma costruttiva, senza tecnicismi esasperati e in senso più ampio; trattando il vino come fatto culturale, collegato alla storia di un luogo e delle persone che quel luogo abitano, ovvero quando rinasceranno <b>Veronelli</b>,<b> Soldati</b>,<b> Mura</b>. Per gli episodi curiosi, ma anche scioccanti, ne avrei un bel po’ da raccontarne, ma per motivi di spazio e rischio querele mi taccio. </p><p><br /></p><p><i>“L’uso migliore della vita è di spenderla per qualcosa che duri più della vita stessa.” (William James)</i> </p><p><b>Che aspetto ha per te una vita ideale? </b></p><p>Questo è un domandone. L’ideale per me è collegato a qualcosa di astratto. Diciamo che sono molto vicino al pensiero espresso dalla critica filosofica Ninomanfrediana: <i>basta 'a salute e un par de scarpe nove poi girà tutto er monno. </i></p><p><i><br /></i></p><p><i>"Restare è esistere, ma viaggiare è vivere." (G. Nadaud) </i></p><p><b>C’è un viaggio o una vacanza che non dimenticherai mai? </b></p><p>Il viaggio nella Calabria ionica fatto nell’estate 2016. In quel luogo aspro e incantato, grazie al mio amico fraterno Gino Marino da Cropalati, ho ritrovato la <b>Xenia,</b> ovvero il concetto di sacralità dell’ospite che deriva dal mondo greco antico, oltre a scoprire straordinarie perle enoiche e gastronomiche. Ci sono già tornato tre volte. </p><p><i><br /></i></p><p><i>“Una bottiglia di vino contiene più filosofia che tutti i libri del mondo.” (Louis Pasteur) </i></p><p><b>Qual è la bottiglia con dentro tutta la tua filosofia di vita? </b></p><p>Anche questo è un domandone. Arrivato alla veneranda età di cinquanta cinque anni non ho ancora capito qual è la mia filosofia di vita e quindi sto cercando questa bottiglia come il Santo Graal, infondo spero di non trovarla mai. </p><p><i><br /></i></p><p><i>“Il futuro inizia oggi, non domani.” (Papa Giovanni Paolo II) </i></p><p><b>Quasi tutti abbiamo un piano che ci proietta nel futuro. Come vedi la tua vita tra 10 anni? </b></p><p>Anche in questo caso mi riallaccio alla critica filosofica Ninomanfrediana di cui sopra. Spero di trovare i miei cari e me stesso in salute e con una sana voglia di vivere. Poi sarò vicino alla pensione e finalmente parteciperò a tutti i <b>press tour</b> e alle anteprime possibili e immaginabili, cosa che oggi, per portare a casa la pagnotta, mi è preclusa. </p><p><br /></p><p><b>Non tutti sanno che… </b></p><p>In realtà nasco come <b>musicista</b>. Ero iscritto alla SIAE come compositore melodista e paroliere, avevo fatto gli esami a Venezia, chiuso nella stanzetta da solo con lo strumento e la partitura. Tra il finire degli anni ’80 e i primi anni ’90 ho scritto delle <b>canzoni pop </b>bellissime, peccato che nessuno le abbia mai sentite.</p><p><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgzYYNSO_7Bz0eGtiF_ZNkRSSde9x71j8ClTbpaZavQP7eQRtM4RwzEHDpu0oFNU3_GJ2HqJFkcto6bdeWWwskdGwHnj0LwTKXcnKDkZYFrPJlZGFWS4YgN095yJV65aYrM3y6sAm727wZpQXN_R0LT14IhVzWOM-4GA0n8c0U5F_J4cvsWVFjnBI5kcA/s640/320319_4135956970941_2072518319_n.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgzYYNSO_7Bz0eGtiF_ZNkRSSde9x71j8ClTbpaZavQP7eQRtM4RwzEHDpu0oFNU3_GJ2HqJFkcto6bdeWWwskdGwHnj0LwTKXcnKDkZYFrPJlZGFWS4YgN095yJV65aYrM3y6sAm727wZpQXN_R0LT14IhVzWOM-4GA0n8c0U5F_J4cvsWVFjnBI5kcA/w640-h480/320319_4135956970941_2072518319_n.jpg" width="640" /></a></div><br /><p style="text-align: center;"><br /></p><p><br /></p><p><br /></p><p><br /></p><p><br /></p>Tonia Papagnohttp://www.blogger.com/profile/12509628346813049259noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7499234627256501162.post-13701544049899029542023-01-28T01:47:00.009-08:002023-01-30T06:16:54.557-08:00Wine Writers: Maurizio Gily, il futuro dell'agricoltura tra scienza e bioetica<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh7R3vk8iTrxstmTnSDuy0G6HoC4Zq0PJ2fOJQxf9dRuzZgclJoy3e8p0EWp4bCcJ8boXj_2xvi-DF-5jElyycUXfYi-_M3TlzUFJIk0qZ_osQy1TNRKKK9vcCOZ4qZ3AIodB6ZRbYimMkOhxtgRnwsE9WrXgWJrgEJmTfRb5BcFB-KlXVi38mNhxQDKQ/s830/Maurizio%20Gily_foto%20Mauro%20Fermariello.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="830" data-original-width="762" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh7R3vk8iTrxstmTnSDuy0G6HoC4Zq0PJ2fOJQxf9dRuzZgclJoy3e8p0EWp4bCcJ8boXj_2xvi-DF-5jElyycUXfYi-_M3TlzUFJIk0qZ_osQy1TNRKKK9vcCOZ4qZ3AIodB6ZRbYimMkOhxtgRnwsE9WrXgWJrgEJmTfRb5BcFB-KlXVi38mNhxQDKQ/w588-h640/Maurizio%20Gily_foto%20Mauro%20Fermariello.jpg" width="588" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: center;"><br /></div><div>Chi sono i più famosi <b>wine writers</b> italiani? Le penne più intriganti, appassionate, raffinate, rivoluzionarie o irriverenti si raccontano in una serie di interviste che svelano curiosità e aneddoti di vita quotidiana. </div><div><br /></div><div><br /></div><b>Maurizio Gily</b> nasce a Torino nel 1958. Studia al liceo classico Cavour e dopo la maturità, incerto se indirizzarsi a lettere o filosofia, si presenta alla segreteria di <b>Agraria</b>. <div>A 22 anni si trasferisce da Torino nel vicino <b>Monferrato</b> dove vive tuttora. Consegue un master in enologia a Piacenza, si occupa di vigneti come consulente in varie zone d'Italia (con alcune esperienze nel Nuovo Mondo) e di divulgazione tecnico – scientifica. </div><div>È giornalista pubblicista e ha diretto fino al 2018 una rivista tecnica di settore <b>Millevigne</b>, <i>Il periodico</i> <i>dei viticoltori italiani</i>, con la quale continua a collaborare come freelance. E’ docente di viticoltura all'Università internazionale di Scienze Gastronomiche di Pollenzo. È giudice in vari concorsi nazionali e internazionali. Dal 2002 è un libero professionista. Lavora per aziende di ogni dimensione e per istituzioni pubbliche e consortili.<br /><div><div><br /></div><div> </div></div><div><i>“L'unico modo per fare un ottimo lavoro è amare quello che fate.” (Steve Jobs) </i></div><div><b>Dal liceo classico ad Agraria. Occuparsi di agronomia in Piemonte era una scelta scontata? Un mestiere quasi primigenio che diventa oggi interamente tecnologico. Quanto è cambiato il tuo lavoro nel tempo? La modernità e l’attualità del tuo lavoro è la chiave per amare quello che fai? </b></div><div>Tutt’altro che scontata per un nativo cittadino, senza alcuna tradizione agricola familiare e per giunta provenendo da studi classici. Nemmeno i miei trisnonni erano campagnoli, per quanto ne so. Mio padre e i miei fratelli, ingegneri, la mamma insegnante. Però il babbo, che è morto molto giovane, ripeteva spesso una specie di mantra, quello del <b>ritorno alla terra </b>e noi per questo lo prendevamo in giro. Ho vissuto la campagna da bambino in una casa di contadini valdesi in Val Pellice durante le vacanze estive. Una specie di agriturismo, prima che ne esistessero sia il concetto che il nome. Credo che quell’esperienza di bambino in libertà tra campi, cani, vacche e il maiale di famiglia dopo lunghi mesi in città, oltre a trasmettermi la passione per la montagna, sia stata fondamentale per la mia scelta da adulto, che è stata una scelta di vita e non solo di lavoro, la scelta di <b>vivere in campagna</b>. Certo da quel tempo in agricoltura è cambiato quasi tutto. A volte anche troppo, e per alcuni aspetti è venuto il momento di tornare indietro. Senza respingere l’innovazione tecnologica, che è fondamentale, ma senza mai dimenticare che essa interagisce con un ecosistema vivente estremamente complesso e delicato, e di cui ancora ignoriamo molto. La <b>tecnologia</b> in genere interpone una macchina (in senso lato, può essere anche una app, un software etc.) tra l’uomo e la pianta, e può significare la perdita di un contatto diretto. Un esempio banale: ciò che vedi camminando tra i filari non sempre lo vedi da un trattore cabinato che viaggia a 10 km all’ora. E molti viticoltori sono diventati trattoristi più che viticoltori. Le aziende si ingrandiscono, si cerca di risparmiare sul personale, si cerca di fare i lavori in fretta. La tecnologia aiuta in questo, ma è un’arma a doppio taglio.</div><div><br /></div><div><i><br /></i></div><div><i>“Il cambiamento non cambia la tradizione, la rafforza. Il cambiamento è una sfida e un'opportunità, non una minaccia.” (P. Mountbatten) </i></div><div><b>La figura del viticulturist (agronomo) in Italia non è scontata come all’estero. Le consulenze sono spesso viste con diffidenza in una realtà contadina come la nostra. Quasi sempre il tuo intervento propone elementi di cambiamento. Quanto serve guardare al futuro per preservare la tradizione? </b></div><div>E’ una figura che ha cominciato a farsi strada solo nell’ultimo ventennio, prima oscurata da quella dell’enologo: in parte lo è ancora, anche se tutti dicono che la qualità si fa nel vigneto. Gli enologi hanno ovviamente anche una formazione in viticoltura, oggi la laurea triennale è in viticoltura ed enologia, ma poi di solito le strade si dividono; salvo rari casi nelle aziende chi si occupa di cantina si occupa poco di vigneto e viceversa. Però, a dispetto della celebre frase, tutte le cantine hanno un enologo, o più di uno, ma non tutte hanno un tecnico di campagna. Nella mia esperienza con la cooperazione, in particolare, il tecnico di campagna, quando c’era, era spesso (a volte lo è ancora) una specie di <b>jolly tuttofare,</b> agronomo ma soprattutto compilatore di pratiche, quando non all’occorrenza aiuto cantiniere, aiuto analista, aiuto standista. La retribuzione, di conseguenza. Ricordo che scrissi un articolo più di vent’anni fa che si intitolava <i>Un grido dal sottoscala: è il <b>tecnico viticolo</b></i>. Dal lato utenti, l’agronomo è visto soprattutto come quello che dà indicazioni sui trattamenti, soprattutto sulla scelta dei prodotti. L’<b>evoluzione</b> continua in questo campo, nonché la comparsa di nuove malattie, comporta che gli agricoltori avvertono un maggior bisogno di assistenza, mentre per quanto riguarda tutto il resto sono meno consapevoli dell’importanza di un approccio scientifico. Non è un caso che la parola <b><i>viticulturist</i></b> non abbia un corrispettivo né in italiano né in francese, mentre nasce nel Nuovo Mondo, dove i saperi tradizionali erano meno presenti e quindi l’approccio più scientifico. Il che non è necessariamente un bene, perché i saperi tradizionali sono importanti: io ho imparato da certi contadini anziani quanto e più che all’università. Però ho anche la presunzione di aver tramesso a mia volta qualcosa. La formula vincente non è l’antagonismo tra scienza e tradizione, ma una <b>dialettica</b> feconda tra i due diversi approcci alla conoscenza. Premesso questo, va detto che la rivalutazione della figura del viticulturist nell’ultimo ventennio in Italia è stata notevole. Una parte del merito va al gruppo dei preparatori d’uva <b>Simonit</b> e <b>Sirch</b>, che, oltre a essere molto bravi nel loro lavoro di esperti e docenti di potatura, hanno saputo valorizzare il ruolo della <b>competenza viticola</b> anche a livello mediatico. Purtroppo il mondo attuale vive di suggestioni mediatiche. Gli anni ‘80 e ’90 furono quelli della celebrazione agiografica di alcuni <b>winemaker</b> famosi (i quali spesso si facevano vedere nelle cantine due volte l’anno per i tagli e poi alle fiere), oggi l’immagine dell’enologo è più aderente alla realtà, e questo è un bene per i giovani, meno compressi di allora dalla fama delle star, e nel contempo quella dell’<b>agronomo</b> di vigneto ha trovato maggiore visibilità.</div><div><br /></div><div><br /></div><div>“Le <i>misure per contrastare i mutamenti climatici sono anche la strada per affrontare la crisi ed uscirne con un’economia green e a misura d’uomo.” (E. Realacci) </i></div><div><b>In</b> <b>natura i tempi dell'evoluzione e delle mutazioni sono lenti e noi invece corriamo veloce. È vero, come molti affermano, che siamo in un punto di non ritorno? Esiste un modello green circolare dove ogni intervento umano è virtuoso? Quanto la ricerca è necessaria e urgente e quanto è risolutivo il biologico?</b> </div><div>Il biologico è un passo importante, ma non risolutivo. Non tutto ciò che rientra nell’agricoltura biologica è completamente <b>sostenibile</b>, almeno fino ad oggi. Il caso del rame è esemplare. I critici sostengono che l’approccio bio ha natura <b>ideologica</b>, non scientifica, basandosi sul falso presupposto che ciò che è presente in natura sia sempre meno impattante di ciò che inventa l’uomo, cioè chimica di sintesi e ingegneria genetica. In questa critica c’è una logica ed io in parte la condivido: però nel contempo non vedo nulla di male nell’essere <i>ideologici</i>. Tutto ciò che riguarda la <b>bioetica</b> è ideologia, dal testamento biologico all’aborto fino alla clonazione umana non c’è nessuna scelta che possa essere giustificata con la scienza, ma solo con la coscienza. Il biologico è sì un approccio ideologico. E con ciò? Il <b>biologico</b> ha alcuni problemi da risolvere prima di diventare la strada maestra verso la sostenibilità, ma i progressi sono continui e notevoli. Soprattutto, il biologico, a dispetto di chi parla a sproposito di ritorno nostalgico al passato, è oggi il principale <b>driver </b>dell’innovazione in agricoltura, anche per le crescenti limitazioni della normativa verso i prodotti chimici e, ultimamente, anche per l’impennata del costo dei <b>fertilizzanti chimici</b>. Tanto è vero che le stesse multinazionali della chimica stanno oggi investendo ingenti risorse di ricerca e sviluppo in questo settore, anche comprando e incorporando molte aziende più piccole che già lavoravano su prodotti alternativi (dopo averle per anni derise). Questi progressi non solo migliorano l’agricoltura biologica, ma migliorano l’agricoltura nel suo complesso, in quanto tutte le aziende beneficiano largamente di queste innovazioni, che sostituiscono sempre più spesso pratiche e prodotti più convenzionali, in quella che viene definita <b>agricoltura integrata</b>.</div><div><br /></div><div><br /></div><div><i>Il più grande rischio è non prendersi nessun rischio. (Mark Zuckerberg)</i> </div><div><b>Dirigere un magazine di settore comporta responsabilità e oneri. Ad oggi cosa è per te Millevigne? Enologia ed agronomia vanno sempre di pari passo? </b></div><div>Millevigne ha sempre trattato viticoltura, enologia, economia, come altri media del settore. Per me è un’esperienza conclusa come <b>fondatore</b>, direttore e animatore, dal primo gennaio sono solo un collaboratore e ho lasciato in eredità alla rivista un <i>board</i> altamente professionale, tutto femminile. <b>Millevigne</b> è stata un’esperienza impegnativa, molto bella, in parte in conflitto con me stesso come agronomo, nel senso che divulgare la conoscenza non è proprio il modo migliore per farsi assumere come consulente. Ma di ciò non mi rammarico. Un rammarico invece è quello dell’incidenza piuttosto modesta di questa comunicazione. In Italia ci sono 4-5 riviste tecniche di settore, tra cui Millevigne, che si dividono poche decine di migliaia di lettori, quando in Italia i viticoltori <i>da censimento</i> cioè chi coltiva anche pochi filari, magari portando l’uva a una cooperativa, sono due milioni. Il che significa che i nostri viticoltori leggono poco. In California e in Australia la penetrazione della comunicazione tecnica è assai superiore, e anche la Francia ci stacca di parecchie lunghezze. Ultimamente molta <b>comunicazione tecnica </b>passa attraverso i social. I media come Millevigne si sono adeguati con pagine loro, ma molto passa attraverso i gruppi spontanei. Il che è un bene da una parte e un male dall’altra, perché si diffonde la falsa idea che l’informazione di qualità possa essere gratuita: questo porta a sua volta al tipico fenomeno del medico laureato su facebook che spiega come curare i tumori, e soprattutto alla confusione tra informazione tecnica e commerciale, con i <b>social</b> usati per profilare clienti a cui vendere qualcosa. <i>Quando una cosa è gratis vuol dire che il prodotto che stanno vendendo sei tu</i>. Ma è difficile spiegarlo. E’ il problema oggi di tutto il giornalismo, mica solo della divulgazione tecnica o scientifica. </div><div>Continuità tra <b>viticoltura</b> ed <b>enologia</b>? Non sempre esiste. Sopravvive in molte aziende la mentalità che la viticoltura va per suo conto e poi in cantina l’enologo <i>aggiusta</i> quello che non va, come se l’enologo potesse fare i miracoli. Ma non è così dappertutto ovviamente, tutto dipende dalla direzione aziendale. Nelle cantine che funzionano lo schema parte da due domande: Quali sono i nostri obiettivi enologici? Ma prima ancora, qual è la nostra filosofia di produzione, quali sono, se ci sono, i valori che vogliamo trasmettere oltre alla nuda qualità organolettica del prodotto? (e anche qui l’accusa di <i>ideologia</i> è in agguato). Quando si parte da questi interrogativi ci sono le premesse per un lavoro di squadra che coinvolge tutta la filiera. Ma quando si vive alla giornata, senza una strategia di medio e lungo periodo, è inevitabile che ognuno vada per conto suo.</div><div><br /></div><div><br /></div><div><i>“Colui che conosce gli altri è sapiente, colui che conosce se stesso è illuminato.” (Lao Tzu)</i> </div><div><b>Se ti dovessi descrivere in tre aggettivi quali sceglieresti? </b></div><div>Solitario, distratto, e presuntuoso, ma non tanto da negarlo. </div><div><br /></div><div><br /></div><div><i>“Il giudice è l’interprete della giustizia.” (San Tommaso d’Aquino) </i></div><div><b>Spesso sei giudice nei vari concorsi di vino. Ho sempre ammirato chi riconosce l’origine dei pregi e difetti di un vino o i loro vitigni. Come ti avvicini da tecnico al calice? Qual è la prima cosa che pensi all’assaggio?</b> </div><div>La prima cosa che penso è che dietro quel calice c’è il<b> lavoro </b>di tante persone, investimenti e sacrifici. Per cui prima di giudicare male un vino cerco di pensarci bene, e, nel caso, anche parlando al di fuori dei concorsi, non lo sbatto poi sui social dicendo che è cattivo. Le <b>recensioni negative</b> le trovo di pessimo gusto.</div><div><br /></div><div><i><br /></i></div><div><i>“Se vuoi conoscere la vera natura di un uomo, devi dargli un grande potere.” (Pittaco) </i></div><div><b>Se potessi scegliere un superpotere, quale vorresti? </b></div><div>Vorrei restare in forma e in salute almeno come oggi, se non come a vent’anni, fino all’ultimo dei miei giorni, anche a costo di non vivere molto a lungo. Più che allungare la vita dovremmo cercare di <b>allargarla</b>.</div><div><br /></div><div><br /></div><div><div><i>“Una bottiglia di vino contiene più filosofia che tutti i libri del mondo.” (Louis Pasteur) </i></div><div><b>Qual è la bottiglia con dentro tutta la tua filosofia di vita? </b></div></div><div>Questa è facile: quella che non ho ancora bevuto. O che ancora non è stata prodotta da nessuno dei miei clienti. </div><div><br /></div><div><i><br /></i></div><div><i>“Il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni.” (Eleanor Roosvelt) </i></div><div><b>Cosa vedi nel tuo futuro? Hai realizzato i tuoi sogni di bambino? </b></div><div>Non tutti, ma nel complesso il bilancio è positivo. Da laico quale sono non vedo nel futuro. Mi piacerebbe invecchiare vicino al mare, in un clima mediterraneo, coltivando un pezzetto di terra, ma non so se sarà possibile. Mi accontenterò altrimenti di continuare a vivere nel Monferrato, come negli ultimi quarant’anni, che è comunque uno dei posti più belli del mondo. </div><div><br /></div><div><br /></div><div><b>Non tutti sanno che… </b></div><div>Pratico vari sport all’aperto e suono la chitarra, anche piuttosto bene. Come ho già detto, sono un presuntuoso.</div><div><b><br /></b></div><div><b><br /></b></div><div style="text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi5SGvAAWLCZH4yY3WDq8YD3-reCh5YkINSLhWhanZw7awSPsihGkYsmF9zCLy8GREmR_yMgHoZlX4H7LC-ecIr952q3bcgsyUP4iNui4-l7WWqLBLG4zUcKg3hyjysVhUhfG_JwYSYp3YpJmuZYUXkV3vYCMoa_qSsgYiIMD10XJAjUbfYFenkDsEuDA/s903/Maurizio%20Gily%20foto%20Andreas%20Maerz.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="903" data-original-width="602" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi5SGvAAWLCZH4yY3WDq8YD3-reCh5YkINSLhWhanZw7awSPsihGkYsmF9zCLy8GREmR_yMgHoZlX4H7LC-ecIr952q3bcgsyUP4iNui4-l7WWqLBLG4zUcKg3hyjysVhUhfG_JwYSYp3YpJmuZYUXkV3vYCMoa_qSsgYiIMD10XJAjUbfYFenkDsEuDA/w426-h640/Maurizio%20Gily%20foto%20Andreas%20Maerz.jpg" width="426" /></a></div><br /><b><br /></b></div><div><b><i><br /></i></b></div><div><i>Foto credits: Mauro Fermariello, Andreas Marz</i></div></div><div><i><br /></i></div>Tonia Papagnohttp://www.blogger.com/profile/12509628346813049259noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7499234627256501162.post-11278261271608193092023-01-17T10:37:00.004-08:002023-01-20T07:55:37.789-08:00Wine Writers: Pasquale Porcelli e il vino, storia di un viaggio lungo una vita<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg3AJybneDLnGXpPQSkzqJs1D6gCC3uaDYXDPL9bbY2n5JEYi-Zjug2hOUhFrez2lzCmYl_XwmgnrBGKi_fj-_unKvkBfoSFzfVp9bU4sDMNV2wtq55ADci3aYWk0TSIGYdz7hDfc6YnlHjHUVl1bN1SsIrEGoIOPNOmTrbg5ULsZdwUYxVa5rQzY8Xyw/s2362/_47A0192.JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1575" data-original-width="2362" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg3AJybneDLnGXpPQSkzqJs1D6gCC3uaDYXDPL9bbY2n5JEYi-Zjug2hOUhFrez2lzCmYl_XwmgnrBGKi_fj-_unKvkBfoSFzfVp9bU4sDMNV2wtq55ADci3aYWk0TSIGYdz7hDfc6YnlHjHUVl1bN1SsIrEGoIOPNOmTrbg5ULsZdwUYxVa5rQzY8Xyw/w640-h426/_47A0192.JPG" width="640" /></a></div><br /><div style="text-align: center;"><br /></div><div><div>Chi sono i più famosi <b>wine writers</b> italiani? Le penne più intriganti, appassionate, raffinate, rivoluzionarie o irriverenti si raccontano in una serie di interviste che svelano curiosità e aneddoti di vita quotidiana. </div><div><br /></div></div><div><br /></div><div><b>Pasquale Porcelli</b> non ha mai frequentato nessun corso che non fosse Corso Umberto all’ora del passeggio. Non se ne pente, la strada insegna tanto. Sua madre diceva che era uno zingaro, sempre pronto a partire. E’ un girovago curioso a cui piace vivere con piacere, e tra i piaceri poteva mancare il vino? <b>Degustatore seriale</b>, come si dice adesso, ha prestato il suo palato a quasi tutte le guide in circolazione, per divertimento e per vanità. Editor del magazine Winesurf di Carlo Macchi che lo ha voluto con sé dall’inizio di questa bellissima avventura che gli permette di partire ancora. Da qualche anno direttore editoriale della Guida Prosit dell’<b>ONAV</b>.</div><div><br /></div><div><br /></div><div><i>“Scegli un lavoro che ami e non dovrai lavorare neppure un giorno nella tua vita.”(Confucio)</i></div><div>
<b>Scegliere il proprio lavoro è un privilegio. Avventurarsi in questo singolare mondo del vino e farne una seria professione è stata una tua scelta? Come ci sei arrivato? </b></div><div>Come molti della mia generazione che si occupano di vino, tutto inizia negli 1987-88 con <b>Arcigola</b>, oggi <b>Slow Food</b>, una vera scuola non solo per quello che riguarda il vino, ma per una visione complessiva del mondo agroalimentare. Per vivere ho svolto diversi lavori, occuparmi di vino e di cibo è stato per molti anni solo un hobby, ma questo non mi ha impedito, credo, di farlo in modo serio, anzi mi ha permesso di esprimermi molto più liberamente, senza condizionamenti. Dopo quando le condizioni me lo hanno permesso ho dedicato tutto il mio tempo al vino. </div><div><br /></div><div><br /></div><div><i>“Il nostro genio è per l’1% talento e per il 99% duro lavoro.” (Albert Einstain) </i></div><div><b>Quanto genio e quanto duro lavoro hai riservato a questo lavoro di degustatore seriale? </b></div><div>Non c’è nessun genio, almeno io non ne conosco. Conosco invece gente che ha tanta passione e che ha unito questa passione ad un continuo studio e costante ricerca. Chiunque pensi che il mondo dell’assaggio dei vini si esaurisca nella semplice degustazione ha una visione superficiale e distorta. L’<b>assaggio</b> è solo una parte del tutto che invece comprende in primis la conoscenza del territorio, inteso come un insieme di fattori geografici, geologici, storici ed umani. Quanto al duro lavoro ve ne sono tanti altri che merierebbero questo aggettivo, l’assaggio non è tra questi. Come spesso sento dire <i>è meglio che lavorare in miniera. </i></div><div><br /></div><div><br /></div><div><i>“Nulla è più complicato della sincerità.” (Pirandello) </i></div><div><b>Da tanti anni sei un protagonista del mondo del vino. Sei l’unico esperto e relatore che abbia mai visto e sentito discutere sulla qualità del vino di un produttore in occasione di un incontro pubblico tra produttore-consumatori- appassionati. Quanto paga essere sinceri oggi? È solo un privilegio delle grandi firme come la tua?</b> </div><div>Non mi sono mai considerato un protagonista. Mi piace considerarmi un <i>peon</i>. I <b>peones</b> sono tutti gli assaggiatori che appaiono nelle guide come semplici collaboratori, ma senza di cui le guide non si realizzerebbero. Sono quelli che non occupano le prime pagine, che hanno pochi onori ma molti oneri. Sono l’ossatura di qualsiasi opera editoriale. Io sono stato per anni uno di loro e mi considero anche adesso un peon, forse con qualche anno in più di esperienza, ma sempre peon resto. Quanto alla <b>sincerità</b>, che tradotto nel mondo del vino vuol dire esercitare un diritto di critica, è la conseguenza di una visione che ha come referente il consumatore-lettore e non il produttore. Molte delle recensioni dei vini in circolazione in Italia, guide e top ten comprese, sono fatte più per ingraziarsi il produttore anziché rendere un servizio al lettore ed è la conseguenza dei tempi che viviamo. È un discorso complesso su cui si dibatte continuamente. Diciamo che personalmente ho perso molte occasioni per stare zitto e le ho pagate e continuo a pagarle ancora adesso e non credo di essere però il solo. </div><div><br /></div><div><i><br /></i></div><div><i>“Abbiamo tutti bisogno di un passato: ecco da dove viene il nostro senso di identità.” (P. Lively) </i></div><div><b>La parola dell’anno e in quelli a venire per la produzione del vino è identità. Nelle tue recensioni non è mai mancata la parte dedicata al racconto del territorio per poi passare alla degustazione tecnica. È dunque la vera scoperta del secolo? </b></div><div>Non mi è mai piaciuto raccontare le aziende se non eccezionalmente, è facile scadere nella promozione, siamo in quelle zone grigie in cui è difficile tracciare un confine, meglio parlare dei loro vini, dove il giudizio è generalmente più obiettivo o per lo meno dovrebbe esserlo, se si esercita un minimo di critica. Quanto all’<b>identità</b> non sempre è possibile tracciarla, più facile per i vini che hanno uno storico, molto più difficile per quelli che hanno una storia più recente, dove il vitigno è spesso affidato più al brand aziendale che alla sua riconoscibilità e quindi anche alla sua identità. Questo rende spesso il concetto di identità molto elastico che ognuno plasma a suo uso e consumo. Senz’altro credo che il futuro di alcune <b>denominazioni </b>siano sempre più legato alla loro espressione territoriale, ma che cosa sia in alcune realtà è tutto da definire. </div><div><br /></div><div><br /></div><div><i>"Festina lente" (Augusto)</i></div><div><b> Lo slow jornalism si contrappone alla notizia specie dei social mordi e fuggi e sembra essere la nuova tendenza della comunicazione. Che ne pensi a riguardo? C’è più bisogno di rallentare o di continuare correre? </b></div><div>Appartengo ad una generazione che non ha molta dimestichezza con i social, faccio fatica a volte a comprenderne l’essenza e invidio molto chi ha saputo adeguarsi interpretando i tempi. Quello che scrisse Umberto <b>Eco</b>, anni addietro, mi piacque molto: <i>I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli</i>. Si trattava ovviamente di una voluta provocazione e generalizzazione. Oggi sarei meno drastico, ci sono molte persone, per restare nel nostro campo, serie e preparate che utilizzano questo modo di comunicazione e di informazione. Il problema, secondo me, non è il mezzo, ma chi vi scrive, della sua credibilità ed affidabilità. Verificare le <b>fonti </b>come sempre resta fondamentale oggi più di ieri. Rallentare o correre è un falso problema. </div><div><br /></div><div><br /></div><div>“N<i>unc est bibendum” (Orazio) </i></div><div><b>È veramente sempre ora di bere? Alla luce del documento dell’OMS che compara la tossicità dell’alcol alle sigarette, e con la prospettiva di ridurne drasticamente i consumi, che ne pensi di questo provvedimento e come dovrebbero agire i produttori? </b></div><div>Diciamo chiaramente che l’alcool sotto qualsiasi forma è una sostanza tossica. Detto questo però farei una distinzione non mettendo sullo stesso piano il vino e i <b>superalcolici</b>. È ingiusto anche storicamente. Di sicuro l’abuso è dannoso, come con qualsiasi sostanza, occorre da questo punto di vista che le associazioni che si occupano di divulgazione e formazione siano più attente a questo problema, promuovendo un consumo più consapevole. È un approccio certamente meno facile, specie nei confronti dei più giovani, generazionalmente più portati a trasgredire. Certo <i>bere meno ma bere meglio </i>è sicuramente un primo passo.<i> </i></div><div><br /></div><div><br /></div><div><i>“Molti studiano come allungare la vita quando invece bisognerebbe allargarla.” (Luciano De Crescenzo) </i></div><div><b>Questa citazione è una delle tue preferite. Come riempi e dunque allarghi la tua vita? </b></div><div>In verità era una citazione di Peppino Colamonaco, il mio amico di Altamura scomparso qualche anno fa, che in un determinato periodo ha rappresentato l’anima più edonistica del movimento Arcigola. Era una semplice battuta che strappava sorrisi, ma sintetizzava benissimo una visione della vita che ho sempre condiviso. Larga è quando non si è stretti nelle proprie convinzioni credendole sempre e comunque giuste. Larga è quando vivi la vita ogni giorno come se fosse l’ultimo, ma augurandoti che non lo sia perché tieni alla vita e ti piace viverla. </div><div><br /></div><div><br /></div><div><i>“Una bottiglia di vino contiene più filosofia che tutti i libri del mondo.”</i><i>(Louis Pasteur)</i> </div><div><div><b>Qual è la bottiglia con dentro tutta la tua filosofia di vita? </b></div></div><div>Risposta difficile. Più vini assaggi e meno certezze hai, Questo però non vuol dire che non si conservino eccellenti ricordi, ma più che di bottiglie preferisco parlare di vitigni. A costo di essere banale o scontato metterei nell’ordine: Pinot Nero, Nebbiolo, Sangiovese e Aglianico. Per i bianchi ci metto tutta l’anima sudista con Fiano e Greco. Tra i ricordi più belli una degustazione di <b>Clos de</b> <b>Vougeot</b>, organizzata da Guglielmo Bellelli: memorabile! </div><div><br /></div><div><br /></div><div><i>“Viaggiare è un atto di umiltà. Chi è convinto di sapere tutto preferisce non muoversi da casa.” (B. Severgnini)</i></div><div><b>Tua madre diceva che sei uno zingaro sempre pronto a partire. Quale sarà il tuo prossimo viaggio?</b> </div><div>Quando sono fuori non vedo l’ora di rientrare a casa, poi quando sono a casa da qualche giorno non vedo il momento di affrontare un altro viaggio. Lo so è contraddittorio, ma sono sempre stato così. Da piccolo mentre i miei coetanei sognavano il loro futuro immaginandosi professionisti o sportivi di successo, io desideravo fare il camionista. Poi crescendo, dopo qualche esperienza, mi sono reso conto che non era per me, ma la voglia di viaggiare, di vedere e conoscere luoghi e persone mi è rimasta. Il vino è il suo mondo è anche questo per me, luoghi, persone e realtà che altrimenti non avrei potuto conoscere e a volte frequentare. Il mio prossimo viaggio? Se per viaggio si intende qualcosa che assomigli ai viaggi di Chatwin o Kerouac, che in gioventù ho cercato di imitare, non ho più nessuna velleità. Posso invece concedermi dei viaggi da turista curioso. Ti racconto un episodio: a metà degli anni ’80 attraversando le <b>Ande </b>in Perù con una scassatissima Lada, ci trovammo ad un bivio, da una parte si proseguiva per l’Amazzonia, dove eravamo diretti e dall’altra in poche ore avremmo potuto raggiungere il Machu Picchu, decidemmo di proseguire. <i>"Quello lo vedremo da pensionati" </i>mi suona ancora nelle orecchie. Forse è arrivato quel momento. C’è un tempo per tutto. </div><div><br /></div><div><i><br /></i></div><div><i>“La miglior cosa del futuro è che arriva un giorno alla volta.” (Abraham Lincoln) </i></div><div><b>Dove pensi di essere tra cinque anni? Hai progetti e propositi nuovi da realizzare? </b></div><div>Cinque anni sono tanti per chi come me ne ha compiuto 75. I miei progetti sono per forza di cose più a breve termine. Mio suocero Antonio quando gli chiedevano: <i>Come va?</i> rispondeva: <i>Ce ne veniamo</i> <i>campando</i>, che come vedi è in linea con la <b>vita larga</b>. Questo però non vuol dire che non ho progetti, vuol solo dire che penso solo a quelli che realisticamente si possono realizzare in un lasso di tempo più breve. Mi piacerebbe che qualcuno in questi anni <i><b>approfittasse </b></i>di me, ma non è facile. Quindi tra cinque anni, essendo ottimisti, mi rivedo ancora qua ad assaggiare e scrivere di vino. </div><div><br /></div><div><br /></div><div><b>Non tutti sanno che…</b></div><div>Oltre che di vino in passato mi sono occupato di olio, una passione a cui purtroppo non ho dato continuità, ma mi piace ancora.</div><div><br /></div><div><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjDd8_Yc4ecdvyK6808lK9uI-va_xGMYQ3yNmMaugH16T5Tsae68iI-vkVrmBGBAHOfrPGU5eIbk55BBXnVQ7NIgvL3XNeeuFv2d7WOmvNFWqbLaIExJPeZnv76roeHTSSZIQm28-tktgt5ZNNqnSqc3uOlabe3ztFGBXNy35vba25WH3n9XgfR31rMKw/s3264/20170506_181259.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1836" data-original-width="3264" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjDd8_Yc4ecdvyK6808lK9uI-va_xGMYQ3yNmMaugH16T5Tsae68iI-vkVrmBGBAHOfrPGU5eIbk55BBXnVQ7NIgvL3XNeeuFv2d7WOmvNFWqbLaIExJPeZnv76roeHTSSZIQm28-tktgt5ZNNqnSqc3uOlabe3ztFGBXNy35vba25WH3n9XgfR31rMKw/w640-h360/20170506_181259.jpg" width="640" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /><div style="text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /><div style="text-align: center;"><br /></div><div><br /></div>Tonia Papagnohttp://www.blogger.com/profile/12509628346813049259noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7499234627256501162.post-67331884099206420322023-01-02T04:21:00.006-08:002023-01-09T07:45:28.944-08:00Jeremy Parzen, eclettico ambasciatore del vino italiano in USA: il mio vino a tutto rock <table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjgOvZZUOky-dRmEAvfjXx4y1x1TJQGdXdFrL9keaXV5UOvoVckqggl-m2yFcVZC8tKnc1oMdosHOjKFZ4LkBn2RsNSl9kqDnmFL_bm21mAcJOHmvARSi_CPjG31DIx-mJsc9B2jXNc1SygrhgrfYHlLqGJGGYu-5jQrl7wLjPxH52iy7OV8kGhPulIkg/s1728/Jeremy%20Parzen%201.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1296" data-original-width="1728" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjgOvZZUOky-dRmEAvfjXx4y1x1TJQGdXdFrL9keaXV5UOvoVckqggl-m2yFcVZC8tKnc1oMdosHOjKFZ4LkBn2RsNSl9kqDnmFL_bm21mAcJOHmvARSi_CPjG31DIx-mJsc9B2jXNc1SygrhgrfYHlLqGJGGYu-5jQrl7wLjPxH52iy7OV8kGhPulIkg/w640-h480/Jeremy%20Parzen%201.jpg" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Jeremy Parzen </td></tr></tbody></table><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: center;"><br /></div><div><b>Jeremy Parzen</b> è nato a Chicago il 14 luglio 1967. Dopo aver ottenuto il suo dottorato di ricerca in letteratura italiana all'UCLA nel 1997 si è trasferito a <b>New York City </b>dove ha spostato la sua attenzione sul cibo e sul vino. Nel 1998 è stato capo scrittore di vini per l'edizione in lingua inglese de La Cucina Italiana. Nel 2007 ha lanciato il suo blog <a href="https://dobianchi.com/">DoBianchi</a>. Ha pubblicato innumerevoli articoli sull'enogastronomia italiana e firmato pubblicazioni su Decanter e Wine and Spirits, che lo ha nominato <b>Master of Place</b> nel 2017. Lavora come consulente nel settore del vino e della ristorazione dal suo ufficio di casa a Houston con la moglie e le figlie dedicando molto tempo alla sua passione per la musica. È stato nominato <b>ambasciatore</b> dell'Associazione Enotecari Professionisti Italiana (AEPI) nel 2018 per la sua grande conoscenza della vinificazione e la sua eccellenza nella comunicazione. </div><div><br /></div><div><br /></div><div><b><br /></b></div><div><b>Oggi vivi a Houston, in Texas, ma sei nato Chicago e ti sei laureato a Los Angeles. Illinois – California: 3000 km circa. Trasferirti in California è stato un tuo desiderio o lo hai fatto solo per studio? </b></div><div>Sono nato a Chicago ma i miei si trasferirono in California quando ero molto piccolo. Erano gli anni della grande <b>migrazione</b> dei borghesi verso l’ovest. Son cresciuto a San Diego e poi ho fatto l’università a Los Angeles. </div><div><br /></div><div><br /></div><div><b>Chicago è una città in cui si respira tanta musica (jazz, blues, soul, gospel) ma anche cultura teatrale e cinematografica. Nasce da qui la tua grande passione per l'arte dei suoni? </b></div><div>Negli anni ho avuto modo di tornare a Chicago spesso, sia per il vino che per gli amici e diversi componenti della mia famiglia. Città meravigliosa, sia per il food che per il blues. La mia passione per la musica nasce però con il primo ascolto dei <b>Beatles</b> a sette anni. </div><div><br /></div><div><br /></div><div><b>Ovunque vada, tra eventi e concorsi di vino, la stampa estera è sempre onorata e ossequiata. Siete consapevoli di essere molto fortunati ad avere la possibilità di viaggiare e conoscere a fondo uno dei paesi più sognati al mondo? </b></div><div>Sono venuto in Italia per la prima volta nel 1987 al terzo anno dei miei studi universitari. Già molto prima che venissi per il vino, sono venuto per studiare all’Università di Padova, poi alla Normale di Pisa e in Vaticano. Il vino è venuto molto dopo. Nel frattempo l’Italia mi aveva già donato tanto e mi sento fortunatissimo anche per questo. Come ho scritto recentemente sul mio Instagram, “<i>tramite la tua</i> <i>poesia, i tuoi dipinti, e i tuoi paesaggi, mi hai rivelato i segreti degli antichi</i>”. </div><div>Per questo e per le tante amicizie sarò eternamente grato. </div><div><br /></div><div><br /></div><div><b>Il tuo blog DoBianchi nasce con una mission. Ci spieghi quale? </b></div><div>Ho sempre cercato di dare voce ai vignaioli italiani e di offrire ai lettori anglofoni “<b>una finestra</b> <b>umanistica</b>”, una chiave di lettura dell’Italia del vino e non solo. </div><div><br /></div><div><br /></div><div><b>Da sempre la cultura enogastronomica italiana nel mondo eccelle per qualità e molte sono le imitazioni e le sofisticazioni delle sue materie prime. Una stampa estera preparata, informata e professionale può essere di aiuto per tutelare sia il consumatore che i prodotti d’origine? </b></div><div>Purtroppo il pubblico americano è poco attento ai prodotti <b><i>Italian Sounding</i></b> come si dice ormai. Secondo me il governo italiano dovrebbe impegnarsi ancora di più a istruire la stampa americana. La questione del “Parmesan vs Parmigiano Reggiano” e altri casi simili rimangono un <b>problema</b> e un ostacolo formidabile per i produttori italiani. </div><div><br /></div><div><br /></div><div><b>Baby Boomers, Millenians, Generazione X. Ormai il vino si vende per comparti generazionali. Gusti, abitudini, tendenze e consumi diversi. Tu che sei uno dei protagonisti dell’orientamento delle scelte di mercato, cosa vedi nel futuro prossimo delle vendite di vino italiano? </b></div><div>Il 2023 sarà sicuramente un anno <b>difficile</b> per il vino italiano negli USA a cause della crisi della logistica, dell’energia, e dei costi elevati per la materia prima come il vetro. Il prezzo della bottiglia sullo scafale sarà più alto rispetto agli anni di crescita della categoria. La cosa interessante del vino italiano secondo me è il fatto che ci sia qualcosa per tutti i <i><b>comparti</b></i>, dai naturaloni ai grandi collezionisti. I produttori che continuano a interagire in maniera robusta e quelli che sanno gestire bene la logistica saranno i protagonisti del settore, soprattutto in un momento in cui molti non vogliono più viaggiare per il vino negli USA perché i costi di viaggio sono anche quelli elevati. Ci vorrà chi ha volontà e <b>coraggio </b>di investire. </div><div><br /></div><div><br /></div><div><b>Il racconto del territorio, la storia, l’identità culturale, i borghi e le comunità. I consumatori hanno sempre bisogno di narrazione, di viaggi, di sogni in un calice oltre che bere vino di qualità? </b></div><div>Il vino italiano ha sicuramente una marcia in più perché la bottiglia italiana ti racconta sempre una <b>storia interessante</b> (mentre il vino francese, grazie al suo carattere omogeneo, è più monolitico). Il vino italiano ti trasporta virtualmente in Italia tra gastronomia e cultura, storie di persone e di luoghi. E quindi la comunicazione rimane sempre uno strumento fondamentale, anzi direi <i><b>sine qua non,</b></i> per i vignaioli italiani. </div><div><br /></div><div><br /></div><div><b>Il vino si fa sempre più identitario e le scelte sono orientate verso microzone quasi sconosciute per chi vive all’estero. Come si riesce a comunicare l’identità e il territorio italiano nel tuo paese? </b></div><div>Tra i professionisti e i collezionisti la <i>localizzazione</i> del vino è uno strumento importantissimo per la vendita e per la valorizzazione del prodotto stesso. Mentre i consumatori americani non saranno in grado di cogliere le sfumature delle microzone, gli addetti al lavoro usufruiscono facilmente e quotidianamente di queste info iperlocali. Ecco perché la figura del <b>sommelier</b> rimane un elemento indispensabile. </div><div><br /></div><div><br /></div><div><b>I vini rosati italiani sono tanti e sono ottimi. Ogni regione ha il suo fiore all’occhiello ma non decolla come le sue cugine bollicine. Come orientare le scelte estere verso questo prodotto? </b></div><div>Dal Pinot Grigio (quello vinificato tradizionalmente) al Rossese e al Cerasuolo… L’Italia del vino deve uscire dal paradigma <i>rosé</i> e <i>pink wine</i>, categoria dominata dai francesi ormai da più di mezzo secolo. Deve lanciarsi invece come <b>prodotto </b>autoctono e originale, elemento chiave per godersi l’Italia a tavola. I miei colleghi in Abruzzo stanno scoprendo che il Cerasuolo ha sempre un impatto maggiore quando chiamato appunto Cerasuolo anziché “rosé” o “rosato”. <b>Vino al vino</b>, come si suol dire. </div><div><br /></div><div><br /></div><div><b>Non tutti sanno che…</b> </div><div>Pochissimi sanno che l’<b>ampelonimo</b> Aglianico non deriva da ellenico. I termini appaiono contemporaneamente nel ’500 italiano e quindi l’uno non può essere una derivazione dell’altro. Il termine ellenico fu coniato proprio in quelli anni e visto che Aglianico sicuramente era già noto, l’ampelonimo probabilmente precede l’etnonimo. </div><div>E non chiedermi dell’etimologia del nome Sangiovese! (Non c’entra il “sangue di Giove”! Please!) </div><div>E non tutti sanno che ero il <b>chitarrista</b> e uno dei compositori principali del gruppo pseudofrancese i <b>Nous Non Plus</b>.</div><div><br /></div><div><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiLnoicZnP9r2nQl8iWMWRNaVjZVb-KPeY4ZXhsmHrJ0vmZZdszJ_nTAysCMM8beWEexcDwjUtHadBmK5ymSy7kXUYgyiCRuPRYCOeq9JDBEP5BtSYMnpM7qWFIPYP29n3YhtL_n1aNmTsJ3iac_MWrM1nmgTYN8pH1MC2yN9etrwnkxrrakghf_TwzsQ/s1728/jeremy%20parzen%202.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1152" data-original-width="1728" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiLnoicZnP9r2nQl8iWMWRNaVjZVb-KPeY4ZXhsmHrJ0vmZZdszJ_nTAysCMM8beWEexcDwjUtHadBmK5ymSy7kXUYgyiCRuPRYCOeq9JDBEP5BtSYMnpM7qWFIPYP29n3YhtL_n1aNmTsJ3iac_MWrM1nmgTYN8pH1MC2yN9etrwnkxrrakghf_TwzsQ/w640-h426/jeremy%20parzen%202.jpg" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Jeremy Parzen </td></tr></tbody></table><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /><div style="text-align: center;"><br /></div><div><i><span style="font-size: x-small;">Foto Credits: Marcello Marengo </span></i></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div>Tonia Papagnohttp://www.blogger.com/profile/12509628346813049259noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7499234627256501162.post-74909371439091846182022-12-21T01:54:00.000-08:002022-12-21T01:54:13.940-08:00Wine Writers: Maurizio Valeriani, il big director con il vino nella testa e la Sardegna nel cuore <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgauTKXKwtBPNjEpEoNkAZmCDSEQfbPZRbGv53SRu4IekCAbYkEjJklexjbUAnC8jDfxYhlwJ_tVP7uiCdaPwU0UZ2_a2TnKp2cmLrpZAwYILUfsGBwXEK0z5BJHmzpH3FJCHFQmGYtM4uAXFmb36rWhQzBaAkvazAXY215antHpeiscEM-yeJjJYeCow/s960/18118523_10209730256599562_2547864412382535815_n.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="960" data-original-width="720" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgauTKXKwtBPNjEpEoNkAZmCDSEQfbPZRbGv53SRu4IekCAbYkEjJklexjbUAnC8jDfxYhlwJ_tVP7uiCdaPwU0UZ2_a2TnKp2cmLrpZAwYILUfsGBwXEK0z5BJHmzpH3FJCHFQmGYtM4uAXFmb36rWhQzBaAkvazAXY215antHpeiscEM-yeJjJYeCow/w480-h640/18118523_10209730256599562_2547864412382535815_n.jpg" width="480" /></a></div><div style="text-align: center;"><br /></div><div><br /></div><div><div>Chi sono i più famosi <b>wine writers</b> italiani? Le penne più intriganti, appassionate, raffinate, rivoluzionarie o irriverenti si raccontano in una serie di interviste che svelano curiosità e aneddoti di vita quotidiana. </div><div><br /></div></div><div><br /></div><b>Maurizio Valeriani </b>è un giornalista enogastronomico, una laurea <b>cum laude</b> in Economia e Commercio all'Università La Sapienza di Roma, giudice del <b>Concorso Mondiale di Bruxelles</b> e giudice del Concorso Mondiale del Sauvignon, docente F.I.S.A.R. Ha una storia che comprende collaborazioni con Guide di settore. Per citare solo le ultime: Slow Wine (Responsabile per la Sardegna edizioni 2015 e 2016), I Vini de L'Espresso (vice-curatore e coordinatore nazionale edizioni 2017 e 2018), I Ristoranti d'Italia de L'Espresso (edizioni dalla 2010 alla 2018) ed i Ristoranti d’Italia del <b>Gambero Rosso</b> (edizione 2023). Ha collaborato con le testate: www.lucianopignataro.it, www.repubblica.it/sapori ed Epulae. Ha scritto alcuni articoli sul quotidiano Il Mattino e su www.slowine.it. Ha una passione sfrenata per quel piccolo continente che prende il nome di Sardegna, per le sue terre e per la sua gente. Dirige il magazine <b>Vinodabere</b> da 5 anni. <div><br /></div><div><br /></div><div><i><br /></i></div><div><i> "In fin dei conti il lavoro è ancora il mezzo migliore di far passare la vita." (Gustave Flaubert) </i></div><div><b>Dalla tua laurea in economia e commercio al mondo del vino. Come ci sei arrivato? Quanto ti appassiona questo lavoro? </b></div><div>Due cose apparentemente scollegate ma in realtà il mondo del vino (e quello più in generale dell’enogastronomia) è servito in un primo momento da rifugio dal mondo dei numeri. Poi gradualmente ha riempito le mie giornate fino a rappresentare per me, ormai da tanto tempo, una professione che svolgo con la passione e l’entusiasmo ancora degli inizi, nonostante aver ben chiaro che anche questo ambiente è uno spaccato della società, con gli stessi problemi, con gli stessi pregi e difetti di altri ambiti. </div><div><br /></div><div><br /></div><div><i>“La concretezza è spesso silenziosa, non ha bisogno di inutili parole.” (F. Caramagna) </i></div><div><b>Ti conosco come un uomo concreto, attivo e pieno di iniziative. Un carattere che hai ereditato o lo hai costruito con l’esperienza? </b></div><div>Penso di averlo ereditato un po’ da mio padre, anche se a me basterebbe essere anche solo un quarto di quello che è stato lui (per me esempio inarrivabile di intraprendenza, abnegazione e dedizione al lavoro e alla famiglia). Poi sicuramente anche l’esperienza aiuta. Ho sempre pensato che più fai e più hai voglia di fare. </div><div><br /></div><div><br /></div><div><i>"Et però credo che molta felicità sia agli homini che nascono dove si trovano i vini buoni." (Leonardo Da Vinci</i>) </div><div><b>C’è un luogo magico nella tua vita che si chiama Sardegna. È proprio lì che si trovano homini felici e vini buoni? </b>
Sì è esatto, c’è qualcuno che soffre di mal d’Africa, io soffro del mal di <b>Sardegna</b>, e cambio umore ed inizio a perdere la dimensione del tempo ogni volta che scendo dal traghetto, metto i piedi sull’<b>Isola</b> e respiro quell’aria fatta di macchia mediterranea e di tanti profumi, che cambiano durante la giornata. Terra di persone fantastiche, legate alle origini ed alle tradizioni, di diffidenza che si trasforma poi in grande ospitalità. I vini, poi, hanno raggiunto vette qualitative incredibili, ottenuti nella stragrande maggioranza dei casi nel rispetto del territorio e della natura. </div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div><br /></div><div><i>“Nulla è più complicato della sincerità.” (Pirandello) </i></div><div><b>La sincerità nel tuo lavoro di giornalista è necessaria. Il confine tra pubblicità e notizia è sempre percettibile? Come si gestiscono gli sponsor in un magazine di vino? È vero che, per questa difficoltà, non esiste un giornalismo del vino?</b>
Iniziamo dall’ultima domanda. Fortunatamente il giornalismo del vino esiste eccome, nonostante alcune recenti polemiche che però spesso nascono da particolari pulpiti.
Si fa molta confusione tra testate giornalistiche registrate (qual è <b>Vinodabere</b>, da me diretta) e blog.
Credo in ogni caso che anche su questo punto si misuri l’autorevolezza di una <b>testata</b> <b>giornalistica</b>. I lettori non sono affatto stupidi e sanno comprendere il confine tra recensione e marchetta ed alla lunga la professionalità premia. </div><div><br /></div><div><br /></div><div><i>"L’unico rimpianto della mia vita è di non avere bevuto abbastanza vino." (Hemingway) </i></div><div><b>Il tuo lavoro è fatto per lo più di viaggi, concorsi, degustazioni e assaggi. La tua esperienza in campo è vastissima. Il mondo della produzione del vino è cambiato in questi ultimi anni? E la acclamata identità oggi è un valore aggiunto o prioritario?</b> </div><div> Direi che, almeno in Italia, è cambiato il gusto e di conseguenza lo stile di produzione, che ricerca sempre più vini eleganti e di facile bevibilità, talvolta a scapito di struttura e complessità. Mi auguro che l’<b>identità</b> e la territorialità diventino sempre più (ed in parte è già avvenuto) parole concrete e non di propaganda. </div><div><br /></div><div><br /></div><div><i>“Crisi significa semplicemente che devi scegliere: non hai più scuse per rimandare o arrabattarti nel tuo mondo.” (F. Caramagna)</i> </div><div><b>La crisi è mondiale. Forniture di vetro a rischio, fonti energetiche rincarate, conflitto bellico alle porte. In questo quadro infelice cosa non dobbiamo più rimandare e come si tutela il mondo del vino?</b> </div><div>Non faccio il politico e non ho ricette da suggerire pur essendo un attento osservatore dei fenomeni in atto. </div><div><br /></div><div><br /></div><div><i>“Il segreto per essere un buon viaggiatore è amare un posto prima di arrivarci”. (F. Caramagna)</i> </div><div><b>C’è un viaggio o una vacanza che non dimenticherai mai? </b></div><div>Andalusia nel 2002, un fantastico giro nella parte più a sud dell’Europa Continentale con una luce d’Africa (data la vicinanza), le splendide città di Granada e Cordoba e gli straordinari vini ossidativi di Jerez. </div><div><br /></div><div><br /></div><div><i>“Quelli che rinunciano sono più numerosi di quelli che falliscono.” (Henry Ford) </i></div><div><b>A cosa non potresti mai rinunciare? </b></div><div>Alla mia<b> libertà</b> ed indipendenza di giudizio, ma anche alla scoperta di nuove realtà nel mondo del vino. Pur assaggiando più di diecimila vini l’anno ho sempre da imparare ed il fatto di non esaurire mai la conoscenza di questa materia è forse proprio il motivo del suo grande fascino. </div><div><br /></div><div><i><br /></i></div><div><i>“Una bottiglia di vino contiene più filosofia che tutti i libri del mondo.” (Louis Pasteur) </i></div><div><b>Qual è la bottiglia con dentro tutta la tua filosofia di vita? </b></div><div>Pur avendo un’incredibile passione per il mondo del vino sono dell’idea che questa materia debba essere trattata in maniera semplice con la finalità di godere appieno del liquido che abbiamo dentro il calice. Parliamo sì di cultura, ma di cultura materiale, perciò associarla ad una filosofia di vita per me è decisamente troppo. </div><div><br /></div><div><br /></div><div><i>“La vita è come una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita!” (Tom Hanks in Forrest Gump) </i></div><div><b>Qual è la cosa migliore che ti potrebbe capitare ora o in futuro? </b></div><div>Si chiudono porte e si aprono portoni, spesso le cose migliori arrivano da situazioni che non ti aspetti o comunque da individui a cui non pensi. Sarei felice se tutte le persone (per molte già sta accadendo) che hanno contribuito al successo di <b>Vinodabere</b> siano conosciute ed apprezzate per la professionalità con cui operano nel mondo del vino. </div><div><br /></div><div><br /></div><div><b>Non tutti sanno che…</b> </div><div>Sono un inguaribile rompiscatole.</div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi_8gOxUYq9smNzVnb7QM8KqE4qax5rrfbK2sJa4JwhPYPRCQPQoPDQ4Dmg4LmO1R8YhR9fnm8Q_VPj2pwdryz9ju07HX-bC7AVeod4B-sS3GHu74rK8CjwUz0mXxqairvXHKhgT0QGB6hyFYiecb6jXqv6kmV0lbbG316LvD3xHKsBkXaf3xgkvM4luw/s1440/foto%202.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1080" data-original-width="1440" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi_8gOxUYq9smNzVnb7QM8KqE4qax5rrfbK2sJa4JwhPYPRCQPQoPDQ4Dmg4LmO1R8YhR9fnm8Q_VPj2pwdryz9ju07HX-bC7AVeod4B-sS3GHu74rK8CjwUz0mXxqairvXHKhgT0QGB6hyFYiecb6jXqv6kmV0lbbG316LvD3xHKsBkXaf3xgkvM4luw/w640-h480/foto%202.jpg" width="640" /></a></div><br /><div style="text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: center;"><br /></div><div><br /></div>Tonia Papagnohttp://www.blogger.com/profile/12509628346813049259noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7499234627256501162.post-14367674923510006012022-12-08T01:40:00.003-08:002022-12-20T22:59:38.225-08:00Wine Writers: Carlo Macchi, il futuro di Winesurf? Un magazine sempre più libero e indipendente <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiCrNeOnEsHNFBXOCRDxB3KmtOTKom9WHdqHz7uZ2wI49uLL6AyqPO519f_3zFzy9fs-a5TvVEtALjcVtcbVuFzAoGlYPijenKwJj8VXvNosb2tN3MLzfM92c7K4uP2-8yNaUC_A955CN_jvz1Xu8agm1uXAz8yl0MDs7Di6G24aRwPdESNK6FgAQcFXA/s3543/carlo%20macchi%20(1).jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2362" data-original-width="3543" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiCrNeOnEsHNFBXOCRDxB3KmtOTKom9WHdqHz7uZ2wI49uLL6AyqPO519f_3zFzy9fs-a5TvVEtALjcVtcbVuFzAoGlYPijenKwJj8VXvNosb2tN3MLzfM92c7K4uP2-8yNaUC_A955CN_jvz1Xu8agm1uXAz8yl0MDs7Di6G24aRwPdESNK6FgAQcFXA/w640-h426/carlo%20macchi%20(1).jpg" width="640" /></a></div><div style="text-align: center;"><br /></div><div><br /></div><div>Chi sono i più famosi wine writers italiani? Le penne più intriganti, appassionate, raffinate, rivoluzionarie o irriverenti si raccontano in una serie di interviste che svelano curiosità e aneddoti di vita quotidiana. </div><div><br /></div><b>Carlo Macchi</b> è nato a Firenze. Laureato in Filosofia è entrato nel campo dell'enogastronomia nell'anno 1987. Ha collaborato e collabora con molte importanti guide e riviste italiane ed estere del settore. Ha scritto libri e creato una nuova guida sui vini. E’ stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo. Ha partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui ha anche provato a superare, senza riuscirci, quello di Master of Wine. Dirige <b>Winesurf </b>da più di 16 anni. <div><br /></div><div><br /></div><div><i><br /></i></div><div><i>“L’inizio è la parte più importante del lavoro.” (Platone) </i></div><div><b>Come ha cominciato Carlo Macchi? E qual è stato il tuo esordio nel mondo del vino? </b></div><div>Mi ricordo, ero assieme agli ultimi dinosauri e stavano cadendo meteoriti dal cielo. In effetti non sono entrato nel mondo del vino in quell’epoca ma poco dopo. Ci sono arrivato come responsabile di una condotta dell’allora <b>Arcigola</b> (oggi Slow Food). Era il 1987 e forse non mi sono mai divertito così tanto in vita mia come in quegli anni. Organizzavamo le cose più folli e anche le più serie: Dalle cene <i>con i</i> <i>comunisti a mangiare i bambini</i> a manifestazioni per migliorare le mense ospedaliere e scolastiche. Al vino ci sono arrivato <i>per forza</i>: un responsabile Arcigola doveva conoscere assolutamente il vino, specie se vive in Chianti Classico e ha a un tiro di schioppo Montalcino, Montepulciano, San Gimignano. Mi ricordo che il primo corso che organizzai, a cui partecipai pure io, aveva come insegnanti Sandro Sangiorgi e Marco Sabellico. </div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><i>“La vita o si vive o si scrive, io non l’ho mai vissuta, se non scrivendola.” (Pirandello) </i></div><div><b> Hai vissuto la tua vita scrivendo o vivendola? </b></div><div>Oddio, spero di averla vissuta, anche perché sono anni che devo scrivere un libro <i>serio</i>, che non tratta di vino, e ancora non ho trovato il tempo. Non essendo poi molto bravo a scrivere avrei narrato e quindi vissuto proprio una vita di cacca. Ora che ci penso però da quattro anni ho la certezza di averla vissuta: la certezza si chiama Clara, la mia nipotina. Diventare nonno per me è stato come vincere 10 premi Nobel. Ho scoperto che tutto quello che ho fatto e non scritto ha portato a qualcosa di unico e irripetibile. </div><div><br /></div><div><i><br /></i></div><div><i>“Colui che conosce gli altri è sapiente, colui che conosce se stesso è illuminato.” ( Lao Tzu) </i></div><div><b>Pensi di conoscerti bene? Come ti descriveresti in soli tre aggettivi? </b></div><div>Conosco i miei difetti benissimo, quello è il mio maggior pregio. Scherzi a parte penso di conoscermi bene, infatti spesso non mi sopporto. Vabbè ora serio, giuro: Se dovessi scegliere tre aggettivi, direi onesto, sognatore, caparbio. </div><div><br /></div><div><br /></div><div><i>“L’ironia è la più alta forma di intelligenza e di difesa. Non cambia le cose ma ti insegna a riderci sopra invece di piangerti addosso.” (M.Licenza)</i></div><div><b>Sei un fan dell’ironia. Il rischio è quello di non essere preso sul serio? Ti è capitato di non essere capito?</b> </div><div>Mia moglie per anni ha detto ai miei figli: <i>Attenti, quello che dice babbo va interpretato, lui scherza</i> <i>sempre</i>. Questo è un esempio ma potrei fartene decine. Di solito, quando sono in situazioni dove nessuno, ma proprio nessuno, mi conosce faccio la persona serissima, ma quando capisco (magari sbagliando) che c’è spazio per una battuta non perdo l’occasione. Mi pare fosse Chaplin quello che diceva <i>chi non ride mai non è una persona seria. </i>Mi reputo una persona seria, non seriosa. Inoltre una battuta ti aiuta sempre a toglierti da situazioni difficili, almeno spero. </div><div><br /></div><div><br /></div><div><i>Presto, portami un bicchiere di vino, in modo che io possa bagnare la mia mente e dire qualcosa di intelligente” (Aristofane) </i></div><div><b>Cosa pensi delle differenti opinioni dei tuoi colleghi sul giornalismo del vino? E qual è il tuo parere in merito alla sua inesistenza? </b></div><div>Per me il discorso è semplice: un giornalista si informa, controlla le fonti e poi scrive. Dall’altra parte c’è il lettore che compra il giornale per leggere quello che ha scritto il giornalista e non il <i>responsabile</i> della notizia, che paga perché venga pubblicata. Il giornalismo (non parlo di iscritti o meno all’ordine) non può dipendere da chi ti fornisce la notizia ma da quello che la legge e paga per farlo. Se tu, nel mondo del vino o in qualsiasi altro settore, scrivi perché sei pagato (o speri di essere pagato) da quello di cui hai scritto non sei un giornalista, non dai una notizia, non fai informazione ma pubblicità. Credo che nel nostro mondo ci siano pochi giornalisti, ma ci siano. Tanti bellissimi articoli che troviamo ogni giorno, scritti da colleghi italiani e esteri lo stanno a dimostrare. Chi dice che non esistono o è<b> male informato</b> o è volutamente male informato. </div><div><br /></div><div><i><br /></i></div><div><i>“Non c'è alcuna crisi energetica, solo una crisi di ignoranza.” (R. B. Fuller) </i></div><div><b> Anche il mondo del vino sta affrontando la crisi energetica, conflitti bellici e aumento delle materie prime. Cos’è che preoccupa maggiormente il settore vitivinicolo?</b> </div><div>Le preoccupazioni sono moltissime ma quello che credo possa essere pernicioso è la perdita di interesse per il vino, dovuta sia al <i>fattore alcol</i> che al prezzo e alla crescita di altre bevande meno care e più <i>trendy</i>. Non nascondiamoci dietro un dito: nel vino c’è l’alcol, che non è certo un medicinale e prima o poi dovremo fare i conti con questa realtà. Se prendi la demonizzazione dell’alcol, aggiungi la diminuzione costante del potere d’acquisto con i prezzi del vino in crescita e mescoli il tutto con bevande strane e zuccherate a prezzi teoricamente più bassi ma promosse ovunque, ottieni un <b>calo</b> <b>verticale della domanda</b> ma soprattutto una specie di disinteresse modello <i>volpe e uva</i>: dove non arrivo non mi interessa. </div><div><br /></div><div><i><br /></i></div><div><i>“Non sono rari gli storici francesi per i quali la storia del mondo è un episodio della storia di Francia.” (Nicolás Gómez Dávila)</i> </div><div><b>Per la produzione di vino, meno quantità - più qualità sembra un assioma superato. Oggi si dice: meno quantità - più identità. Perché arriviamo sempre dopo la Francia?</b> </div><div>Siamo noi che li facciamo andare avanti per vedere se vanno a sbattere. Scherzi a parte, la Francia rispetto a noi mostra, verso l’estero, una maggiore unità d’intenti e riesce a presentarsi al mondo, almeno apparentemente, unita. Da noi le cose non vanno così, se non ci dividiamo non siamo felici.
Sul discorso meno quantità più identità provo a fare un discorso che covo da tempo, perché per me c’è un grosso fraintendimento. Maggiore <b>identità </b>vuol dire non solo promuovere un vino di territorio ma il territorio stesso. Il messaggio cambia e da <i>assaggia il mio vino e senti quanto è buono</i> diventa <i>vieni</i> <i>nel mio territorio ad assaggiare il mio vino</i>, oppure <i>assaggiando il mio vino non potrai non venire nel mio</i> <i>territorio</i>. Il grosso nodo che nessuno sembra vedere è che da consumatori ci stiamo lentamente trasformando in viaggiatori, che lavorano solo per andare da qualche parte a spendere quello che hanno guadagnato. Siamo consumatori solo nel senso che consumiamo il territorio di altri, a vicenda. E proprio perché non siamo a casa nostra ci sentiamo in dovere di agire, magari senza il minimo senso civico. Questo succede, per esempio in Chianti Classico e in Langa dove il riconoscimento <b>Unesco</b> sta creando, paradossalmente, dei problemi.
Per quanto riguarda l’<b>unicità nel vino</b>: io posso valutare la qualità di un vino ma non l’unicità, perché, non conoscendo ogni vigneto, ogni microclima, devo fidarmi di quello che mi dice il produttore. <i>Il mio vino è unico</i> magari è verissimo ma non posso avere la prova che sia anche il migliore che si può fare in quel luogo, con quelle uve. Magari a causa di un’annata caldissima ho delle uve troppo mature, che da sole danno un <i>vino unico</i>, ma assieme ad altre uve, magari di zone vicine, darebbero un vino migliore. Le MGA o UGA da questo punto di vista andrebbero ritarate e considerate anche come blend di uve di vari territori vocati, non di singoli cru. </div><div><br /></div><div><i><br /></i></div><div><i>“Se vuoi conoscere la vera natura di un uomo, devi dargli un grande potere.” (Pittaco) </i></div><div><b>Se potessi scegliere un superpotere, quale vorresti? </b></div><div>Lasciando da parte la vista a raggi X per vedere le donne nude?
In realtà c’è bisogno di una risposta seria. C’ho pensato parecchio ma alla fine non ne vorrei nessuno. Se avessi un superpotere dovrei usarlo per migliorare la vita di tutti ma questo sarebbe impossibile. Per esempio, avevo pensato al potere di rendere inattiva, all’occorrenza, qualsiasi arma, dalle bombe atomiche ad un semplice bastone. Ma magari gli uomini troverebbero altre armi immateriali, come il potere del denaro, per rendere gli altri schiavi e così il mio superpotere non servirebbe a niente. In un mondo cosi complesso e dove tutto si incrocia e si rapporta, un solo superpotere non ha potere. </div><div><br /></div><div><br /></div><div><i>“Una bottiglia di vino contiene più filosofia che tutti i libri del mondo.” (Louis Pasteur) </i></div><div><b>Qual è la bottiglia con dentro tutta la tua filosofia di vita? </b></div><div>Quella che berrò domani, o dopodomani, o tra un mese. Per me il vino è curiosità, scoperta, storia, tradizione, genio, fatica, sogno. Quando faranno un vino che contiene queste e altre mille cose allora avrò trovato quella bottiglia. Intanto è bello avere migliaia di bottiglie e la mia filosofia di vita che suggerisce: <i>Apri quella!</i></div><div><br /></div><div><i><br /></i></div><div><i>“Non conta da dove vieni, ma dove stai andando.” (Ella Fitzgerald) </i></div><div><b>Cosa vedi nel tuo futuro? E dove andrai?</b> </div><div>Il compianto Gianni Mura diceva di usare la palla di lardo per vedere nel futuro. Io devo essere molto più modesto e quindi posso, al massimo, usare una pallina di pane, con risultati però immaginabili. Ma visto che sono un sognatore mi piacerebbe molto che quello che abbiamo iniziato a fare da pochi mesi avesse un grande successo e segnasse una strada per tutto il giornalismo online: sto parlando dell’abbonamento annuale che serve per consultare la nostra guida vini e molti altri articoli di <b>Winesurf</b>. Sarebbe un sogno e anche un ritorno alle origini: il<b> giornalista affidabile</b>, serio, scrive senza condizionamenti e vive grazie ai lettori che pagano per avere delle buone, serie e affidabili informazioni. Dove andrò? Spero di ritrovarmi tra 15-20 anni a festeggiare i grandi traguardi raggiunti dai miei figli e soprattutto da mia nipote. A quel punto potrei scriverci anche un articolo, magari l’ultimo, ma quello che uno sogna per tutta la vita di scrivere (e qui si ritorna all’inizio). </div><div><br /></div><div><br /></div><div><b>Non tutti sanno che... </b></div><div>Non so se rispondo a tono ma non tutti sanno che mia moglie è molto più brava di me nell’assaggiare il vino (non è che ci voglia molto). Ha un naso finissimo e molte volte mi rivolgo a lei per avere un quadro aromatico chiaro e trarne conseguenze. Del resto è figlia di un enologo e io di un signore che vendeva macchine per cucire.</div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhzlBXn4sDPR4fPDmDmodIe783Z985xGeYFe28VPdrPl1QSh9To2kefkKnTDIhUwNLJLksByYICG7XJawh9enXJ2WQAhuylnBNOgINGv6b7dQFuAQUtcaE_0tN0owOdn2Lc7Uirksv1uuxD94GlRWID8BfbKxx2PANas1eBrHzrV7kOznLLBFdkFLHzHw/s600/carlo%20macchi.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="550" data-original-width="600" height="586" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhzlBXn4sDPR4fPDmDmodIe783Z985xGeYFe28VPdrPl1QSh9To2kefkKnTDIhUwNLJLksByYICG7XJawh9enXJ2WQAhuylnBNOgINGv6b7dQFuAQUtcaE_0tN0owOdn2Lc7Uirksv1uuxD94GlRWID8BfbKxx2PANas1eBrHzrV7kOznLLBFdkFLHzHw/w640-h586/carlo%20macchi.jpg" width="640" /></a></div><br /><div style="text-align: center;"><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div>Tonia Papagnohttp://www.blogger.com/profile/12509628346813049259noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7499234627256501162.post-87828711028202407092022-12-02T00:20:00.002-08:002022-12-09T01:35:51.530-08:00Wine Writers: Roberto Giuliani: la mia vita? Reflex, Musica e Nebbiolo <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhcknfu9l4BFVA_wsMLCGTTB8xSYfW3aKFLWsip_OTLJqDx1xTk8JJSNPnVR2PQhBYyvyKQeIn5f9uuMDZkv5TFO1z7oi_mhb62xz1shMi39ezbbQeGRAQhv2oWvjMJF50pnEjLFnPnExEnkP1uYMrfXVoYj66o3bR7YGZnJuURpeo6JRUShrgmsPM5CA/s452/aa_me_specchio.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="384" data-original-width="452" height="544" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhcknfu9l4BFVA_wsMLCGTTB8xSYfW3aKFLWsip_OTLJqDx1xTk8JJSNPnVR2PQhBYyvyKQeIn5f9uuMDZkv5TFO1z7oi_mhb62xz1shMi39ezbbQeGRAQhv2oWvjMJF50pnEjLFnPnExEnkP1uYMrfXVoYj66o3bR7YGZnJuURpeo6JRUShrgmsPM5CA/w640-h544/aa_me_specchio.jpg" width="640" /></a></div><br /><div style="text-align: center;"><br /></div><div>Chi sono i più famosi wine writers italiani? Le penne più intriganti, appassionate, raffinate, rivoluzionarie o irriverenti si raccontano in una serie di interviste che svelano curiosità e aneddoti di vita quotidiana. </div><div><br /></div><div><b>Roberto Giuliani</b>, figlio di un musicista e una scrittrice, è rimasto da sempre legato a questi due mestieri pur avendoli traditi per trent’anni come programmatore informatico. Ma la sua vera natura non si è mai spenta del tutto, tanto che sin da ragazzo si è appassionato alla fotografia e venticinque anni fa è rimasto folgorato dal mondo del vino, si è diplomato sommelier e con Maurizio Taglioni ha fondato <b>Lavinium,</b> una delle prime riviste enogastronomiche del web, alla quale si dedica tutt’ora anima e corpo in qualità di direttore editoriale. Collabora anche con altre riviste web e ha contribuito in più occasioni alla stesura di libri e allo svolgimento di eventi enoici. Dal 2011 fa parte del gruppo Garantito Igp. </div><div><br /></div><div><br /></div><div><i><br /></i></div><div><i>“Ogni bambino è un’artista. Il problema è poi come rimanere un’artista quando si cresce.” (Pablo Picasso) </i></div><div><b>Sei cresciuto tra musica e libri. L’arte come eredità è stata una fonte di ispirazione per la tua vita o una forma naturale di libertà?</b> </div><div>Direi
ambedue le cose. Già all’età di 13 anni, avevo l’abitudine di uscire di nascosto poco prima dell’alba e girare per le vie di Roma con una radiolina impostata su
<i>The Voice of America</i>, un canale
statunitense che trasmetteva jazz fantastico. Cinquanta anni fa percorrere le strade
del mio quartiere non era pericoloso, mi divertivo ad osservare la città che
prendeva vita osservando i corrieri, i postini, i fattorini dei mercati rionali
impegnati nei loro rituali gesti di mestiere. Si viveva più sereni ed io ero un
ragazzo felice. In seguito, con gli anni
a venire, ho vissuto in parallelo il <b>senso di libertà </b>e la passione per arti e lavori
che sarebbero poi diventati l’oggetto del mio impegno futuro. </div><div><br /></div><div><br /></div><div><i>“Si usano gli specchi per guardarsi il viso e si usa l’arte per guardarsi l’anima.” (George Bernard Shaw)</i> </div><div><b>Considerando la tua passione per l’arte fotografica, cosa vedi di te riflesso in uno specchio e cosa in un tuo scatto fotografico.</b> </div><div>Allo
specchio vedo un uomo irrequieto mai soddisfatto ma sempre pronto a reagire ai momenti di difficoltà attraverso viaggi, racconti fotografici o narrazione
di luoghi e persone soprattutto legate al mondo del vino. Dei miei scatti amo, in
modo particolare, i paesaggi ma sono compiaciuto anche quando, con il mio <b>occhio
fotografico,</b> riesco a cogliere l’anima di chi ritraggo svelandone una parte
più intima e nascosta. La fotografia per me deve avere una capacità evocativa,
un alto contenuto comunicativo e possedere il dono di suscitare emozioni e ricordi.</div><div><br /></div><div><br /></div><div><i>“I computer sono inutili. Essi possono dare solo risposte.” (Pablo Picasso) </i></div><div><b>Dal tuo lavoro di informatico alla tua passione per il vino. Come sei approdato in questo mondo così singolare?</b> </div><div>Di fatto il vino mi ha accompagnato tutta la vita ma ho sentito il desiderio di approfondire la conoscenza solo negli anni '90 frequentando un corso di sommelier AIS e poi cogliendo al volo l'opportunità di collaborare con Maurizio Taglioni alla realizzazione di <b>Lavinium. </b>La mia capacità di<b> informatico</b> mi ha permesso di divulgare attraverso il computer i contenuti del magazine al meglio. </div><div><br /></div><div><br /></div><div><i>“Camminare con quel contadino che forse fa la stessa mia strada, parlare dell’uva, parlare del vino che ancora è un lusso per lui che lo fa.” (Rino Gaetano) </i></div><div><b>Scrivere di vino è camminare per le vigne, raccontare, scoprire, viaggiare, studiare. Hai un ricordo particolare che vorresti condividere con i lettori? </b></div><div>Difficile
raccontare una sola esperienza delle tante che mi hanno fortemente coinvolto. Quello
che posso dire è che il Piemonte e in particolare le <b>Langhe</b> sono stati
in qualche modo la culla del mio amore per il vino e soprattutto per il
<b>nebbiolo</b>, un vitigno che a mio avviso ha qualcosa di veramente unico e
inimitabile. Se devo citare qualcuno che più di ogni altro mi ha fatto sentire
a casa condividendo l’ottimo vino, il buon cibo, la musica e la scrittura è <b>Alfonso
Rinaldi</b>, un piccolo ma immenso vignaiolo interprete magnifico dell’<b>Erbaluce</b>
in quel di Suno, nel Novarese. Alfonso è davvero speciale, da sempre innamorato
perso per il rock dei tempi dei Led Zeppelin, Deep Purple e Gun’s and Roses. La
sua casa è un museo di oggetti e immagini legate a quell’epoca musicale e non c’è giorno che non abbia indosso una maglietta che ritragga uno dei gruppi
che lui predilige. Con lo stesso amore si è dedicato alla sua vigna “Costa di
Sera dei Tabacchei” per oltre trent’anni, dalla quale ha ricavato un solo straordinario vino del cui valore è stato sempre inconsapevole, tanto da
averlo venduto a prezzi davvero irrisori. Ma lui è così: un puro e non gli
interessa la notorietà o aumentare i profitti. E’ felice quando la gente apprezza
il suo vino e si reca da lui per acquistarlo. Punto. Con lui ho festeggiato i miei 60
anni e i suoi 80.</div><div><br /></div><div><br /></div><div><i>“Il prossimo anno la ripresa. Proprio adesso che ci eravamo abituati alla crisi!” (Fabrizio Caramagna)</i> </div><div><b>Tra un conflitto bellico ancora in corso e prezzi energetici che aumentano, il mondo del vino è in continua tensione. Quali sono oggi le opportunità e quali le problematiche da affrontare. </b></div><div>So di
andare contro corrente ma io ritengo che invece di deridere colui che ha
proposto una <b>decrescita felice (Serge Latouche) </b>bisognerebbe riflettere sui danni che sta
facendo questo consumismo dissennato e senza limiti che, purtroppo, ha
abbracciato anche il mondo del vino. Basti pensare, anche nel nostro Paese, a
quanti territori sono stati letteralmente trasformati in monocoltura. Oggi si
produce vino per venderlo in tutto il mondo: in Cina, in Giappone, in Vietnam,
in Russia, in India. La visione collettiva è questa: nascono nuove realtà ogni
giorno e tutte con mire espansionistiche. Il vino non è un’automobile, è un
prodotto della terra e come tale richiede rispetto e soprattutto una diversa
visione. La vite deve vivere in un ecosistema sano, per fare questo non si
possono creare colline dove non ci sono, non si possono sfruttare terreni fino
a distruggerne la loro esistenza per mero scopo redditizio. Eppure questo è ciò
che sta accadendo in molti territori. Ci siamo talmente abituati a vivere così
da considerarlo normale e giustificabile. La storia ci insegna che tutto si
espande e si contrae. Questo non va mai dimenticato e l’idea di poter
trasformare a piacimento un paesaggio in base alle esigenze del momento è
folle. Qualunque conflitto esista sul pianeta è legato sempre alle stesse
ragioni, il desiderio di appropriarsi delle risorse degli altri. Il mondo del
vino è in tensione? Si cominciasse a riflettere se questo modello può essere
portato avanti ancora, senza conseguenze drammatiche per tutto il pianeta. </div><div><br /></div><div><br /></div><div><i>“Il vino fermenta. La stupidità mai.” (Proverbio russo) </i></div><div><b>Ti è mai capitato di incontrare e, dunque, gestire la stupidità di qualcuno sulla tua strada? </b></div><div>Per
fortuna solo in modo molto marginale. Ma non ho mai permesso che la stupidità
degli altri mi danneggiasse impedendomi di perseguire i miei sogni o i miei
obbiettivi.</div><div><br /></div><div><br /></div><div><i>“In questa vita bisogna essere un po’ Santi e un po’ Eroi.”
(Eduard Leon Word) </i></div><div><b>Se potessi scegliere un superpotere quale vorresti? </b></div><div>Ho già un superpotere: riesco a trovare sempre una energia
vitale e ottenere soluzioni concrete quando devo affrontare e risolvere
difficoltà e momenti difficili. Li supero in positivo grazie alla mia
personalità creativa e ad un carattere determinato. Una eredità che sicuramente
devo a mia madre che a quasi 96 anni ha ancora voglia di scrivere racconti.</div><div><br /></div><div><i><br /></i></div><div><i>“Una bottiglia di vino contiene più filosofia che tutti i libri del mondo.” (Louis Pasteur) </i></div><div><b>Qual è la bottiglia con dentro tutta la tua filosofia di vita? </b></div><div>È difficile rispondere e scegliere tra le varie aziende e bottiglie straordinarie.
Però posso confermarti che il <b>nebbiolo</b> ha, in assoluto, un altissimo livello
di gradimento. C’è qualcosa di affascinante e misterioso in questo vitigno che
pervade tutti i miei vasi sanguigni anche quelli più periferici e ci riesce in
Langa come in Valtellina, a Carema come a Boca o in Valle d’Aosta. I migliori
riescono davvero a farmi sentire in uno stato di grazia, in perfetta sintonia con
le mie emozioni più profonde. </div><div><br /></div><div><br /></div><div><i>“Sono interessato al futuro perché vi passerò il resto della mia vita.” (Charles Franklin Kettering) </i></div><div><b>Dove pensi di passare il resto della tua vita? </b></div><div>Al momento, per ragioni familiari, non progetto grandi cambiamenti. Mi piacerebbe, tuttavia, una vita più itinerante, mi sento più cittadino del mondo che bisognoso di mettere radici. Anche se, ammetto, amo molto tornare nei luoghi che mi hanno emozionato. </div><div><br /></div><div><br /></div><div><b>Non tutti sanno che </b>… </div><div>Che il silenzio è un bene prezioso e sempre più raro. E' il respiro dell’universo, lo abbiamo cancellato dalla nostra vita, non possiamo più ascoltarlo, nemmeno chiusi in casa con tutti i dispositivi e la domotica che ci circonda. Eppure senza di esso la musica non esisterebbe. <i>La musica è il vino che</i> <i>riempie il calice del silenzio. (Fripp)</i> Mi piace ricordarlo. </div><div><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjahGUA9dcxjaGqyTnE4NHXBqPbEk0Kw3e9P12E7DeqMzCNftE-9rUEEPbCpAFJoVMixnYfumkuVM1rlEztLrjzWRfDKNS2dsFTILUx3EZZoekP5mBm2SQFG38_R_vNgDHHL5XR2mqQq1o3OwbKJX0c3YXjxGWr_M79OLaodhxeOKHFCmHPnthFz40UxA/s602/io_5_5_2010.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="602" data-original-width="400" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjahGUA9dcxjaGqyTnE4NHXBqPbEk0Kw3e9P12E7DeqMzCNftE-9rUEEPbCpAFJoVMixnYfumkuVM1rlEztLrjzWRfDKNS2dsFTILUx3EZZoekP5mBm2SQFG38_R_vNgDHHL5XR2mqQq1o3OwbKJX0c3YXjxGWr_M79OLaodhxeOKHFCmHPnthFz40UxA/w426-h640/io_5_5_2010.jpg" width="426" /></a></div><br /><div style="text-align: center;"><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div>Tonia Papagnohttp://www.blogger.com/profile/12509628346813049259noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7499234627256501162.post-72289580200180185232022-11-28T00:29:00.004-08:002022-12-09T01:36:10.867-08:00Wine Writers: Angelo Peretti, lo strategist del vino identitario<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEipTh_qMv8XsxZF2CR5we2lqixe0bFX8elKwL0TFhpHJpN9okzv_XnCPKYz6aBXxW4e2f6IfIKP3PpOK3PWWznIqbqxVT7zvxakWyb_bBzwUnCpnOVjJB3c7O3r3acz1VDzsEUa71yjNstUqKDiFtvi24nqI83oK3bZqZtPuXHtotHljCyZ5Gz57YVu5w/s4982/unnamed%20(1).jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="3322" data-original-width="4982" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEipTh_qMv8XsxZF2CR5we2lqixe0bFX8elKwL0TFhpHJpN9okzv_XnCPKYz6aBXxW4e2f6IfIKP3PpOK3PWWznIqbqxVT7zvxakWyb_bBzwUnCpnOVjJB3c7O3r3acz1VDzsEUa71yjNstUqKDiFtvi24nqI83oK3bZqZtPuXHtotHljCyZ5Gz57YVu5w/w640-h426/unnamed%20(1).jpg" width="640" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div>Chi sono i più famosi <b>wine writers</b> italiani? Le penne più intriganti, appassionate, raffinate, rivoluzionarie o irriverenti si raccontano in una serie di interviste che svelano curiosità e aneddoti di vita quotidiana. <div><br /></div><div><b>Angelo Peretti</b> è un giornalista pubblicista, collabora dal 1979 con numerose testate. È direttore responsabile di InternetGourmet.it. Ha pubblicato vari libri dedicati all’ambito gastronomico e vinicolo e ha collaborato con alcune delle più note guide italiane dei settori del vino, della ristorazione, dell’olio extravergine di oliva. Ha inoltre elaborato progetti di posizionamento strategico per alcuni consorzi di tutela. </div><div><br /></div><div><br /></div><div><i>“Il tuo lavoro occuperà gran parte della tua vita, e l’unico modo per essere davvero soddisfatto è fare un lavoro che consideri fantastico. E l’unico modo per fare un lavoro fantastico è amare quello che fai.” (Steve Jobs)</i> </div><div><b>Come è approdato in questo <i>fantastico</i> mondo del vino? Qual è stata o qual è la sfida più difficile del suo lavoro e perché dovremmo scegliere di leggere il suo Internet-Gourmet.</b> </div><div>Nel 1986, <b>Giorgio Gioco</b>, il cuoco e proprietario del ristorante 12 Apostoli di Verona, tra i primi in Italia a ricevere la stella Michelin, mi chiamò a far parte del gruppo di lavoro di un libretto sui pesci e sulla cucina di pesce del lago di Garda. Avevo ventisette anni e scrivevo di cronaca e di tradizioni locali per il quotidiano veronese <b>L’Arena</b>. Ci rendemmo conto che il libro aveva bisogno di un capitoletto sui vini gardesani. Gioco affidò l’incarico a me. Fu il mio primo testo sul vino, non ho più smesso di scriverne. Negli anni Novanta fondai la condotta gardesana di Slow Food e nel 2001 incominciai a collaborare con la guida dei Vini d’Italia, che era edita insieme con il Gambero Rosso. Eravamo nel pieno dell’ondata di parkerizzazione del vino italiano: andavano affermandosi i vinoni concentrati, alcolici e tannici. Per un po’ ne fui affascinato anch’io ma me ne disamorai molto presto. Nel 2003, dopo aver detto in un convegno che non avrei mai aperto un blog, ne fondai uno. Si chiamava I Ghiottoni, che era il nome di una micro casa editrice messa in piedi con due amici cuochi, Isidoro Consolini e Flavio Tagliaferro. Pubblicavamo libri sulla storia della cucina gardesana, ma sul blog scrissi sempre più di vino. Poi Flavio si trasferì in America e chiudemmo I Ghiottoni. Io volli dare vita a una testata giornalistica indipendente che ne replicasse il logo: la I divenne Internet e la G diventò Gourmet. <b>InternetGourmet</b> nacque così, nel 2006. Tre anni dopo, nel 2009, pubblicai il mio “Elogio del vinino – ovvero – Manifesto per la piacevolezza dei vini da bere”. Eravamo ancora nell’epoca dei vini “grossi”, invece io teorizzavo un vino territoriale fatto per essere bevuto, magari semplice, però mai banale, e comunque sempre<b> fortemente identitario</b>. Se ne discusse molto. Restai minoritario, ma continuai per la mia strada, che ora è condivisa da molti. Lo spirito d’indipendenza di allora e l’idea di supremazia della piacevolezza continuano a contraddistinguere InternetGourmet. Credo che il contenuto maggiore della mia sfida personale sia la coerenza: scegliere una via e percorrerla con determinazione, sapendo che ha un costo e che posso apparire antipatico. Chi mi legge, e grazie al cielo sono moltissimi, anche all’estero, credo che mi apprezzi per questo.</div><div><br /></div><div><br /></div><div><i>“I giorni indimenticabili della vita di un uomo sono cinque o sei in tutto. Gli altri fanno volume.” (Flaiano)</i> </div><div><b>Quali sono i suoi giorni indimenticabili? </b></div><div>Nel mio percorso di conoscenza del vino, ci sono due momenti che restano indelebili, perché hanno rappresentato altrettante svolte fondamentali. Sono legati a due vini. Più di venti anni fa, invitai a guidare una degustazione di vini bianchi Gianni Fabrizio, che collaborava con Vini d’Italia. Portò lui i vini. Uno mi lasciò del tutto indifferente. Lo dissi, e Gianni mi invitò a rifletterci. Il giorno dopo, rassettando la stanza, mi accorsi che ne era rimasto un dito in una bottiglia. Me ne versai e mi si aprì un mondo. Il vino era diventato elegantissimo e complesso: aveva solo bisogno di aspettarlo. Quel vino era una <b>Coulée de Serrant </b>di fine anni Ottanta. Poco dopo ebbi occasione di bere il <b>Saint-Émilion ‘62 </b>di <b>Château Fonplégade.</b> Lo trovai giovane ed elegantissimo. Fu il vino che mi fece comprendere che la finezza non si cura del tempo che passa, e certamente non si basa sulla muscolarità. Entrambi i vini mi insegnarono, inoltre, il ruolo vitale del terroir. L’attesa paziente, la primazia della finezza e l’espressione dell’<b>identità</b> territoriale sono divenute le mie chiavi di lettura del vino.</div><div><br /></div><div><br /></div><div><i>“Il giornalista deve avere sempre e comunque una religione del dubbio.” (Ferruccio De Bortoli) </i></div><div><b>Alcuni affermano che il giornalismo del vino non esiste in quanto sorretto economicamente dai produttori stessi. Altri sostengono che siano i contenuti a fare la differenza. Alla luce di un comparto così rilevante per l'economia nazionale lei che ne pensa? </b></div><div>Il giornalismo non ha bisogno di alcun complemento di specificazione. Esiste il giornalismo “e basta”, non esiste il giornalismo “di qualcosa”. Semmai vi sono colleghi che si occupano di giornalismo investigativo, altri che scrivono di cronaca, altri ancora che trattano temi di costume, e vi è anche chi fa l’editorialista. Io credo di essere soprattutto un editorialista, perché tento di offrire una lettura dei fatti del vino in chiave umanistica ed economica, e dunque coerente con il mio percorso culturale e professionale. Il presupposto comune al giornalismo è che ci si rivolga al lettore con una promessa di integrità, un patto che va onorato. Mi si potrebbe domandare dove si collochino coloro che recensiscono i vini, ossia la gran parte di chi ne scrive. Si collocano, appunto, tra i recensori, che svolgono un ruolo di compilazione utile a informare il consumatore. Ma si tratta di un ruolo diverso rispetto a quello del critico, il quale analizza l’opera dell’ingegno secondo un bagaglio complesso di conoscenze specialistiche e anche, talora, secondo la corrispondenza o meno alla linea editoriale che connota la testata, la quale può essere improntata alla totale libertà interpretativa o ad una visione in qualche modo ideologica. Infatti, esiste anche l’<b>ideologia del vino</b>. Ad esempio, la parkerizzazione del vino fu un processo ideologico, e lo stesso si può affermare dell’ascesa del vino naturale. Io non ho nulla contro le interpretazioni ideologiche: mi basta che siano enunciate come tali, il che mi consente di interpretarle in quella chiave specifica, che posso condividere o meno.</div><div><br /></div><div><br /></div><div><i>“Dopo aver letto un elenco dei possibili danni che l'alcool può recare alla salute, ho smesso di leggere.” (Henny Youngman)</i> </div><div><b>L’OMS ha esortato a ridurre i consumi di vino 10% entro il 2025 paragonandolo alla tossicità delle sigarette. Cosa pensa di questa comparazione e degli effetti sui mercati?</b> </div><div>Mi occupo di vino perché il vino è uno dei più straordinari testimoni della cultura materiale di un popolo. Sotto questo punto di vista, sarò sempre uno strenuo difensore del vino. Però il vino contiene l’alcol, e l’alcol è responsabile diretto o indiretto di alcune serissime problematicità di natura sanitaria e sociale. Dunque, non dirò mai che il vino fa bene. La stretta che si sta profilando sui consumi di alcol avrà impatto anche sui consumi di vino, che caleranno, così come caleranno i finanziamenti pubblici alla sua promozione. Da tempo scrivo che si produce troppo vino e che vanno assunte politiche di riduzione della produzione viticola. Inoltre, ho già proposto al mondo associativo del vino di muoversi in una prospettiva di carattere compensativo: va quantificato il danno sociale potenzialmente indotto dal vino e vanno parallelamente assunte dal settore delle misure concrete che consentano di documentare la generazione di un beneficio sociale di valore pari o superiore a quello dei danni arrecati. Io sono convinto che sia possibile, ma si tratta di assumere un processo culturale piuttosto impegnativo.</div><div><br /></div><div><i><br /></i></div><div><i>“Una nazione che non può controllare le sue fonti di energia non può controllare il suo futuro.” (Obama)</i> </div><div><b>Crisi energetica, guerre, aumento del costo delle materie prime e inoltre mancanza di vetro per le bottiglie. Qual è l’impatto sul settore vitivinicolo e cosa inquieta di più? </b></div><div>Non mi inquietano mai le contingenze esterne. Mi inqueta la carenza di visione strategica. Io credo che oggi il mondo del vino necessiti una nuova visione strategica, ma non vedo affiorarne le avvisaglie. La mia impressione è che ci si barrichi a difesa dello statu quo, quando lo statu quo non può esistere.</div><div><br /></div><div><i><br /></i></div><div><i>“Una bottiglia di vino implica la condivisione, non ho mai incontrato un amante del vino che fosse egoista.” (Clifton Fadiman) </i></div><div><b>Dal vino come alimento al vino come convivialità e condivisione. E’ cambiato il consumo del vino nelle nuove generazioni?</b> </div><div>Credo che parlare di vino e di giovani sia una contraddizione nei termini. I giovani sono destinati a diventare adulti, e lo fanno in fretta. Se io oggi intraprendo una campagna di comunicazione del vino rivolta ai giovani, quando la mia campagna sarà conclusa i destinatari apparterranno già ad un altro segmento sociodemografico, e io avrò buttato impegno, tempo e denaro. Il vino è vino e l’umanità è umanità, solo la sottolineatura della componente umanistica del vino può salvare il vino. La convivialità e la condivisione appartengono a tale dimensione. Ce lo dimentichiamo spesso, cercando scorciatoie comunicazionali che hanno il fiato corto.</div><div><br /></div><div><i><br /></i></div><div><i>“Vuoi scendere in cantina da me a vedere dove tengo a stagionare le delusioni?” (Maurizio Manco)</i></div><div><b>Ha qualche delusione sotto chiave e chiusa in cantina? </b></div><div>Da una decina di anni ho deciso di leggere la vita secondo la dimensione della positività. Mi impegno a trasformare le debolezze in opportunità e i rischi in punti di forza. Sotto questa prospettiva, anche una delusione è uno stimolo al miglioramento. Dunque, non tengo a stagionare alcuna delusione.</div><div><i><br /></i></div><div><i><br /></i></div><div><i>“Una bottiglia di vino contiene più filosofia che tutti i libri del mondo.” (Louis Pasteur) </i></div><div><b>Qual è la bottiglia con dentro tutta la sua filosofia di vita? </b></div><div>Quella che berrò domani, e poi quella del giorno successivo, e ancora e ancora, finché potrò bere vini che possiedano un’identità. Sono curioso della vita, e il vino è una metafora dell’esistenza.</div><div><br /></div><div><br /></div><div><i>“La gentilezza dovrebbe diventare il modo naturale della vita, non l’eccezione.” (Buddha) </i></div><div><b>Garbo e gentilezza sono uno stile di vita che lei ha condiviso da sempre. Che ne pensa del giornalismo urlato (gridato), volgare e sfrontato? Per scrivere un articolo oggi bisogna realmente essere irriverenti o l’educazione, la cultura, la formazione bastano? </b></div><div>Ritengo che si possano dire verità molto scomode anche quando si esprimono con un sussurro, e penso anzi che il sussurro possa lasciare un segno molto profondo, perché costringe all’attenzione. Invece la parola urlata è destinata a essere presto travolta da un grido più acuto. Faccio giornalismo, non sono interessato allo show.</div><div><br /></div><div><i><br /></i></div><div><i>“Un vincitore è un sognatore che non si è arreso”. (Nelson Mandela) </i></div><div><b>Non arrendersi mai è un must della vita che ci permette di raggiungere i nostri obbiettivi. I suoi sogni si sono realizzati? </b></div><div>Il mio sogno è quello di poter continuare a sognare, e questo sogno sinora l’ho realizzato. Sono uno <b>strategist</b>, un professionista che per attitudine e mestiere cerca di leggere il futuro come se fosse già qui che si realizza. Prima o poi mi acquieterò.</div><div><br /></div><div><br /></div><div><i>“Il mio progetto preferito? Il prossimo”. (Frank Lloyd Wright) </i></div><div><b>Il suo prossimo progetto? </b></div><div>Narrare il vino sotto una prospettiva diversa, per certi versi più azzardata, in una dimensione ancora più libera. Ci sto lavorando. È un <b>libro</b> di cui ho già scritto, in cinque anni, in una ventina di stesure, nessuna pubblicata, perché le prime diciannove non erano abbastanza convincenti. Chissà se la ventesima è quella buona.</div><div><br /></div><div><br /></div><div><b>Non tutti sanno che </b>… </div><div>Torno all’inizio, a quando mi chiamò Giorgio Gioco. Non tutti sanno che mi occupavo di <b>storia della</b> <b>gastronomia</b>, soprattutto dell’età medievale e rinascimentale. Quando mi chiamavano a tenere delle conferenze, si aspettavano una persona più anziana, certamente non un ventenne. Inoltre, non tutti sanno poi che ho lavorato nel mondo bancario e finanziario. Ho scritto le relazioni di bilancio di banche importanti. La mia lettura del vino come fatto economico deriva da lì. Però sono sempre stato attento a tenere rigorosamente separate le mie diverse occupazioni, perché nessuna condizionasse le altre. Oggi ho un’età che mi permette di svelarlo.</div><div><br /></div><div><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgqbC_l2m-6APy1htsnvktixp_T_6z_rw6kM7X0e-jEbP8WZTcBiol1-6r3xAJvL6-LGOa9cLehTgB2bLjOWUr8jC7Q0JWh0IGpQOlMSp0AZC2cUT5V7Gye2VkekVTCuJXbP2r4T689YjydE8XSRsT7wXG9a-Z_dMAOorb5bHV6fFqgmgrYA5Lh82m13Q/s5802/unnamed.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="3868" data-original-width="5802" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgqbC_l2m-6APy1htsnvktixp_T_6z_rw6kM7X0e-jEbP8WZTcBiol1-6r3xAJvL6-LGOa9cLehTgB2bLjOWUr8jC7Q0JWh0IGpQOlMSp0AZC2cUT5V7Gye2VkekVTCuJXbP2r4T689YjydE8XSRsT7wXG9a-Z_dMAOorb5bHV6fFqgmgrYA5Lh82m13Q/w640-h426/unnamed.jpg" width="640" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div><br /></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: center;"><br /></div><div><br /></div><div><br /></div>Tonia Papagnohttp://www.blogger.com/profile/12509628346813049259noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7499234627256501162.post-80994195028156786162022-11-15T11:18:00.017-08:002022-12-09T01:36:37.897-08:00Wine Writers: Mario Crosta e il suo manifesto del vino <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi7FG6OGFRXQfUGk5O24VcG4fYdKwddJwcL_Hs3g3Y87ouoH2y4ZtrzzKi5PfiYPPnAXze79OMo-DLD7SfSahPrfikOHF_m5AEac_wlqhKmt_lpnTlLnEYWrycFawNtXL_WLBDwTvMmUdTl4IXZNUnJ1A0lfNJYurxYB-_Ec2gBrp8nSH-VnNocJ1PQDg/s2059/313377980_657422775981816_2060662446374472598_n.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1368" data-original-width="2059" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi7FG6OGFRXQfUGk5O24VcG4fYdKwddJwcL_Hs3g3Y87ouoH2y4ZtrzzKi5PfiYPPnAXze79OMo-DLD7SfSahPrfikOHF_m5AEac_wlqhKmt_lpnTlLnEYWrycFawNtXL_WLBDwTvMmUdTl4IXZNUnJ1A0lfNJYurxYB-_Ec2gBrp8nSH-VnNocJ1PQDg/w640-h426/313377980_657422775981816_2060662446374472598_n.jpg" width="640" /></a></div><div><br /></div><div><p class="MsoNormal">Chi sono i più famosi wine writers italiani? Le penne più intriganti,
appassionate, raffinate, rivoluzionarie o irriverenti si raccontano in una
serie di interviste che svelano curiosità e aneddoti di vita quotidiana. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal"><b>Mario Crosta </b>annovera
tra le sue esperienze: la rivista specializzata polacca Rynki Alkoholowe, alcuni
portali come collegiumvini.pl, vinisfera.pl, winnica.golesz.pl,
podkarpackiewinnice.pl. Inoltre enotime.it, winereport.com, acquabuona.it, lavinium.it, ditestaedigola.com e altri magazine di settore. <o:p></o:p></p></div><div><br /></div><div><br /></div><i>“La vera vocazione di ognuno è una sola, quella di conoscere se stessi” scriveva Hermann Hesse </i><div><b>Ci racconti chi è Mario Crosta? Cosa ti piace di te e cosa cambieresti. </b></div><div>Sono l’erede di industriosi imprenditori meccanici. Mio nonno, di cui porto il nome e il cognome, mi mandava d’estate in fabbrica a lavorare per imparare a fare l’operaio, il disegnatore, il tecnico meccanico perché un bel giorno mi succedesse lo stabilimento di famiglia. Dal mondo imprenditoriale a quello comunista il passo è stato breve. A soli 17 anni ero impegnato attivamente negli scioperi a scuola, nei picchetti all’alba nelle fabbriche, nei comitati operai-studenti e nella rivoluzione socialista. Nel corso degli anni poi ho girato il mondo in diverse fabbriche e cantieri, dalla gavetta fino all’assicurazione e al controllo di qualità e infine alla direzione tecnica in campo. Adesso che ho 70 anni e sono in pensione pago con una serie di acciacchi l’entusiasmo che ci ho messo in una vita vissuta intensamente, ma rifarei tutto alla stessa maniera. Non cambierei nulla. Forse soltanto un po’ il caratteraccio che ho, ma dicono che sono un fico d’India, spinosissimo fuori e tutto zucchero dentro, quindi lo lascio com’è. </div><div><br /></div><div><i>“Quando soffia il vento del cambiamento, alcuni costruiscono dei ripari ed altri costruiscono dei mulini a vento” cita un proverbio cinese.</i> </div><div><b>Hai cambiato pelle più volte nella vita, ma sei riuscito a realizzare i tuoi sogni (di bambino)? </b></div><div>Da bambino e anche adesso faccio tanti di sogni e tutti fantastici. Non ho mai avuto un particolare sogno da realizzare. La mia vita è accaduta così, senza sognare. Ma ogni cambiamento è stata una chance.</div><div><i><br /></i></div><div><i>“Vinum Vita Est” - Nel vino è la vita sosteneva Petronio Arbitro </i></div><div><b>Il vino è la tua vita o un modo per uscire dalla tua vita? </b></div><div>Viaggiare, bere, scrivere di vino è sicuramente la mia vita. Vi racconto un episodio curioso. Nel lontano 1994 un’influenza senza febbre (con cui ho lavorato senza limiti né soste e assumendo troppe aspirine) procurò una cardiomiopatia dilatativa, motivo per cui mi iscrissero al registro dei trapianti urgenti di cuore anche se, allora, la mia coronarografia stupì medici e professori per la stato di integrità delle mie coronarie (grazie al buon vino mi disse il professore). Alla fine, dopo mesi di attesa per il trapianto, in cui ho continuato a bere poco ma bene, i medici avevano davanti ai loro occhi quello che chiamano il paradosso francese: bere poco e bene fortifica e così, al dunque, ho evitato quella complicata operazione. </div><div><br /></div><div><i>“I veri intenditori non bevono vino: degustano segreti” diceva Salvador Dalí </i></div><div><b>Tu quali segreti hai da svelarci oggi? </b></div><div>I miei segreti li racconto tutti nei miei articoli, descrivendo i luoghi, le persone, le cantine, le tenute, i vini e raccontando esattamente quello che vedo, che sento, che faccio. C’è chi lo fa per giudicare i vini o i produttori e questo mi fa infuriare. Io rispetto l’impegno di tutti i viticoltori che ogni giorno faticano in vigna e soffrono di preoccupazioni per le malattie delle piante, la siccità dei terreni, i debiti da pagare anche nelle annate avverse per poter assicurare di mettere in commercio la loro produzione. Non sottovaluto mai il lavoro del contadino, del vignaiolo, del bracciante, del trattorista, del cantiniere, di tutti quelli che quando gli altri sono in ferie o in festa, saltano le domeniche e vanno a lavorare anche quando sono malati, con pioggia e vento. E c’è chi si permette di giudicare il lavoro di queste famiglie che è il frutto di grandi sacrifici. </div><div><b><i><br /></i></b></div><div><i><b>“</b>Dire pane al pane e vino al vino” cita un famoso proverbio. </i></div><div><b>Quanta verità c’è in quello che scrive Mario? </b></div><div>Tutta quella di cui sono capace. Faccio molte ricerche, per esempio, per verificare se quello che mi raccontano o che mi fanno leggere corrisponde al vero e non è invece una invenzione del marketing o dei manager delle comunicazioni (per chi se li può permettere)
Talvolta scopro delle mezze verità o addirittura delle infondatezze così gravi da interrompere i rapporti di comunicazione con i produttori stessi.
La vera verità? C’è dell’omertà nel mondo mediatico del vino in cambio di privilegi, di bottiglie nel bagagliaio, di pranzi, di cene, di alloggi stellati e qualche volta anche di bustarelle. </div><div><b><br /></b></div><div><i>"Bevo per rendere gli altri interessanti" dichiarava il critico G.J. Nathan </i></div><div><b>Siamo dunque circondati dalla noia? </b></div><div>Nel mondo del vino: no. Ma quale noia? Soltanto in Italia, secondo il censimento agricolo dell’Istat del 2020, ci sono 255.000 aziende del vino (erano 791.000 nel 2000). Le cosiddette guide specializzate nell’assegnare riconoscimenti ogni anno ne elencano soltanto poche centinaia ma ce ne sono migliaia che non vengono citate.
Non c’è da annoiarsi. Ogni azienda è un piccolo universo, un laboratorio di idee, di sperimentazioni, di successi e insuccessi al punto tale che chi le visita e cammina le vigne insieme con chi cura le piante di vite e fa il vino non si annoia affatto.
Certo è che se si frequentano soltanto i salotti delle aziende più grandi, più note, più osannate e più sotto le luci della ribalta ci si merita la noia di quel piccolo mondo ristretto a pochi elementi che sono sempre gli stessi (per un buon 90%) che se la suonano e se la cantano fra loro. </div><div><br /></div><div><i>“Io scrivo bene di te e tu scrivi bene di me”. Non ci crederete, ma nelle recensioni alla fine funziona così” afferma F. Caramagna</i> </div><div><b>Pensi che per quel che riguarda il mondo del vino ci sia perbenismo e falsità?</b></div><div>A mio parere ci sono due mondi del vino. Nel mio mondo del vino c’è la stragrande maggioranza di produttori. Nell’altro c’è quella piccola percentuale dei podiati, trebicchierati, pentastellati di cui parla e scrive una ristretta cerchia di giornalisti, pubblicisti e blogger e in questo mondo degli intoccabili non so se c’è perbenismo e falsità. L’omertà sì. Perciò dopo un primo entusiasmo a partire dal 1980 fino al MiWine di Milano del 2004 non l’ho più voluto frequentare.
Proprio al MiWine l’amico Angelo Gaja mi fece entrare, con il mio collega di Collegium Vini di Cracovia, alla presentazione dei vini dei dieci maggiori brand italiani (mentre una folla di giornalisti restava fuori nonostante gli accrediti), ma quando ho visto le telecamere della RAI intervistare personaggi che ne approfittavano per pavoneggiare la propria presenza all’evento me ne sono andato prima della fine della serata lasciando il posto vuoto in seconda fila. È stato l’ultimo evento a cui ho partecipato e negli anni a venire ho sempre delegato altri.
Invece nel mio mondo del vino, quello che ritengo il più vero, ci sguazzo come un pesce nel mare. È entusiasmante, sperimentale, nuovo e posso assicurare che sono rari i produttori falsi e in genere sono proprio quelli che sgomitano per accedere al più presto nell’altro mondo. </div><div><b><br /></b></div><div><i>“Grande è la fortuna di colui che possiede una buona bottiglia, un buon libro, un buon amico” sosteneva Molière </i></div><div><b>Mario è un uomo fortunato?</b> </div><div>Sì, sono molto fortunato. Ho amici, libri e vino. </div><div><b>Vino</b>: ne ho e ne ho avuto. Ricordo che avevo sei bottiglie di Sassicaia del 1978. Uno dei più famosi enotecari d’Italia a Milano mi offrì una fortuna per comprarle, poiché il marchese Incisa della Rocchetta e Piero Antinori non ne assegnavano più di 6 per ciascun indirizzo commerciale. Allora erano 2 mesi del mio stipendio da operaio. Non le ho mai vendute e le ho bevute una per volta nel corso di 25 anni. <b>Amici</b>: un buon amico ce l’hanno tutti e si chiama angelo custode. Non si vede, ma c’è. Ne avverto la presenza, quindi sono fortunato. <b>Libri</b>: ho un buon libro, una lettura diversa al giorno per ogni giorno dell’anno. E’ reperibile ovunque anche sul web. È il Vangelo che si usa per le sante Messe quotidiane, un compendio dei quattro vangeli più antichi, trasmessi per via orale per una settantina d’anni, poi trascritti in greco dai quattro apostoli. Ne sono stati scritti anche altri, diffusi nei primi secoli di vita della comunità cristiana, ma sono andati persi o sono stati secretati negli archivi segreti del Vaticano.</div><div><b><br /></b></div><div><i>“Una bottiglia di vino contiene più filosofia che tutti i libri del mondo” dichiarava il chimico Louis Pasteur </i></div><div><b>Qual è la bottiglia con dentro tutta la tua filosofia di vita? </b></div><div>La bottiglia di Spanna dei Cinque Castelli del 1947 di Antonio Vallana & Figlio (Bernardo) che ho trovato a 16 anni liberando dal fango la cucina dell’appartamento di una simpatica vecchietta dopo l’alluvione di Vallemosso nel 1968. L’abbiamo pulita e stappata la sera in quattro con un po’ di formaggio e di salame e abbiamo cantato per tutta la notte. </div><div><i><br /></i></div><div><i>“L’età è solo un numero. È del tutto irrilevante a meno che, naturalmente, non vi capiti di essere una bottiglia di vino” recitava Joan Collins </i></div><div><b>Il tempo scorre inesorabile. Cosa vedi nel tuo futuro?</b> </div><div>La Sardegna. Mi ha fatto da madre nel periodo più duro della mia vita, quando cercavo una ragione per vivere e me l’ha offerta a braccia aperte. Ricordo che un amico un giorno mi disse “Se mi dici un motivo per cui la tua vita è finita io te ne trovo diecimila per dirti che invece è appena cominciata”.</div><div><br /></div><div><b>Non tutti sanno che…</b></div><div>Che sono già nonno!</div><div><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: right;"><br /></div></div></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><div style="text-align: left;"> <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhu3N8jYfyTq-BSYIwbJFsodt2BS2tuuM7cWu_89rbBy7r6ltsNjZAtSvFW4xurZOS0wezNpu6EIdjM2v_bCjEj_AslMNG8zT6ZGZgElcEHUKqu7S24AsXtsdnJ0r3Zw_ZuZQ8tF5X3Y8NiyrXqniC__6SjqqUp9sWf4u8r0HDBUmSROC89PUNg3JnjSA/s610/312440088_503438378468984_4246683181435401339_n.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="441" data-original-width="610" height="462" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhu3N8jYfyTq-BSYIwbJFsodt2BS2tuuM7cWu_89rbBy7r6ltsNjZAtSvFW4xurZOS0wezNpu6EIdjM2v_bCjEj_AslMNG8zT6ZGZgElcEHUKqu7S24AsXtsdnJ0r3Zw_ZuZQ8tF5X3Y8NiyrXqniC__6SjqqUp9sWf4u8r0HDBUmSROC89PUNg3JnjSA/w640-h462/312440088_503438378468984_4246683181435401339_n.jpg" width="640" /></a></div><br /></div><br /></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj24VPkcAC21mRDd0rMnzpPWie_Ts2txSQJ2zMzTXNT7CSYQBnfgZR3e-O4UzaVtGhjgT0Ck5x37Q6VLmopZOtfjVnnslqwfTR8u1W4FCU1ToxBx_D0oXuvP-RRUGNAal04oUmRolapnoK8FGdfCC6a5_Zr_1kcO7n1Lq44tubKwJPrpRR4M_2uIRd1IA/s960/313904792_1565685373863197_7968345781342193394_n.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="640" data-original-width="960" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj24VPkcAC21mRDd0rMnzpPWie_Ts2txSQJ2zMzTXNT7CSYQBnfgZR3e-O4UzaVtGhjgT0Ck5x37Q6VLmopZOtfjVnnslqwfTR8u1W4FCU1ToxBx_D0oXuvP-RRUGNAal04oUmRolapnoK8FGdfCC6a5_Zr_1kcO7n1Lq44tubKwJPrpRR4M_2uIRd1IA/w640-h426/313904792_1565685373863197_7968345781342193394_n.jpg" width="640" /></a></div><br /><div><br /></div><br /><div><br /></div><div><br /></div>Tonia Papagnohttp://www.blogger.com/profile/12509628346813049259noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7499234627256501162.post-86508617129501719572022-11-02T03:05:00.099-07:002022-11-04T08:13:08.596-07:00 Colline Teramane, viaggio alla scoperta dell'Abruzzo contemporaneo <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhevLhol_U1eeI-uKLfvmb6HZztWNuJL25Ah-DYLzFYseE_G8xqWi0x79cqc4iCljCeB5XSfFlTJfb6sP_g0BrIsiYGX0phdW8gvlUOROWLUI7g45hpeIjmuvYLrRlHAPXe_p0Lb1HGpGXS5Ounv5v_71PoR70V3Ld3Cmd1SGXSqnlSZ_Dz3awofyu3bg/s2048/310218714_8093696437370821_2725627774795299592_n.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1536" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhevLhol_U1eeI-uKLfvmb6HZztWNuJL25Ah-DYLzFYseE_G8xqWi0x79cqc4iCljCeB5XSfFlTJfb6sP_g0BrIsiYGX0phdW8gvlUOROWLUI7g45hpeIjmuvYLrRlHAPXe_p0Lb1HGpGXS5Ounv5v_71PoR70V3Ld3Cmd1SGXSqnlSZ_Dz3awofyu3bg/w480-h640/310218714_8093696437370821_2725627774795299592_n.jpg" width="480" /></a></div><br /><div><span style="font-family: "Book Antiqua","serif"; font-size: 16pt; line-height: 107%; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-bidi-theme-font: minor-bidi; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US; mso-fareast-theme-font: minor-latin;"><br /></span></div><div><span style="font-family: "Book Antiqua", "serif"; line-height: 107%;"><i>La
collina è coperta di vigne<br />
e tutto ha un tempo giusto per maturare.<br />
I passi sopra le zolle attraversano felici<br />
l’autunno. (F. C.)</i></span></div><div><br /></div><div><br /></div><div><b>Slow Wine Travel </b></div><div><br /></div><div>Viaggiando verso nord, poche centinaia di chilometri separano la mia Puglia da una delle regioni italiane più vocate alla coltivazione della vite.
Territorio unico, ricco di parchi e riserve naturali, borghi incantevoli, paesaggi mozzafiato e meta per ogni tipo di vacanze in ogni stagione dell’anno. Monti, valli, laghi, fiumi, colline e mare blu.
Questa meraviglia nazionale (e non esagero credetemi) è l’Abruzzo.
Terra di storie, tradizioni, identità e culture dove quella più singolare è dedicata al lavoro in vigna e alla coltivazione di eccellenze enogastronomiche. </div><div>Vino, olio, zafferano, grano, aglio, formaggi, confetti, vin cotto solo alcune delle note produzioni regionali. </div><div>Tra il montano Gran Sasso (forti escursioni termiche giorno notte) e il mediterraneo mare Adriatico (venti e iodio) si disegnano ordinate le colline abruzzesi: microclima ideale per la produzione di uve di alta qualità.
L’attitudine alla vigna risale all’età del ferro, in seguito gli etruschi maritavano la vite agli alberi e i romani trovarono in questi luoghi il gran cru per il loro vino Petrunian.
Oggi l’uva non è più sovraprodotta (per i tagli) e ci sono angoli di Abruzzo che richiedono attenzione per il riconoscimento più forte di un vino sempre più identitario che parla di territorio e di chi lo abita, che ha saputo costruire nei secoli tradizioni e culture uniche. </div><div><br /></div><div><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgt1px8OW-vp52bX6Sb0ZHQeTx1lAgyBJQ7kj5-PAx2E8tc_fRaxqmXxZc-5b_sZPN4xeUmN14UuHtcErGBIf2lvJqHgXyVfXzI4OmS8rD4GGwYFalFZCxDmoFiQyWncZMSkvni2SA_ZZhDHEwPZuGLGIqnfWmMjkl1yjYOFhgsGMfuzhXmACRms0mliA/s1024/4.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="576" data-original-width="1024" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgt1px8OW-vp52bX6Sb0ZHQeTx1lAgyBJQ7kj5-PAx2E8tc_fRaxqmXxZc-5b_sZPN4xeUmN14UuHtcErGBIf2lvJqHgXyVfXzI4OmS8rD4GGwYFalFZCxDmoFiQyWncZMSkvni2SA_ZZhDHEwPZuGLGIqnfWmMjkl1yjYOFhgsGMfuzhXmACRms0mliA/w640-h360/4.jpg" width="640" /></a></div><br /><div><br /></div><div><br /></div><div><b>Scrivo Abruzzo dico Montepulciano </b></div><div><br /></div><div>Oltre l’80% dei vini a denominazione prodotti in Abruzzo è da uve Montepulciano. Il legame con la regione è così indiscusso da perdersi nel tempo.
Dalle zone montuose più interne, passando per le colline e arrivando al mare, disegna il paesaggio della campagna abruzzese in vigneti curati e ordinati.
Il Montepulciano di Abruzzo assume carattere e personalità diverse a seconda delle zone di produzione ma sempre unite da un comune denominatore: piacevolezza, struttura, vigorosità, calore e sempre più spesso eleganza.
Non teme il confronto con altri vitigni più nobili assumendo una propria identità territoriale nelle Colline Teramane dove trova un microclima adatto fregiandosi con merito della denominazione: <b>Montepulciano d’Abruzzo Docg Colline Teramane</b>. </div><div>Il territorio delle hills con le sue quattro vallate (Vibrata- Salinello- Tordino- Vomano) si trova a nord della regione. I suoi confini geografici sono le Marche, il Gran Sasso, i Monti della Laga e il mare Adriatico. Le colline corrono a mano a mano verso il mare foggiando un paesaggio da fiaba e creando il microclima ideale per l’allevamento del Montepulciano: l’anima rossa della regione. </div><div>Quelle più interne hanno per lo più suoli calcareo- argillosi e quelle verso il mare sabbiosi -argillosi, il sistema di allevamento tradizionale è la pergola abruzzese e il suolo, le brezze marine e montane, le escursioni termiche regalano al vino prodotto piacevolezza, eleganza, aromaticità e struttura. </div><div><br /></div><div> <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhtyBpjb8a4mjclYjiCVLJmh4rqOqeVomc3aJaUapTweIrAWM2bXkTVy9lMknWNi_OlMcmlf4S14diGFn8pLonKVFxxJ4A8319K6cBEONZuZ7nXxqU57P00KMjxiITQjptB0lVpH113u_9ynYS0AErYuyqh_zCW3KiVaEvOJyn_wjHirUmAhx_F9xChYA/s2000/foto2.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="925" data-original-width="2000" height="296" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhtyBpjb8a4mjclYjiCVLJmh4rqOqeVomc3aJaUapTweIrAWM2bXkTVy9lMknWNi_OlMcmlf4S14diGFn8pLonKVFxxJ4A8319K6cBEONZuZ7nXxqU57P00KMjxiITQjptB0lVpH113u_9ynYS0AErYuyqh_zCW3KiVaEvOJyn_wjHirUmAhx_F9xChYA/w640-h296/foto2.jpg" width="640" /></a></div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><i> Le denominazioni dell’Abruzzo
Docg: Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane, Terre Tollesi o Tullum
Doc: Abruzzo, Cerasuolo d’Abruzzo, Montepulciano d’Abruzzo, Trebbiano d’Abruzzo, Controguerra, Ortona, Villamagna,
Montepulciano d’Abruzzo sottozone: Alto Tirino, Casauria, Teate, Terre dei Peligni, Terre dei Vestini </i></div><div><br /></div><div><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgAzDyCCGUznWcvQh6M9m22JF5roQiywJuNoIRRDKGfsdQ-gNVneNVzntkY6A9ydExY6coLZACF1U0xo40Bg_BH1NJ0UgGnddQIhd6e62jTyzQfCBa9SU27WXkYUcY2zSpw1chOJFAfqZSagIw1-zW4RHfmXV7ZYNA9-89mKDmcw83URx8i9JJTc7pBeA/s2000/foto3.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="925" data-original-width="2000" height="296" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgAzDyCCGUznWcvQh6M9m22JF5roQiywJuNoIRRDKGfsdQ-gNVneNVzntkY6A9ydExY6coLZACF1U0xo40Bg_BH1NJ0UgGnddQIhd6e62jTyzQfCBa9SU27WXkYUcY2zSpw1chOJFAfqZSagIw1-zW4RHfmXV7ZYNA9-89mKDmcw83URx8i9JJTc7pBeA/w640-h296/foto3.jpg" width="640" /></a></div><br /><div><br /></div><div><br /></div><div><b> L'Abruzzo contemporaneo e l'azienda Cerulli-Spinozzi </b></div><div><br /></div><div>La cantina che ci ospita nasce nel 2003 per volontà dei fratelli Vincenzo e Francesco Cerulli Irelli.
La tenuta invece è stata realizzata i primi del ‘900 con l’unione dei fondi agricoli della famiglia Cerulli e quella degli Spinozzi.
Oggi la guida Enrico, figlio di Vincenzo e attuale presidente del Consorzio “Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane”.
La vera ricetta per il suo successo è la semplicità, i gesti fatti a memoria, che si perdono nei secoli, tramandati dai padri dei padri, l’amore per la tenuta storica e i valori saldi della tradizione ma con lo sguardo sempre rivolto al futuro.
Essere il Presidente del Consorzio per Enrico implica lavoro, impegno e responsabilità ma ha anche il vantaggio di proporre idee nuove, di essere portavoce di un patrimonio unico e di suggerire strategie per la valorizzazione ancora più mirata per un super territorio come quello delle Colline Teramane. </div><div><br /></div><div> “Ed è per questo motivo che non si può prescindere dal Consorzio che è uno strumento di tutela decisivo per il potenziamento, il miglioramento e la divulgazione del vino prodotto in questa singolare parte della regione delle aziende associate.
Il nostro Consorzio è pieno di vitalità ed energia già da 20 anni. Molti sono i progetti già in corso tra cui l’anteprima colline teramane, promozione turistica del territorio e altre interessanti iniziative.
Ciò che distingue il nostro consorzio è l’attitudine a lavorare insieme e il senso di comunità che abbiamo costruito negli anni. Questa legame identitario così forte, anche per ragioni storiche del territorio, è un valore unico da preservare anche per le generazioni future.
Non mancano le nuove idee e proposte anche a livello regionale, come la valutazione della creazione di un Abruzzo intero tutelato da un unico: “Consorzio Vini d’Abruzzo” che racchiuda al suo interno tutte le denominazioni abruzzesi, così da creare un organismo ancora più forte e decisionale che superi problemi tecnici e burocratici che riguardano la promozione del vino stesso (come l’accesso ai benefici che riguardano ora solo alcuni vini tutelati)” così ci racconta Enrico nel corso della visita nella sua cantina. </div><div><br /></div><div>L’Abruzzo contemporaneo (tema del nostro viaggio) traduce, in eleganza finezza e aromaticità e fragranza, il Montepulciano d’Abruzzo. Un vino che negli ultimi decenni era più concentrato, meno verticale e, in alcuni casi, con una marcata presenza di legno.
Sempre più identitario e riconoscibile, questo vino è figlio del suo tempo infatti anche il clima attuale permette una più accurata maturazione delle uve senza perdere il corredo aromatico di cui beneficiano per le escursioni termiche (siamo a ridosso del più alto Appennino) e la vicina influenza del mare. </div><div><br /></div><div> </div><div class="separator" style="clear: both; text-align: right;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjGGfWrZkB13pvwsuLoOVCWFxHmtEjPP08-jMyEQW4PLwF-8jLm03JerI4u-cbvGeIS_jgkavbwYa_l7szTNjPCayDkjD46iG1WjaN_Z25CD6V6BJkJmQTrK3Y8xjQ-GBzNEficbo8XVSHN_rPk38Tj928F75NbXX-C5Wwfedi_W_Y1nmyT6GrfOfdEmQ/s1024/d1dfacba-a74e-40d9-b38a-bea16388f779.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1024" data-original-width="768" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjGGfWrZkB13pvwsuLoOVCWFxHmtEjPP08-jMyEQW4PLwF-8jLm03JerI4u-cbvGeIS_jgkavbwYa_l7szTNjPCayDkjD46iG1WjaN_Z25CD6V6BJkJmQTrK3Y8xjQ-GBzNEficbo8XVSHN_rPk38Tj928F75NbXX-C5Wwfedi_W_Y1nmyT6GrfOfdEmQ/s320/d1dfacba-a74e-40d9-b38a-bea16388f779.jpg" width="240" /></a><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjhSluAcvzsYYTTKDWzUuymGDl7zWE7WRBFRGN-CKHTy71g4XxldYr2knxVvv_N4ZktEForgg7uNsr9i4bl3Q6eyu_amDqwBKUd7d_rxdn7u22HwfgqpRpJm1MOowmjWGFUqO-SBVMsFWOkov6pOU3Ij8JXXZmZeKe23KmewZpmCmXUXUUjetQor4Hr7A/s1024/3e309476-f06c-49e0-8bfd-b153e1d83128.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em; text-align: right;"><img border="0" data-original-height="1024" data-original-width="768" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjhSluAcvzsYYTTKDWzUuymGDl7zWE7WRBFRGN-CKHTy71g4XxldYr2knxVvv_N4ZktEForgg7uNsr9i4bl3Q6eyu_amDqwBKUd7d_rxdn7u22HwfgqpRpJm1MOowmjWGFUqO-SBVMsFWOkov6pOU3Ij8JXXZmZeKe23KmewZpmCmXUXUUjetQor4Hr7A/s320/3e309476-f06c-49e0-8bfd-b153e1d83128.jpg" width="240" /></a></div></div><br /><div style="text-align: center;"><br /></div><div><br /></div><div> <b>Wine Tasting </b></div><div><br /></div><div><b>Colli Aprutini Pecorino Igt 2020 - Cortalto vol. 13.50 %</b></div><div>Annata calda, qualità delle uve ottima. </div><div>Giallo paglierino pennellato di oro, fiori gialli, agrumi e accenno di frutta tropicale. Sorso dinamico, fresco e spolverato di sale. </div><div><br /></div><div><b>Colli Aprutini Pecorino Igt 2019 - Cortalto vol. 13.50 %</b></div><div>Si discute sulla somiglianza del Pecorino al Riesling </div><div>Calice luminoso. All’olfatto roccia marina salmastra, cedro e frutta a polpa bianca. Sorso agrumato e sapido. La nota iodata e la morbidezza traducono in piacevolezza il finale di questa annata. </div><div><br /></div><div><b>Colli Aprutini Pecorino Igt 2018 - Cortalto vol. 13.50 %</b></div><div>Equilibrio didattico e andamento stagionale in piena regola </div><div>Giallo dorato luminoso. Ampio ed esplosivo, cesto di agrumi maturi e frutta tropicale. Sorso fresco, iodato con ritorno agrumato e sapido in equilibrio perfetto. Inebriante. </div><div><b><br /></b></div><div><b>Colli Aprutini Pecorino Igt 2015 - Cortalto vol. 13.50 %</b></div><div>Vendemmia a settembre inoltrato e l’evoluzione </div><div>Giallo dorato luminoso. Frutta a polpa gialla disidratata, idrocarburi leggeri, spezie. Profilo gustativo elegante. Struttura, corpo e pienezza allungano la chiusura in un finale intrigante. </div><div><br /></div><div><b><br /></b></div><div><b>Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane Docg 2017 - Torre Migliori - vol. 14.50 % </b></div><div>Calice rubino pennellato di viola. Frutta fresca, rosa rossa delicata, vaniglia e spezie dolci. Tannino educato, morbido il ritorno di frutta rossa. Chiusura lunga ed elegante su ricordi di macchia mediterranea. </div><div><b><br /></b></div><div><b>Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane Docg 2008 - Torre Migliori - vol. 14.00 % </b></div><div>Rubino intenso e riflessi granati. Frutta rossa in confettura, fiori secchi, vaniglia spezie dolci, cioccolato. Sorso dinamico e sinuoso come le colline d’origine. Allungato e voluminoso su rimandi di frutta dolce. Avvolgente. </div><div><br /></div><div><b>Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane Docg 2004 </b>- <b>Torre Migliori - vol. 13.00 %</b></div><div>Il calice si colora dell’autunno teramano. Gli aromi rimandano ad un terziario elegante e raffinato nonché austero. Nulla da invidiare ai blasonati vini da invecchiamento. Senza perdere l’unicità del vitigno sfoggia sfumature di goudron, cuoio, spezie. Sorso composto, tannino avvolgente. Chiude con stile raccontando il territorio. </div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div>Le strade sinuose e dolci delle Colline Teramane svelano disegni e realtà locali di incredibile incanto e avventura, come il progetto Iuaria della cantina Villa Colle e quello di Podere Francesco con l’esclusivo frutteto. Giovani imprenditori che scelgono di investire il loro futuro nel luogo dove sono nati e che affidano alla terra d’Abruzzo la loro vita e il loro lavoro. </div><div><br /></div><div><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEibmTxzfMVyQyanLpGwj8XGzHGDCUxlL_0nOUon22w-KlHBuXB4AMSIBZQDJUCE2xrUyK7ViUfo3agS89vUpjE-LDJ-lpriScCo70XdfBol7w8oJCO0-91XzqmQ49GQ_JN_fu9pZnUt_ChDFo20qVJEAr9aewnvDpDz38ClxKpknPGcFXJgqzdfqFGYoQ/s931/villa%20colle.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="601" data-original-width="931" height="414" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEibmTxzfMVyQyanLpGwj8XGzHGDCUxlL_0nOUon22w-KlHBuXB4AMSIBZQDJUCE2xrUyK7ViUfo3agS89vUpjE-LDJ-lpriScCo70XdfBol7w8oJCO0-91XzqmQ49GQ_JN_fu9pZnUt_ChDFo20qVJEAr9aewnvDpDz38ClxKpknPGcFXJgqzdfqFGYoQ/w640-h414/villa%20colle.jpg" width="640" /></a></div><br /><div><br /></div><div><b><br /></b></div><div><b>Cantina Villa Colle </b></div><div><br /></div><div>La cantina, a conduzione famigliare, produce vini con il collarino della certificazione: Parco Nazionale Del Gran Sasso. Siamo a Torricella Sicura in provincia di Teramo ai piedi dell'Appennino.
Il loro vino più singolare è il <b>Iuaria</b> da uve Magliocco allevate a 800 metri sml.</div><div>Si narra che questo vitigno fu coltivato nel 1011 dalle suore del monastero benedettino di San Giovanni a Scorzoni e serviva per le celebrazioni eucaristiche.
In seguito la storia si perde in serpentine vicende ecclesiastiche ma l'enologo aziendale Mauro Scarpone decide di riportare in “gloria” questo antico vitigno abruzzese per farne un vino che racconta la storia del territorio, del recupero, della salvaguardia di un patrimonio storico che diventa, attraverso il vino, un bene di tutti. </div><div>Lo Iuaria è un vino da tavola: rosso rubino, vinoso, profumato di rosa e frutta fresca. Gli aromi sono quelli di montagna al sorso ritorna frutta e tannino leggero.
La produzione dei bianchi e rosati è sorprendentemente profumata di montagna e bosco. La freschezza non manca. Una chicca enologica di poche bottiglie tutte numerate che mette curiosità e brio. </div><div>Altri vitigni antichi coltivati e imbottigliati sono: Montonico, Cacciuno, Santo Marino, Frappato, Malvasia Rossa, Rosciola </div><div><br /></div><div><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhkIb9b8tksWXB55AhNwICS6BOl1WuyvgfghBT_C0gQk9we7cbkgYMrI6t25zcDMYr4z-z1sCkOMjQjkUJ_oukKwVhYtTp16Knnh9umPQpKeBnbGgb4xpVmQeDOJ2tkWsNJ3Pzfa9RQEKRBJ2Oq3m8_cxtcjd4hvPCQ8Rgix1FByS0LiCgjfUQfZ-_V8g/s2048/310224717_8083651848375280_8698850568506666445_n.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1536" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhkIb9b8tksWXB55AhNwICS6BOl1WuyvgfghBT_C0gQk9we7cbkgYMrI6t25zcDMYr4z-z1sCkOMjQjkUJ_oukKwVhYtTp16Knnh9umPQpKeBnbGgb4xpVmQeDOJ2tkWsNJ3Pzfa9RQEKRBJ2Oq3m8_cxtcjd4hvPCQ8Rgix1FByS0LiCgjfUQfZ-_V8g/w480-h640/310224717_8083651848375280_8698850568506666445_n.jpg" width="480" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div><b>Non solo vino. Podere Francesco, ispirati dalla natura </b></div><div><br /></div><div>Siamo sulle colline di Mosciano Sant’Angelo in Abruzzo.
50 ettari di frutteti e 13 di orto
Il fondo, sito su un declivio che evita naturalmente i ristagni d’acqua, è favorito da un clima ideale e dall’influenza del mare.
Impianto a goccia per l’irrigazione, un laboratorio di cottura sottovuoto per tutta la produzione e tanti progetti per il futuro.
Bruno, Clemente, Simone e Manuel si occupano della gestione aziendale con una passione che dura da generazioni. </div><div>La cura della pianta in ogni fase di lavorazione è fondamentale come l’attesa per la giusta maturazione per raggiungere il risultato di un prodotto esclusivo e territoriale.
Rispetto della natura, stagionalità e raccolta selezionata di frutta e verdura di alta qualità è il loro must. </div><div>I prodotti del podere vanno dalla passata di pomodoro (3 varietà) alla frutta e verdura fresche, ai succhi, confetture e conserve (giardiniera). Non mancano ricerca, analisi e collaborazioni con bartender e chef stellati per preparazioni come l’acqua di pomodoro, aceto di mele o l’uso delle susine locali al posto dell’esotico lime nei cocktail. </div><div><br /></div><div><br /></div><div> Il racconto delle colline prosegue verso Torano Nuovo e Giulianova</div><div><br /></div><div> <b>Azienda Vitivinicola Strappelli </b></div><div><br /></div><div>Siamo a Torano Nuovo: Capitale del Montepulciano d'Abruzzo </div><div>Guido Strappelli lavora qui, in località Villa Torri di Torano Nuovo (Teramo) nei suoi 12 ettari di campo (medio impasto- breccia) allevati a Montepulciano e Trebbiano d’Abruzzo, Pecorino, Passerina e Malvasia nostrana.
Tracciamento della filiera, salvaguardia ambientale, sostenibilità, alta qualità di produzione sono i requisiti indispensabili di questa azienda del vino. </div><div>Le sue linee sono : Strappelli, Torre Trà, Spumanti </div><div><br /></div><div><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiu9po-UUP4ahqJp8UC2-cDg4bhYn8j8UtdXIwy9g12NPqgP3DFDGoj8cgKh4j7NSjgsH30EfC9uT1HFHAAixyPIRKVckqDguAeGaWeqZJ8fcsJiTTWSJyvf1BRklrWlEADU1knnzS7bVgKmcxTBBfYRs3GgKq_2mhjY13EHi47i3e1Y8xAY2qn43Tx4w/s1024/0b0a1255-3a48-492d-bd84-6f510c0f271f.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="768" data-original-width="1024" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiu9po-UUP4ahqJp8UC2-cDg4bhYn8j8UtdXIwy9g12NPqgP3DFDGoj8cgKh4j7NSjgsH30EfC9uT1HFHAAixyPIRKVckqDguAeGaWeqZJ8fcsJiTTWSJyvf1BRklrWlEADU1knnzS7bVgKmcxTBBfYRs3GgKq_2mhjY13EHi47i3e1Y8xAY2qn43Tx4w/w640-h480/0b0a1255-3a48-492d-bd84-6f510c0f271f.jpg" width="640" /></a></div><br /><div style="text-align: center;"><br /></div><div><br /></div><div><b>Faraone vini, ogni viaggio ti riporta sempre a casa </b></div><div><br /></div><div>L’azienda produce uva e dagli anni 30 e imbottiglia dal 1970. I viaggi e gli spostamenti in giro per il mondo e ritorno a casa sono stati una costante di questa famiglia del vino. Oggi l’azienda è condotta dai due fratelli Faraone, Federico (stabilmente in Abruzzo) e Alfonso.
In sette ettari di vigna, in località Giulianova, sono allevati il Montepulciano, Passerina, Pecorino, Falanghina e Sangiovese. </div><div>Immancabile la produzione di olio extravergine di oliva (Olio Dop Pretuziano delle Colline teramane) da cultivar di Leccino, Dritta, Maurino, Pendolino, Tortiglione </div><div><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><div style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjulpmKr8XOJj0utKinE0xJGibWICr-UF4-YPId9o3zJh4z7lMjB2UjbBwNZN2hu5YxeWBJtFYVvrVFEpYrrt4DNffS5v3au32DwdYO09S5BO5tEVCJjgPEybfp8Bg8cDZaYpw7Mwre-2Z6fz6DYmwv0EIcpeBMmznQAfYNBfOhuNG9-bpj77Nb6moN6w/s2048/309235055_8083437541730044_2426166162562293777_n.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1536" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjulpmKr8XOJj0utKinE0xJGibWICr-UF4-YPId9o3zJh4z7lMjB2UjbBwNZN2hu5YxeWBJtFYVvrVFEpYrrt4DNffS5v3au32DwdYO09S5BO5tEVCJjgPEybfp8Bg8cDZaYpw7Mwre-2Z6fz6DYmwv0EIcpeBMmznQAfYNBfOhuNG9-bpj77Nb6moN6w/w480-h640/309235055_8083437541730044_2426166162562293777_n.jpg" width="480" /></a> </div><br /></div><br /><div><br /></div><div>Il viaggio tra le colline di Teramo mi rimanda all’armonia sonora di Ludovico Einaudi nel suo brano Divenire. Le sue note sinuose e morbide sono come le strade teramane e<b> divenire</b> per questo angolo di mondo significa reinventarsi e trasformarsi in un moto senza fine che apre la mente degli uomini che le abitano a nuove strategie e soluzioni per arricchire e migliorare un territorio unico e autentico.<div><br /></div><div><br /></div><div><a href=" https://www.youtube.com/watch?v=X1DRDcGlSsE"> https://www.youtube.com/watch?v=X1DRDcGlSsE</a></div></div><div><br /></div><div><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div>Tonia Papagnohttp://www.blogger.com/profile/12509628346813049259noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7499234627256501162.post-27147872284226954832022-09-22T10:53:00.007-07:002022-09-22T10:59:50.601-07:00La mia vita è un Beaujolais <div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEibY3nP3-ZruHTVVjdGgtFDGdnEnU6jG71VqHWWA-QDLBJVb0EApTQhronf_lu23a6jLtm__vjDkrRECXxno4blEqqRonCmL1D6FHWYIUqCC1TswvxwY8kXVKnXFx3pLW9srA598KjpOluzCWxkgcvAzHBz8CsSJY_pTNzoywP68CECc_PJZadsn8XWKw/s1920/a06a9e74-b444-4d7b-9df8-63be27ec9930.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1920" data-original-width="1080" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEibY3nP3-ZruHTVVjdGgtFDGdnEnU6jG71VqHWWA-QDLBJVb0EApTQhronf_lu23a6jLtm__vjDkrRECXxno4blEqqRonCmL1D6FHWYIUqCC1TswvxwY8kXVKnXFx3pLW9srA598KjpOluzCWxkgcvAzHBz8CsSJY_pTNzoywP68CECc_PJZadsn8XWKw/w360-h640/a06a9e74-b444-4d7b-9df8-63be27ec9930.jpg" width="360" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div>di <b>Daniel Barbagallo</b> </div><div><br />
<p class="MsoNormal">Tre notti di sonno discreto mi avevano regalato l’illusione
di una sorta di guarigione.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Io e il sonno siamo agli antipodi, facendo i conti della
serva, per quasi metà della mia vita sono riuscito a dormire due o tre ore per
notte non di più, il resto del tempo lo passo sospeso in quello spazio dove ci
potrebbe stare l’ultimo bicchiere della staffa o il primo caffè della giornata,
quel luogo abitato da pensieri disordinati e immagini che arrivano senza motivo
e preoccupazioni spesso ingiustificate.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Dopo una cena leggera sono rientrato presto. Barolo con le
due capriole e mezzo (suo codice) ha gradito un giretto serale extra ed io l’ho
accontentato. Al ritorno ad un’ora
lontano dal telefono ed in compagnia di un libro cerco di dormire e crollo. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Come suddetto, passata mezz’ora puntuale mi sveglio sempre
tormentato dai miei pensieri inutili tipo: <i>che fine ha fatto quel contenitore in cui
mia mamma travasava il sapone per i piatti?</i><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Non dormo, ormai sono le due del mattino, il cane ronfa, mio
figlio è tornato da un po’, in cucina pare abbiano preparato il pasto per
duecento alpini, mi accingo a riordinare quando per una frazione di secondo mi
cade l’occhio su : <b>Moulin à Vent 2018 - Metras </b><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Il click nella testa è scattato, decido di aprire la bottiglia e di farmi un
calice, dopo tutto è vacanza.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Il Beaujolais è un vino nel quale mi immedesimo molto. L’atmosfera
che crea mi ricorda quelle serate in cui incontri gente simpatica e
interessante e ci diventi subito amico. </p><p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Il lampone copre tutto come a voler oscurare il resto, ma io
non ho fretta e neppure sonno, via via arriva la parte vegetale di corteccia, tamarindo
ed una nota di pellame. Il sorso è così delicato che mi convinco sia una sorta
di tisana del buon riposo che anche il mio medico approverebbe.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Mi piace<b> Metras</b>,
a molti non piace, a me sì.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Mi piace perché sento in questo vino un disordine naturale e scomposto dove ogni elemento va per i fatti suoi. In degustazione a punteggio verrebbe penalizzato, molti troverebbero difetti e altri lo boccerebbero in tronco. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Ma alla fine tutto torna, semplicemente, perché è il beaujolais è un pò come me. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Sono andato a letto con il lampone dolce in bocca, ho
dormito poco ma bene.</p><p class="MsoNormal">Per questa vita non posso più farci niente, nella prossima
magari sceglierò un altro vino, magari più nobile, che mi possa somigliare.</p><p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal"><o:p> </o:p></p></div><div><i>Yvon Metras - Moulin à Vent 2018</i></div><div><i>vol. 12,5 %</i></div><div><h1 data-name-id="162922" style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #212121; font-family: -apple-system, BlinkMacSystemFont, "Segoe UI", Roboto, "Helvetica Neue", Arial, "Noto Sans", sans-serif, "Apple Color Emoji", "Segoe UI Emoji", "Segoe UI Symbol", "Noto Color Emoji"; font-size: 2.5rem; font-weight: 500; line-height: 1.2; margin-bottom: 0.5rem; margin-top: 0px;"><br /></h1></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div>Tonia Papagnohttp://www.blogger.com/profile/12509628346813049259noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7499234627256501162.post-34431931085380014162022-09-12T00:25:00.004-07:002022-09-12T00:34:54.143-07:00Vino, abbinamenti e sentimenti <p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh72Yu1iIC3ryHFty2sRmsNU_RTMyRbWhMTF79JyTljJiGuy8qch4e_m6I-Ah4u_QezDtJMr3h5d3q4apDMVToijTurrco-k4M-XWXlb0nk2rpneXW8r1SiYqejZbagP1DVDa5BffUmJHsQTSfsFeou3r2AR1TUwC8h4jJwQ_dcn9plTPwbzVKUNAiEVw/s1494/1326159629-friends-wine.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1025" data-original-width="1494" height="440" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh72Yu1iIC3ryHFty2sRmsNU_RTMyRbWhMTF79JyTljJiGuy8qch4e_m6I-Ah4u_QezDtJMr3h5d3q4apDMVToijTurrco-k4M-XWXlb0nk2rpneXW8r1SiYqejZbagP1DVDa5BffUmJHsQTSfsFeou3r2AR1TUwC8h4jJwQ_dcn9plTPwbzVKUNAiEVw/w640-h440/1326159629-friends-wine.jpg" width="640" /></a></div><br /> <div>di <b>Daniel Barbagallo</b></div><div><br /></div><div><br /></div><div>Sono da sempre restio agli abbinamenti cibo-vino, non so che
farci mi annoiano mortalmente, anche perché ho più voglia di bere che di
mangiare e quando bevo, le preparazioni complesse mi impediscono di concentrare
l’attenzione sul vino.</div><div>Mi piace stappare grandi bottiglie ed accompagnarle a grissini, a volte ad affettati ma per me l’<b>abbinamento</b> fondamentale è con le persone e con le occasioni, in pratica mi sento una sorta di <b>sommelier</b> degli stati d’animo. </div><div>Ogni momento ha per me un vino perfetto che accompagna e lo esalta fino a renderlo speciale. </div><div><br /></div><div>Lo <b>Champagne</b> ad esempio è il vino giusto per un appuntamento. Va giù che è un piacere mette allegria e prepara il terreno per un piacevole dopocena. Ebbene sì signori, lo champagne è il vino perfetto per fare l’amore o per quelle serate in cui io non ho voglia di pensare a niente, perché lo bevo anche ghiacciato con buona pace dei puristi (e hanno ragione) che consigliano le alte temperature per esaltarne le peculiarità. </div><div><br /></div><div>Il <b>Nebbiolo</b> con il suo carattere caldo, forte ed avvolgente è il vino che più di tutti mi ricorda l’amicizia, tanto è vero che il mio cane, un amico esclusivo, l’ho chiamato <b>Barolo</b>. Per le sere in compagnia stappo un vino di langa perché sa esaltare il tempo trascorso insieme ad un amico come nessun altro. Il nebbiolo è per me un fedele compagno di vita. </div><div><br /></div><div>Il <b>Bourgogne</b> è il vino per eccellenza per conoscere qualcuno, di tutti i vitigni il <b>Pinot Noir </b>è quello che mi rappresenta di più. Il calice mi regala un senso di libertà rendendo tutto più facile sia l’ascolto che il racconto e le sue infinite sfumature sono un biglietto perfetto per le persone che si stanno conoscendo così come le sue infinite evoluzioni che offrono spunti, paragoni e (perché no) sogni. </div><div><br /></div><div>Il <b>Lambrusco</b> che è e rimarrà sempre il mio vino del cuore è quello assoluto per fare festa, ideale per un pomeriggio in fuga da tutto o per una cena con gli amici condita da risate a crepapelle. È un vino che non manca mai, mi ricorda chi sono e che le cose semplici sono le più belle e le più difficili da fare. Le sue bollicine e i suoi profumi mi danno leggerezza e buon umore. Non potrei mai vivere senza questo vino. “Prendete la vita con leggerezza, che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore.” diceva un tale Calvino </div><div><br /></div><div>Il <b>Bordeaux</b> è il vino perfetto per pensare il futuro e per analizzare il presente, il suo lento incedere e le pause di cui necessita il accompagnano perfettamente i progetti che mai realizzerò e mentre aspetto che si evolva nel bicchiere mi perdo in mille ragionamenti e scambi di idee. Le cose davvero belle non hanno bisogno di fretta. E’ un vino perfetto per trasformare una sera in notte. </div><div><br /></div><div>Il <b>Sangiovese</b> è il vino che culla le mie malinconie e con cui mi piace inseguire sia i ricordi che le persone e i momenti che non verranno più ma che meritano ogni tanto di riaffiorare alla memoria. Un vino commovente: le sfumature rugginose che raggiunge con la maturità mi ricordano come ero un tempo e come sono diventato (più dolce in gioventù) e ma ora più compiuto. </div><div><br /></div><div><br /></div><div>Mentre scrivo questi pensieri sto bevendo un <b>Porto </b>vino che non bevo quasi mai ma noto che con la scrittura si abbina davvero bene.
</div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><i><span>credits: foto web </span></i></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div>Tonia Papagnohttp://www.blogger.com/profile/12509628346813049259noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7499234627256501162.post-38619325819203491202022-08-29T23:50:00.009-07:002022-09-12T00:35:33.358-07:00Brunello di Montalicino Docg Riserva 1999 - Soldera <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi8jyy7_7nvX0UnJ5HdQb4vwoKdhCIUkhyz1qrm8moNt_432CfUb1yVKkbAZGJbGZGtLdrXbOgwNqf-qvu3KJNa8aYt4U0AmXqmvz5tBZqEy7zIHOtH7QBM2yGtzn5VtAf9dtrhi1hAUj0Qgin6DAFwL8Kjt4osD7NPM4OcEyMDmHZCWBp3i_cvBgI0Ig/s1124/soldera.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1124" data-original-width="843" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi8jyy7_7nvX0UnJ5HdQb4vwoKdhCIUkhyz1qrm8moNt_432CfUb1yVKkbAZGJbGZGtLdrXbOgwNqf-qvu3KJNa8aYt4U0AmXqmvz5tBZqEy7zIHOtH7QBM2yGtzn5VtAf9dtrhi1hAUj0Qgin6DAFwL8Kjt4osD7NPM4OcEyMDmHZCWBp3i_cvBgI0Ig/w480-h640/soldera.jpg" width="480" /></a></div><br /><div style="text-align: center;"><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div>di <b>Daniel Barbagallo</b> </div><div><br /></div><div><br /></div>
Confusione. <div>Questo è il mood del giorno, sentimenti e sensazioni opposte.
Ho qualcosa per cui essere molto orgoglioso, qualcosa che mi ha fatto incazzare come non mi succedeva da tempo, qualcuno da incontrare e qualcuno da dimenticare. </div><div>Nessuno stato d’animo riesce a sovrastare gli altri, sono in una sorta di stallo alla messicana ed ho bisogno di qualcosa di forte, anzi di fortissimo che spazzi via tutto perché sto male e bene insieme e questo non mi piace. </div><div><br /></div><div><b>Soldera</b> non era in programma, ma ormai l’unico motivo per cui faccio ancora progetti è per poterli stravolgere.
Eccolo: ruggine, arancia, macchia mediterranea, frutto rosso di marasca dolce e maturo, conceria, polvere di caffè e tabacco mi indicano la via.
La punta d’alcol iniziale del naso va via via affievolendosi, la bocca è calda e vibrante con acuti pazzeschi che lasciano posto all’avvolgenza per un finale lungo di gran classe dove la grana fine del tannino gioca una parte fondamentale dando ulteriore nobiltà al vino. </div><div>Continuare a credere che il vino migliori in eterno per me è una cazzata infinita, questo è buonissimo perfettamente in forma e con vita davanti, ma io fossi in voi non mi farei prendere da troppe seghe mentali e lo berrei con ancora il filo conduttore della dolcezza che per me è la morte sua.
In ogni caso questa bottiglia mi ha mostrato la strada giusta e le belle sensazioni hanno avuto la meglio. </div><div><br /></div><div>E anche questa sera il bene trionferà sul male .
</div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div>Tonia Papagnohttp://www.blogger.com/profile/12509628346813049259noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7499234627256501162.post-57071750320531737112022-06-20T10:34:00.034-07:002022-06-21T00:29:06.760-07:00A Radici del sud 2022 un premio speciale in memoria di Antonio Tomacelli <p><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhdWpkOCdD8Uh6jzNrO1fCjubihOInqYrH0oPNYEeie3dhA1gjiwGwGWvkD76yX5IyQmoJFXSbLngzNAq4h13qI9TM5W8uiHKEJ3mbC5F2AjyaSw48jZ-auirFT8OCgBRLNeKrzRxor2OFl-z-KXdyJj1W1qcJKK6VmtF9jKgnmeRUmrBVa1m7LFl77bg/s1080/premio.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1080" data-original-width="1080" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhdWpkOCdD8Uh6jzNrO1fCjubihOInqYrH0oPNYEeie3dhA1gjiwGwGWvkD76yX5IyQmoJFXSbLngzNAq4h13qI9TM5W8uiHKEJ3mbC5F2AjyaSw48jZ-auirFT8OCgBRLNeKrzRxor2OFl-z-KXdyJj1W1qcJKK6VmtF9jKgnmeRUmrBVa1m7LFl77bg/w640-h640/premio.jpg" width="640" /></a></div><p style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;">Premio Antonio Tomacelli</span></p><p style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;"><br /></span></p>Radici del sud edizione 2022 <div><br /></div><div>Anche quest’anno la XVII edizione di <b>Radici del sud </b>si è regolarmente svolta nel castello di Sannicandro di Bari.
L’evento è senza dubbio uno dei più importanti organizzati al Meridione d'Italia e prevede la partecipazione di numerose cantine vinicole con i produttori e un vasto pubblico di appassionati visitatori. </div><div>Il protagonista è sempre il <b>vitigno autoctono</b> punto di forza e risorsa identitaria di ogni territorio. </div><div>Il concorso premia i vini per le varie categorie prestabilite (vitigni e tipologie) e la selezione dei vincitori è ottenuta con una metodologia rigorosa, tra bottiglie numerate e degustate alla cieca, attraverso le giurie scelte di giornalisti italiani e stranieri e di ospiti internazionali. </div><div>Conclude l'evento la giornata aperta al pubblico per un interessante viaggio al sud ai banchi di assaggio tra le bottiglie prodotte e, a sorpresa, anche qualche rarità fuori concorso. </div><div><br /></div><div>Non dimenticherò mai questa edizione di Radici che ha designato, in memoria di Antonio Tomacelli, un <b>premio speciale</b>. </div><div><b>Antonio Tomacelli</b> non è stato solo il fondatore e l’editore del blog <b>Intravino.</b> Era un artista, grafico, stampatore d’arte, grande comunicatore, protagonista di iniziative e di collaborazioni editoriali, organizzatore di eventi, meeting e dibattiti tutti dedicati al mondo del vino e dell’enogastronomia.
Qualcuno ha detto di lui che è stato un innovatore nel nostro mondo della comunicazione e che con il suo blog ha modificato il modo di scrivere e leggere il vino (cit. A.P.) </div><div>Mi fa piacere pensare che sia così e che abbia lasciato un segno della sua creatività, della sua arte e del suo ingegno. </div><div>Per il legame sentimentale e professionale che ho condiviso negli anni con Antonio, questa edizione 2022 mi ha visto protagonista, con <b>Leonardo Romanelli</b>, (editor di Intravino e enogastronomo di fama internazionale) della scelta del vino da premiare in sua memoria. </div><div>Il vino è stato selezionato tra i vincitori di tutte le categorie in concorso che ha lasciato sul podio tre vini rossi di grande personalità: un nero di troia, una riserva di aglianico e un cannonau di Sardegna.
Per gusto, stile e territorio ha vinto il cannonau “<b>Giogu</b>” dell'azienda vincola <b>Famiglia Demelas</b> prodotto nel Mandrolisai in Sardegna nelle più belle vigne del mediterraneo (cit. M.V.) </div><div><br /></div><div>Cosa c’è in questo calice che parla di <b>Antonio</b>? </div><div><br /></div><div><b>Il coraggio</b>: giovani imprenditori che per scrivere il loro futuro scelgono di restare e dare dignità al lavoro e ai luoghi in cui sono nati con le loro idee, progetti, capacità e competenza </div><div><b>Il legame con le origini</b>: l’eredità della cultura millenaria e dei valori identitari da narrare e tramandare con la loro memoria e la loro storia </div><div><b>La cura</b>: allevare la vigna e mettere in bottiglia i sogni con la speranza di realizzarli</div><div><b>La tenacia</b>: sono consapevoli che solo con la fatica e il lavoro che arrivano i successi. Basta crederci e tutto è possibile </div><div><b>L’anima</b>: lo spirito della famiglia Demelas è nello stile e nella filosofia di produzione insieme alla capacità di appassionarsi e commuoversi </div><div><b>L’arte</b>: l’artista locale Mauro Patta ha disegnato tutte le etichette dell’azienda. L’arte intesa come luogo del racconto e delle riflessioni </div><div><br /></div><div><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgmyIwc2AYS6T9e5kbYmKRzx38TJfr9YgEyANeQBX13MDrhK2qYwILebp1TyqPXH0GdgFH3uqEzpH3RmTtC_Yq9I1DFELqzKeUpdWQBLmqsYRZ02vDVdkIjGCXEztlY_Vo2_uCEsDiucoCdXQNQeO0lYMt2ujSQwDkw-uENUEAlK8vSQ7cQlPOZW_GPyw/s1024/288445686_7567912929949177_8332572296025463805_n.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1024" data-original-width="768" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgmyIwc2AYS6T9e5kbYmKRzx38TJfr9YgEyANeQBX13MDrhK2qYwILebp1TyqPXH0GdgFH3uqEzpH3RmTtC_Yq9I1DFELqzKeUpdWQBLmqsYRZ02vDVdkIjGCXEztlY_Vo2_uCEsDiucoCdXQNQeO0lYMt2ujSQwDkw-uENUEAlK8vSQ7cQlPOZW_GPyw/w480-h640/288445686_7567912929949177_8332572296025463805_n.jpg" width="480" /></a></div><br /><div style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;">La selezione </span></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div> <b>Wine Tasting</b></div><div><br /></div><div>Siamo ad Atzara, antico borgo della regione storica del <b>Mandrolisai,</b> il cuore della Sardegna e precisamente nella <b>Blue Zone</b> tra le sole 5 al mondo (un luogo geografico con una media mondiale ad altissima longevità) </div><div>Qui Lorenzo, Damiano e Roberta lavorano le vigne favoriti da un microclima singolare. L’esposizione, le basse rese e il lavoro manuale regalano ai loro vini profumi, eleganza, longevità, struttura e profondità.
I vitigni utilizzati sono i classici Cannonau, Bovale (localmente detto Maristeddu) e Monica ma Giogu, allevato nella vigna ad alberello di 60 anni <b>Nabalai</b>, è un monovarietale di sole uve Cannonau che a quelle latitudini assume un carattere e una identità distinta. Il vino, dopo la raccolta manuale e la macerazione, matura in acciaio per 9 mesi e sosta in bottiglia per altri 8 prima di essere messo in commercio. </div><div>Su Giogu (in sardo significa la trottola), disegnato in etichetta, è un gioco antico che rappresenta la metafora del passaggio delle tradizioni dai nonni, custodi del sapere, alle nuove generazioni. </div><div><br /></div><div><b>Taste </b></div><div><br /></div><div>Nelle calde estati i raggi di sole delle colline del Mandrolisai attraversano il calice del Giogu e lo illuminano anticipando freschezza e verticalità. </div><div>Il suo profilo aromatico è una passeggiata silenziosa tra querce, mirto, corbezzolo e lecci mitigata dal leggero vento del Gennargentu che porta con sé balsamo e fragranze. Passo dopo passo frutteti e macchia mediterranea raggiungono i sensi e li avvolgono. La sua personalità è sostenuta da ricercata freschezza
e l’assaggio è agile e avvincente. </div><div>L’armonia lo definisce. </div><div>La strada del ritorno è lunga ma fretta non ce n’è. </div><div>In questo calice è come sulla luna. </div><div>Leggerezza senza gravità, luoghi senza tempo e terre senza confini se non solo con i tuoi respiri e il paradiso.
</div><div style="text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgLwYu8eUq6BubJDH5GtkTKwL8LJj3iLt2u6LrXRVskJGfQQLwCJ1yhS_2zX08uRy2C0PQK_1_qeMjfdYcASZSC3ywHao7LV6N0dE0xEI99O6GCwF9vaZKyyLLr87RpiOhexfOCWk4k1r2HQG5OnMDJ7KMOYtBV15cLtPh7BHpy1Jt4LMbXq9EQQoTgJQ/s1024/47d23039-92c0-4d70-8bda-e3981e86f422.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1024" data-original-width="768" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgLwYu8eUq6BubJDH5GtkTKwL8LJj3iLt2u6LrXRVskJGfQQLwCJ1yhS_2zX08uRy2C0PQK_1_qeMjfdYcASZSC3ywHao7LV6N0dE0xEI99O6GCwF9vaZKyyLLr87RpiOhexfOCWk4k1r2HQG5OnMDJ7KMOYtBV15cLtPh7BHpy1Jt4LMbXq9EQQoTgJQ/w480-h640/47d23039-92c0-4d70-8bda-e3981e86f422.jpg" width="480" /></a></div><br /><div style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;">Giogu - Famiglia Demelas</span></div><div style="text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgkhRMKY2wSIBB2-OOzASeKVe1fOuCwk0u6-UAkk0lXht2vcB-HQbZi2ERU1MlMUNCW8rmQZIAHCDlV0qxGExf9Y0jqkI2rommT-hJUIixbmtND971XzEIH7lU2FuioL7afpxQKwHqyF-P_sAfTk-Shc3kNCfMXNNOR0wBSojI41L4Vd67dVnL5nKdw0g/s707/2.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="707" data-original-width="446" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgkhRMKY2wSIBB2-OOzASeKVe1fOuCwk0u6-UAkk0lXht2vcB-HQbZi2ERU1MlMUNCW8rmQZIAHCDlV0qxGExf9Y0jqkI2rommT-hJUIixbmtND971XzEIH7lU2FuioL7afpxQKwHqyF-P_sAfTk-Shc3kNCfMXNNOR0wBSojI41L4Vd67dVnL5nKdw0g/w405-h640/2.jpg" width="405" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /><div style="text-align: center;">Antonio Tomacelli </div><div style="text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: center;"><br /></div>Tonia Papagnohttp://www.blogger.com/profile/12509628346813049259noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7499234627256501162.post-33594118022215454272022-06-10T10:21:00.015-07:002022-07-03T11:47:25.539-07:00A Mamoiada Vives 2022 i giovani vignaioli scrivono il loro futuro<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjGCio9-66oMryugGppKIfAxFSnZ6yauZ0j8LM53hMyy9xqM9XScSpRvv7ZZvF7S6MJfiK6eX_5lYVbF5U2BRzELypwFT2i3Y71iBethPBd8CZoC98ynZddBNXlub3VcWCSNJM9HxXnmhFdgGgxvasL6ULlQdocPB_Ot3vhRjPPJtIxPBjrhpHz1BaxVQ/s1600/convert.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1200" data-original-width="1600" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjGCio9-66oMryugGppKIfAxFSnZ6yauZ0j8LM53hMyy9xqM9XScSpRvv7ZZvF7S6MJfiK6eX_5lYVbF5U2BRzELypwFT2i3Y71iBethPBd8CZoC98ynZddBNXlub3VcWCSNJM9HxXnmhFdgGgxvasL6ULlQdocPB_Ot3vhRjPPJtIxPBjrhpHz1BaxVQ/w640-h480/convert.jpg" width="640" /></a></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;">Mamoiada</span> </div><p><br /></p><div><div dir="auto" style="background-color: white; color: #050505; font-family: "Segoe UI Historic", "Segoe UI", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 15px; white-space: pre-wrap;"><i>A Mamoiada, più di ogni altro luogo, i paesaggi e gli uomini che li abitano si somigliano. Come in una voragine temporale ci si arriva da lontano attraversando secoli di storia. Questa terra ancestrale, propria di diritto, è posseduta da un dio rivoluzionario che nutre l’anima di contadini e poeti di silenzi e di luce.</i></div><div dir="auto" style="background-color: white; color: #050505; font-family: "Segoe UI Historic", "Segoe UI", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 15px; white-space: pre-wrap;"><br /></div></div><div dir="auto" style="background-color: white; color: #050505; font-family: "Segoe UI Historic", "Segoe UI", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 15px; white-space: pre-wrap;"><br /></div><div dir="auto" style="background-color: white; color: #050505; font-family: "Segoe UI Historic", "Segoe UI", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 15px; white-space: pre-wrap;"><br /></div><div style="text-align: left;">Mamoiada Vives 2022</div><div><br /></div><div>La terza edizione di Mamoiada Vives si è svolta regolarmente il 4 e 5 giugno, nel cortile Ass, Atzeni Beccoi. L’associazione <b>Mamojà</b>, un gruppo tra 70 viticoltori e produttori, ha curato l’evento guidato dal neopresidente <b>Giovanni Ladu</b> e il team al completo dei soci avvicendati nella gestione della organizzazione, accoglienza, degustazioni, tour alle vigne e in cantina. <div><br /></div><div>Come è noto la tutela e valorizzazione dei vini di Mamoiada passa attraverso il suo territorio ed essendo il vino un acceleratore del suo sviluppo l’associazione promuove la crescita con una serie di attività svolte a favorire lavori di promozione e comunicazione. </div><div><br /></div><div>Siamo nel cuore della Sardegna e della Barbagia di Ollolai. Vigne a perdita d'occhio, terreni da pascolo, sorgenti naturali e boschi che vestono le colline ai confini del Gennargentu.
E' una terra vocata a produzioni di qualità e la viticoltura è uno degli aspetti più interessanti che meglio identifica il territorio.
E’ la forza di questa terra che guida la fatica di ogni giorno nei campi. </div><div>Una terra generosa che promette e poi mantiene i profumi, i sapori e i caratteri della tradizione per poi consegnarli alle nuove generazioni che accolgono la cultura del lavoro e dell’amore per essa. </div><div>Infatti, tra le varie iniziative di <b>Mamoiada Vives 2022</b>, l’invito all’evento dell’agronomo <b>Ruggero</b> <b>Mazzilli </b>ha permesso di valutare e stabilire, per i vigneti di Mamoiada, un programma di scelte agronomiche ancora più attente alla sostenibilità e alla biodiversità: bio-viticoltura, monitoraggi in vigna e pratiche a basso impatto ambientale.
L’attenzione alle nuove operazioni è stata condivisa da molti e il futuro ha in serbo nuove sfide e nuovi successi.
E’ questo che a Mamoiada, soprattutto i giovani vignaioli, hanno programmato per il loro avvenire. </div><div><br /></div><div><br /></div><div>Mamoiada è una realtà vitivinicola italiana che si è consolidata con successo e si auspica ancora di più in crescita. Quello che desideriamo tutti è la continuità della qualità e della popolarità che ormai l’associazione si è conquistata. </div><div><b>Mamojà </b>vive ed opera in un luogo che tutto il mondo ci invidia: la<b> Sardegna</b>, l’isola al centro del Mediterraneo dove la sua geografia è un punto di forza. L’isolamento obbligato ha tutelato la cultura locale, le comunità, le tradizioni evitando l’industrializzazione di alcune aree dove ancora abita una natura selvaggia e incontaminata consentendo quelle condizioni uniche e irripetibili che i vini del territorio definiscono alla perfezione. </div><div><br /></div><div>Aspettiamo con interesse la prossima edizione di <b>Mamoiada Vives 2023</b> con la certezza di ritrovarla originale e innovata. </div><div><br /></div><div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiIuJCN2BgmxIaEIBg00Cket-bAowE3KV9LtDdBs5aeLzEpTRcV9jxjsY7MBE4N7cN8mN6-GzwU4iUhgi8c5JmJ80cXgj8Q9nf5JjDPknpItjKV-0_W6oX0WNfo1aX1MN8U_phvkzWiQzxO3QrNmRgUt4z09lGWDt5S6nFxrS_v_VAgg32CGaqQmGlD2g/s2048/284477478_7508917225848748_5943857649039847370_n.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-size: x-small;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="2048" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiIuJCN2BgmxIaEIBg00Cket-bAowE3KV9LtDdBs5aeLzEpTRcV9jxjsY7MBE4N7cN8mN6-GzwU4iUhgi8c5JmJ80cXgj8Q9nf5JjDPknpItjKV-0_W6oX0WNfo1aX1MN8U_phvkzWiQzxO3QrNmRgUt4z09lGWDt5S6nFxrS_v_VAgg32CGaqQmGlD2g/w640-h480/284477478_7508917225848748_5943857649039847370_n.jpg" width="640" /></span></a></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;">Mamoiada Vives 2022</span></div><div style="text-align: center;"><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><i>Mamoiada è madre terra, anima, respiro, attesa. </i></div><div><i><br /></i></div><div><i><b>La madre terra</b> </i></div><div><i>Un luogo definito e reale con i tratti pedoclimatici propri ma anche legato alla comunità che ci lavora vocata alla coltivazione della vite dalle origini. </i></div><div><i><br /></i></div><div><i><b>L’anima</b> </i></div><div><i>La cura dei vigneti e attente pratiche in cantina creano vini che sono espressione di un territorio e con un preciso spirito identitario. </i></div><div><i><br /></i></div><div><b><i>Il respiro </i></b></div><div><i>La sostenibilità è una strategia di tutti i produttori di Mamoiada che, rispettando l’ambiente e con esso le persone, crea armonia, ordine ed equilibrio dalla vigna al vino. </i></div><div><i><br /></i></div><div><b><i>L’attesa </i></b></div><div><i>Per fare un vino lo sanno bene qui a Mamoiada non ci vuole fretta. I vini dimorano e sanno attendere il momento giusto per farsi assaggiare. Il tempo è la garanzia della migliore qualità.
</i></div></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEja9fvtnzy8RKCdU57suS6Tn5-JXLfG1hU50XM3_tjxgV5Nx8mfAX3sqZWVf_7VHy90UJPyPuBmvpT5fQgJ1FPGiyvMYuiFjrtyREV8u57I03GxiU2XHPni3TztKcrXZ1Lz4aVZ5e84Yym45e1dR9npiG7OyM5saDN2GPRRCmcAQMNXGl2GlWVV9BPaTg/s1600/ipg.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1200" data-original-width="1600" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEja9fvtnzy8RKCdU57suS6Tn5-JXLfG1hU50XM3_tjxgV5Nx8mfAX3sqZWVf_7VHy90UJPyPuBmvpT5fQgJ1FPGiyvMYuiFjrtyREV8u57I03GxiU2XHPni3TztKcrXZ1Lz4aVZ5e84Yym45e1dR9npiG7OyM5saDN2GPRRCmcAQMNXGl2GlWVV9BPaTg/w640-h480/ipg.jpg" width="640" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-size: x-small;">Località</span> <span style="font-size: x-small;">Elisi</span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div><br /></div>Tonia Papagnohttp://www.blogger.com/profile/12509628346813049259noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7499234627256501162.post-34578757524725995042022-05-16T12:39:00.091-07:002022-05-16T14:43:10.562-07:00Gravner e la ribolla 2010: l'incanto e l'illusione <p><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjBHviuHZtr85is_jjgPDXPZfijOyQWcLs-K_DgYKSyTIk9U0Mf32jmc00SYx6pQp3GCZeymfvdJmVBNI27nFonrruMlelRcoy1I9LVcx7budRgOc9O-J6_AJxWoOFAqmQ3OQlokh9l8s1k7XYZ3TpEs8BumQVvXwX5dLjUTvSO99xkf0ZSeG-ThdFK0w/s2048/272679397_10208748306660683_326062622239151244_n.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1536" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjBHviuHZtr85is_jjgPDXPZfijOyQWcLs-K_DgYKSyTIk9U0Mf32jmc00SYx6pQp3GCZeymfvdJmVBNI27nFonrruMlelRcoy1I9LVcx7budRgOc9O-J6_AJxWoOFAqmQ3OQlokh9l8s1k7XYZ3TpEs8BumQVvXwX5dLjUTvSO99xkf0ZSeG-ThdFK0w/w480-h640/272679397_10208748306660683_326062622239151244_n.jpg" width="480" /></a></div><div><br /></div><div><br /></div>di <b>Daniel Barbagallo </b><br /><p><br /></p>
La Solitudine è la più grande <b>illusione</b> dei nostri giorni. <div>Diventa quasi impossibile cullarsi in questa realtà, iperconnessi come siamo, arriva sempre un messaggio, una notifica, qualcosa o qualcuno a salvarci o a privarci di questo momento intimo.</div><div>Ricordo che uno dei giorni più intensi della mia vita fu su una spiaggia sperduta in un’isola del Pacifico. Niente musica, niente persone, niente telefono, solo il rumore dei miei respiri che si alternavano con il fragore delle onde del mare. Ad un tratto ho sentito forte l'assenza e al vuoto dei miei ricordi. Ho pensato a chi non c’era più, a chi ho deluso a chi mi ha lasciato, a tutto quello che avrei potuto fare e non ho mai fatto, alle mille promesse che sono durate quanto il tempo che impiega la schiuma del mare a dissolversi sulla sabbia. </div><div>Impotente come poche volte, non dovevo dimostrare nulla a nessuno. Così pian piano mi sono rassicurato ed ho realizzato che sono uno tra tanti, magari nulla di speciale e che sono molte, troppe le cose più grandi di me e che a volte si può essere spettatori e non per forza protagonisti. </div><div><br /></div><div>Mi è venuta voglia di casa, voglia di vedere le persone che amo, abbracciare mio figlio. Sarei tornato in Italia anche solo per un attimo, oppure li avrei voluti tutti qui con me perché casa alla fine può essere anche "con qualcuno" e non solo quattro mura. </div><div>Questo è quello che mi passa per la mente mentre assaggio questa <b>Ribolla 2010,</b> un vino che bevo solo perché voglio perdermi nel suo frutto, nelle sfumature esotiche, nelle noci di macadamia e nel vento che trasporta salsedine e radici amare. </div><div>La bellezza di questi vini come la Ribolla di <b>Gravner </b>è che somigliano alle persone per i loro tratti comuni ma ogni bottiglia (vivaddio) prende una strada diversa, come fosse fatta su misura per ogni stato d’animo. </div><div>L’attacco in bocca è pieno ma senza grassezze eccessive, ha una bella tensione che cresce di minuto in minuto, in perfetto equilibrio con finale lungo come il volo che mi ha portato sull’isola a Panama e che danza tra sapidità e albicocca disidratata. </div><div>La bellezza del vino è che risveglia ricordi alimenta speranze e fa sognare. D’altronde la magia dei ricordi e che possono far sentire caldo d’inverno e freddo in estate. </div><div><b>Vino straordinario</b>. </div><div>Perfetto per arrendersi al fatto che, per quanto lontano, puoi scappare non potrai mai farlo da te stesso.</div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div>Ribolla gialla in anfora 2010 - Gravner</div><div>Venezia Giulia Igt - vol. 14 %</div><div><br /></div>Tonia Papagnohttp://www.blogger.com/profile/12509628346813049259noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7499234627256501162.post-8828594269007462922022-05-14T10:47:00.005-07:002022-09-12T00:36:21.429-07:00Sassicaia 2019, nessuna storia è mai perfetta <p style="text-align: center;"> <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjPtCJlVYJhaWzaek30rweTqF5f-4wjuulwuUzKZlL_02qJfo0_8_oTbWlAjKWxg5evS1aowyqskAYKGaZqx4vEzpHSH1t1eMar5IoZp76y01fuMI7N2HiHChP4cDeHXh17tcFIW2vyWmaRQ0HcR78Y-qgRLuUiilXN-i6y8I7f4v8QYwVUvLKMHJkksg/s1124/280911712_10208988562946940_1442403413847673161_n.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1124" data-original-width="843" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjPtCJlVYJhaWzaek30rweTqF5f-4wjuulwuUzKZlL_02qJfo0_8_oTbWlAjKWxg5evS1aowyqskAYKGaZqx4vEzpHSH1t1eMar5IoZp76y01fuMI7N2HiHChP4cDeHXh17tcFIW2vyWmaRQ0HcR78Y-qgRLuUiilXN-i6y8I7f4v8QYwVUvLKMHJkksg/w480-h640/280911712_10208988562946940_1442403413847673161_n.jpg" width="480" /></a></p><p></p><p><br /></p><p>di <b>Daniel Bargagallo</b></p>Mirtillo bruciato ed eucalipto è il saluto di <b>Sassicaia 2019</b>, altro esemplare che va nella direzione di un mercato vorace che non vuol far cantina. <div>Ricchezza e maturità un po’ esasperate amplificate da una punta di alcol che fa perdere precisone al naso.
Voglio bene a questo vino, ne ho amato follemente parecchie versioni ma ho amato follemente anche alcune donne con le quali oggi oltre all’affetto non avrei più nulla da spartire, semplicemente si cambia e non sempre ci si ritrova sulla stessa strada. </div><div>Le profondità degli anni 80, la timidezza che amavo degli anni 90 e il dinamismo dei primi duemila non ci sono, ora c’è “Materia su Materia” accompagnata sempre da una gestione magistrale dei legni ed una grande precisione gustativa.
Erbe aromatiche, ciliegia e macchia, poi cacao amaro. </div><div>In bocca esprime il suo carattere con precisione, ha pressione ma si perde un po’ in allungo. </div><div>Vino per il quale occorre un doppio giudizio, credo che sia il Sassicaia <b>perfetto</b> per il pubblico a cui oggi si rivolge, bevuta veloce, selfie e sotto un’altra boccia, vino più buono che intrigante. </div><div>A quelli come me che hanno vissuto e bevuto annate più tormentate rimane solo tanto affetto e niente più. </div><div><br /></div><div>"È stato meglio lasciarci che non esserci mai incontrati" (cit. Faber)</div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div>Tonia Papagnohttp://www.blogger.com/profile/12509628346813049259noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7499234627256501162.post-32831233273787631472022-05-09T11:41:00.010-07:002022-05-11T23:30:18.381-07:00Anteprima del Chiaretto 2022, la nuova sfida è la longevità <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEigbBt6SMNRCwiH3b4NWmfa2W84zvkuHa7QxX4Xb8mBf4HXY9_DIj1mN_LHj5sIob7LFysX7Tr6XNNStIe-f6tY8lGNx2iMM2_ynmLWHJzlqb8E839VF6sZcDdVal60Sz5C5usSwB-bUka_yvDBnkny0GU2O_8Tkx4vhWfQsXgeNxqerh0Bjc8MD-q2bQ/s1105/ok.png" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="630" data-original-width="1105" height="364" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEigbBt6SMNRCwiH3b4NWmfa2W84zvkuHa7QxX4Xb8mBf4HXY9_DIj1mN_LHj5sIob7LFysX7Tr6XNNStIe-f6tY8lGNx2iMM2_ynmLWHJzlqb8E839VF6sZcDdVal60Sz5C5usSwB-bUka_yvDBnkny0GU2O_8Tkx4vhWfQsXgeNxqerh0Bjc8MD-q2bQ/w640-h364/ok.png" width="640" /></a></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;">Anteprima del Chiaretto</span></div><div style="text-align: center;"><p align="center" class="MsoNormal"><br /></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: left;">A tavola o per l’aperitivo un vino che accorda i gusti di
tutti è senza dubbio il <b>rosato</b>. Fino
a qualche tempo fa bistrattato, ora è sempre l’attore immancabile di ogni
cantina che si rispetti. Quello che affascina è il <b>colore</b> (le nuances rosa sono infinite) e la sua capacità di mettere
il buon umore per i suoi profumi e la sua freschezza (cromo-aroma terapia in un
colpo solo).</p><p class="MsoNormal" style="text-align: left;">In Italia se ne producono numerosi. I più noti sono il <b>Chiaretto
di Bardolino</b>, il Cerasuolo d’Abruzzo, i rosati di Puglia e di Calabria. </p><p class="MsoNormal" style="text-align: left;">In molti affermano che i <b>rosati</b> sono la scommessa del vino italiano e che dopo la crisi
pandemica, la promozione e il rilancio del Made in Italy enologico siano più che mai necessari.</p><p class="MsoNormal" style="text-align: left;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="text-align: left;">
</p><p class="MsoNormal" style="text-align: left;">E’ in questo quadro, di ripresa e di investimento delle
risorse, che l’evento dell’<b>Anteprima del
Chiaretto 2022 </b>ha aperto le porte al pubblico e alla stampa di settore per
raccontate il territorio, il vino e un modello di viticoltura da cui trarre
esempio. </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: left;">All'I<b>stituto Tusini</b> di Bardolino i vini proposti
in assaggio sono stati per lo più della vendemmia 2021 con un plus di alcune
selezioni affinate uno o due anni in cantina. Inoltre le giornate dedicate al Chiaretto
hanno lasciato lo spazio alla <b>masterclass</b> riservata ai vini
della AOC Tavel e quella dei Rosée de Terroirs (un vero viaggio tra i rosé
francesi)<span style="text-align: center;"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: left;">"<i>Il Chiaretto di Bardolino</i>, nuovo nome
ufficialmente in vigore per la vendemmia 2021, <i>è sempre in</i> <i>crescita</i>".
Lo afferma il Presidente del Consorzio di Tutela <b>Franco Cristoforetti</b>. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: left;">Non è un caso che il Chiaretto di Bardolino ha avuto nel
primo bimestre del 2022 una crescita del quasi 27,0 % su base annua. Inoltre nel 2021
escursioni termiche e belle giornate hanno prodotto uve mature e valori di
acidità e sapidità ottimali rispetto all’anno precedente. E’ dunque un “vino di terroir” piace sottolineare ad <b>Angelo
Peretti</b>, direttore di The Internet Gourmet, perché “<i>va da sé che ogni
annata deve possedere un proprio tratto identitario, se il vino ne vuole essere
realmente interprete</i>”. </p><p class="MsoNormal" style="text-align: left;"><b>Anche i rosati sanno invecchiare</b>. </p><p class="MsoNormal" style="text-align: left;">Tema affrontato ed stimolante è la longevità del vino rosato. Il microclima, le vigne ben esposte e poco produttive, la stabilità in cantina ne fanno un vino in grado di sfidare il tempo, sfatando il mito che i rosati vanno bevuti solo giovani. </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj0ABOiRt6KXZUgeQE1mdeqgNQvrofOcYIgK4DlZnHRtbeWeV9oSM_tLOy8hkEtAn0psgCh2DSi951iS2CEvhRJS0_yEqQVD7REaq7CfjBzEM1uxs9xhsFI31Vt5t9z-Qlqms0_9Isz-Jo1rW2CK8xe4Wry2oN-9EoAwsUKHZPBGECpBLaphjiNGu5cHA/s1024/9039f38e-0a59-4029-9bdc-f582be0052f1.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="768" data-original-width="1024" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj0ABOiRt6KXZUgeQE1mdeqgNQvrofOcYIgK4DlZnHRtbeWeV9oSM_tLOy8hkEtAn0psgCh2DSi951iS2CEvhRJS0_yEqQVD7REaq7CfjBzEM1uxs9xhsFI31Vt5t9z-Qlqms0_9Isz-Jo1rW2CK8xe4Wry2oN-9EoAwsUKHZPBGECpBLaphjiNGu5cHA/w640-h480/9039f38e-0a59-4029-9bdc-f582be0052f1.jpg" width="640" /></a></div> <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /><div style="text-align: left;">Di seguito alcuni miei assaggi </div></div></div><div><br /></div><div><br /></div><div><b>Wine Tasting </b></div><div><b><br /></b></div><div><br /></div><div><b>Aldo Adami -
Chiaretto di Bardolino 2021</b> </div><div>Rosa antico e riflessi albicocca. Delicato l’impatto di
cipria e vaniglia. Assaggio sapido seguito da una nota speziata di pepe nero.
Chiude dinamico con discreta lunghezza. </div><div><br /></div><div><b>Cantina Caorsa -
Chiaretto di Bardolino Classico 2021 </b></div><div>Rosa clarum con tonalità corallo. Cestino di fragoline di
bosco profumate alla vaniglia. Fresco al
sorso con leggeri ritorni di frutta rossa. Piacevole e verticale la chiusura. </div><div><br /></div><div><b>Cantina di Soave -
Chiaretto di Bardolino 2021 Classico - Rocca Sveva </b></div><div>Pale salmon. Il suo floreale di campo è delicato come
l’accenno erbaceo. L’assaggio è fresco. Chiude fine ma modesto. </div><div><br /></div><div><b>Cavalchina -
Chiaretto di Bardolino 2021</b> </div><div>Rosa antico luminoso. Lentamente si apre ad un fruttato
fresco di melograno e ribes rosso. Taste piacevole ed elegante. Finale in
equilibrio tra freschezza e sottile sapidità. </div><div><br /></div><div><b>Gentili - Chiaretto
di Bardolino 2021 </b></div><div>Rosa appena ramato. Si apre sulla ciliegia e un delicato
floreale di petali di rosa. Buona la struttura e la freschezza. Finale e
chiusura su ricordi di frutta rossa. </div><div><br /></div><div><b>Gorgo - Chiaretto di
Bardolino Bio 2021</b> </div><div>Rosa antico e riflessi rame. Peonie e fiori di campo,
fragolina di bosco, vaniglia e un po’ di pepe bianco. Rammenti di pepe, frutta
rossa e discreta freschezza chiudono l’assaggio. </div><div><br /></div><div><b>Guerrieri Rizzardi -
Chiaretto di Bardolino Classico - Kenya 2021 </b></div><div>Il rosa è timido come i petali dei fiori di mandorlo. Subito
è vaniglia e frutta secca poi la rosa tea. All’assaggio immediate sono la
freschezza e le note sapide. Equilibrato, piacevole e di carattere. </div><div><br /></div><div><b>Il Pignetto -
Chiaretto di Bardolino 2021</b></div><div>Il rosa cristallino vira netto sulla buccia di cipolla.
Aromi di fragole allo zucchero vanigliato e accenni di minerale all’olfatto.
Sorso sapido e fruttato. La struttura e il corpo regalano una bella lunghezza. </div><div><br /></div><div><b>La Rocca - Chiaretto
di Bardolino Classico 2021 </b></div><div>Rosa cereo e trasparente. Fatica a farsi sentire ma
sorprende per sapidità e freschezza. Chiude in decoroso equilibrio. </div><div><b><br /></b></div><div><b>Le Fraghe - Chiaretto
di Bardolino- Rondon Bio 2021 </b></div><div>Oro rosa e nuances purpuree nel calice lucente. Pesca quasi
matura, mela rossa e accenni di ribes e vaniglia. Si distingue per la sua
decisa mineralità, struttura ed equilibrio. </div><div><br /></div><div><b>Le Ginestre -
Chiaretto di Bardolino Classico 2021 </b></div><div>Rosa antico delicato. Gli aromi floreali faticano ad
esprimersi ma l’agrume è netto. Freschezza e scatto dinamico conferiscono
personalità. </div><div><br /></div><div><b>Le Tende - Chiaretto
di Bardolino Classico Bio 2021 </b></div><div>Rosa impalpabile con nuances violacee. Gli aromi ci
riportano al caramello e al ribes scuro. Fresco e speziato. Personalità
intrigante in chiusura. </div><div><br /></div><div><b>Lenotti - Chiaretto
di Bardolino Classico – Decus - 2021 </b></div><div>Il rosa oro rame pennellato di viola è intenso e luminoso.
Si distinguono le fragole, le erbe mediterranee e il pepe. Piacevole e stimolante l’assaggio che chiude in elegante equilibrio tra freschezza e
sapidità. </div><div><b><br /></b></div><div><b>Marchesini Family -
Marchesini Marcello - Chiaretto di Bardolino Classico 2021 </b></div><div>La buccia di cipolla veste tonalità vermiglie più sfrontate.
Aromi di frutta rossa tra cui fragole e ciliegie. La cipria vanigliata le dona
leggerezza e la vena acida gli conferisce un bel finale. </div><div><b><br /></b></div><div><b>Poggio delle Grazie -
Chiaretto di Bardolino Bio 2021 </b></div><div>Calice illuminato dal rosa che vira su nuances
violacee. Sale immediato il minerale e
l’erbaceo seguito da un leggero floreale e un accenno di ribes. Al gusto si
riconoscono i frutti rossi coperti dalla sapidità. Chiude quasi amaricante. </div><div><br /></div><div><b>Seiterre - Chiaretto
di Bardolino – El Sagar 2021 </b></div><div>Rosa intenso in tonalità ramate. Agrumi e limone dominano
gli aromi. Al sorso il ritorno di frutta e la freschezza regalano un finale di
carattere.</div><div><br /></div><div><b>Zeni 1870 - Chiaretto
di Bardolino Classico - Vigne Alte 2021 </b></div><div>Rosa vivace pennellato di rame. Spiccano il lampone, gli
agrumi e un fondo roccioso. Personale la chiusura fresca e verticale. </div><div><b><br /></b></div><div><b>Zeni 1870 - Chiaretto
di Bardolino Classico in anfora 2020 </b></div><div>Il rosa è pallido ma le tonalità sono vivaci e aranciate. Al
floreale delicato di petali di rose seguono frutti rossi e mela red delicious.
Sorso acido e sferzante che offre al vino carattere.</div><div><br /></div><div><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiVonR6YX4_blDg6R84U2x0VoGaN-hCBrt_Wus_tneHRwjQqQarLeZyCoXkF2vyeK8wQXrUBjWoyysdaWkAcOK1hn-WGPHQ-USVVPqjDK68rbHAePy5wXZlatUnQCkAMxbZx_lODiOk5dPO-vUXbgKeYvwM8eCVmuhW4qcQ5u0YIHoVT1Nl6x3_c7HOfA/s1523/227bbd9e-2236-4532-bca6-5ce64f087232.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="962" data-original-width="1523" height="404" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiVonR6YX4_blDg6R84U2x0VoGaN-hCBrt_Wus_tneHRwjQqQarLeZyCoXkF2vyeK8wQXrUBjWoyysdaWkAcOK1hn-WGPHQ-USVVPqjDK68rbHAePy5wXZlatUnQCkAMxbZx_lODiOk5dPO-vUXbgKeYvwM8eCVmuhW4qcQ5u0YIHoVT1Nl6x3_c7HOfA/w640-h404/227bbd9e-2236-4532-bca6-5ce64f087232.jpg" width="640" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-size: x-small;">Lago di Garda</span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: left;"><i>La riva rosa del lago di Garga è ai piedi delle Alpi ma ha un clima adatto alla coltura della vigna, olivi e limoni. E’ noto anche che il nome del vino chiaretto ha lontane origini romane: deriva dall'aggettivo <b>clarum</b> (chiaro) per via dell’uso del torchio che non prevedeva in produzione macerazione prolungate.</i></div><div style="text-align: left;"><i><br /></i></div><div style="text-align: left;"><i><br /></i></div><div style="text-align: left;"><i><br /></i></div><div style="text-align: left;"><i><br /></i></div><div style="text-align: left;"><i><br /></i></div><div><br /></div>Tonia Papagnohttp://www.blogger.com/profile/12509628346813049259noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7499234627256501162.post-85051933831358129412022-05-05T13:43:00.035-07:002022-09-18T00:51:21.810-07:00Le orecchiette, il valore della tradizione homemade <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgZoXT07roRyYUH7BgBb-t7H_y5vJATs2lYzUEh2-RNysUQExU7Exn1UiODD_QcxmSAo1FW0jljyZF-2FPvJM6dUQM2ECMatmzrr_1HVRFA9NZJX1J5qPNKUEwWHmJTvUTmWnSm2Tv3ayJih_Ri6EJXLFMXkDQuDTeoWQLT1YaBygehPkjKfIHqbWRgKg/s1080/78307568_10218570415084225_7534164620563447808_n.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="726" data-original-width="1080" height="430" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgZoXT07roRyYUH7BgBb-t7H_y5vJATs2lYzUEh2-RNysUQExU7Exn1UiODD_QcxmSAo1FW0jljyZF-2FPvJM6dUQM2ECMatmzrr_1HVRFA9NZJX1J5qPNKUEwWHmJTvUTmWnSm2Tv3ayJih_Ri6EJXLFMXkDQuDTeoWQLT1YaBygehPkjKfIHqbWRgKg/w640-h430/78307568_10218570415084225_7534164620563447808_n.jpg" width="640" /></a></div><p style="text-align: center;"><br /></p><p>
</p><p>di <b>Antonio Amenduni </b></p><p>La <b>pasta fatta in casa</b> è un patrimonio gastronomico e culturale in stile tutto italiano. Un lavoro manuale che si tramanda da secoli, rito ancestrale simbolo di nutrimento e amore. </p><p>Una risorsa culinaria non solo pugliese ma anche nazionale sono le mitiche <b>orecchiette </b>(nome legato alla loro forma). Semplicemente semola e acqua impastate e lavorate. </p><p>Parte del fascino delle orecchiette è dovuto al mistero della loro origine.</p><div><div>Una delle ipotesi è legata alla tradizione medievale di una pasta fatta in casa nel sud della Francia, in Provenza. Erano le<b> crosets</b>, simili alle attuali orecchiette, incavate al centro con la pressione del pollice in fase di lavorazione. Questo potrebbe far pensare ad una eredità gastronomica della dominazione angioina in Puglia. </div><div><br /></div><div>C’è invece chi associa la storia della pasta alle vicende ebraiche. Tra le tradizioni culinarie ricordiamo le loro <b>orecchie di Haman</b> un impasto dolce a forma di orecchio (molte città della regione hanno ospitato in passato ghetti e comunità ebraiche) </div><div><br /></div><div>Infine lo scrittore napoletano Giambattista del Tufo (sugli usi e costumi dell’Italia meridionale) nella seconda metà del ‘500 scrive per la prima volta: <b>strascinate</b> e maccheroni incavati di Bari (legando la pasta alla stessa città) </div><div><br /></div><div>Curiosità singolare è inoltre un atto notarile di fine ‘500 ritrovato negli archivi della Chiesa di San Nicola a Bari. Si tratta di una di cessione con la quale un padre dava in dote il suo panificio alla figlia e con esso l’<b>abilità</b> di preparazione ed esecuzione delle <b>recchietedde</b>. </div><div><br /></div><div><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjbfmYUJwQt46lVU4vExyMGP9kFLkD-10rQzHrfy1FQ5iJPT8QzecSHo0V0SSOmKk87TG-ury68QQljDhk7F7Qn-APRRmBHTsDuHemDk3RaFHdh9gU4kagQbDW2MW93c-Sk9j6DnT_l7TH_q8idzTzyroUuGpjP0UWzj1KsdV-uPqjSzikIJf61TszCoA/s960/105942240_568156027407271_7973139369400602783_n.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="960" data-original-width="720" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjbfmYUJwQt46lVU4vExyMGP9kFLkD-10rQzHrfy1FQ5iJPT8QzecSHo0V0SSOmKk87TG-ury68QQljDhk7F7Qn-APRRmBHTsDuHemDk3RaFHdh9gU4kagQbDW2MW93c-Sk9j6DnT_l7TH_q8idzTzyroUuGpjP0UWzj1KsdV-uPqjSzikIJf61TszCoA/w480-h640/105942240_568156027407271_7973139369400602783_n.jpg" width="480" /></a></div><br /><div style="text-align: center;"><br /></div><div>. </div><div>La mia passione per questa materia mi ha permesso di realizzare corsi sugli impasti, eventi dedicati, lezioni ed esperienze di vita e di metodo con le più esperte maestre delle orecchiette homemade. </div><div>La manualità, i nomi, il formato, i gesti e le modalità per realizzarle variano da nord a sud della Puglia o addirittura da casa a casa.</div><div>Le mie personali riflessioni sulla differenza della preparazione della pasta si racchiudono in uno schema molto semplice:</div><div>Al <b>nord </b>nella Daunia <i>metodo</i> foggiano: orecchietta girata sul dito </div><div>Al <b>centro</b> a Bari <i>metodo</i> barese: si trascina sul tagliere con un coltello a lama liscia un tocco di pasta fresca e come per magia l’orecchietta è fatta (più rugosa rispetto alla prima per via del legno sulla spianatoia) </div><div>Al <b>sud </b>a Taranto, Brindisi e Salento <i>metodo</i> salentino: si crea un cavatello con la punta arrotondata di un coltello per poi girarlo con le dita. </div><div><br /></div><div>La pasta fresca fatta in casa è patrimonio della umanità.
Piccoli gesti, abilità, metodo e tradizione che devono essere preservati e tramandati alle future generazioni per non perdere un patrimonio umano e culturale di questa meravigliosa regione. </div><div><br /></div><div>Le orecchiette sono una specie di<b> miracolo</b>, un pasta creata unendo l’acqua al grano duro e plasmata come un’opera sacra dalle mani di un artista della tradizione.</div><div><div><br /></div><div style="text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhtytW05qyLOw7ADZHvcSD-SOC1GjRn-NpmmqDmvOcI2okT7lEVhGx8FknnrEdC4a0Y0Kt3kmicyOo4GMPxxXHiwVPKCaILx21wqDxilqldClv3JfH2JLWWQGu031PaXEdBg19Kh8yppvwhTONuc4yO9qWMZ7KZMAEX2QJYi6u1BBZdMny6tBj0mzByeg/s1280/150701432_728899374666268_4351633936504344082_n.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1280" data-original-width="960" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhtytW05qyLOw7ADZHvcSD-SOC1GjRn-NpmmqDmvOcI2okT7lEVhGx8FknnrEdC4a0Y0Kt3kmicyOo4GMPxxXHiwVPKCaILx21wqDxilqldClv3JfH2JLWWQGu031PaXEdBg19Kh8yppvwhTONuc4yO9qWMZ7KZMAEX2QJYi6u1BBZdMny6tBj0mzByeg/w480-h640/150701432_728899374666268_4351633936504344082_n.jpg" width="480" /></a></div><br /><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div></div></div>Tonia Papagnohttp://www.blogger.com/profile/12509628346813049259noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7499234627256501162.post-30034938347565351962021-05-07T03:37:00.008-07:002022-05-14T11:00:20.566-07:00L'assoluto di Dettori <blockquote style="border: none; margin: 0px 0px 0px 40px; padding: 0px;"><p style="text-align: center;"> <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjctvrw-DZSlZFn3bjtjoPOnlNGtn3gPZITYYuYHp3uxPk0BDr1Lwxx5eQGfiCVTuhXek9lGUImOR4uo8A0Tx21q6-ngn-zkm4dZhh8GYtkPV3xz407NZtI0tp8FZWy5EgDllHkke8TYS0q/s960/183092674_10208099600923445_3013130512038202963_n.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="960" data-original-width="720" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjctvrw-DZSlZFn3bjtjoPOnlNGtn3gPZITYYuYHp3uxPk0BDr1Lwxx5eQGfiCVTuhXek9lGUImOR4uo8A0Tx21q6-ngn-zkm4dZhh8GYtkPV3xz407NZtI0tp8FZWy5EgDllHkke8TYS0q/w480-h640/183092674_10208099600923445_3013130512038202963_n.jpg" width="480" /></a></p></blockquote><p><br /></p><p><span style="font-size: large;">di <b>Daniel Barbagallo</b></span><span style="font-size: medium;"><b> </b></span></p><span style="font-size: large;">Ho poche certezze nella vita: la vigilia di Natale al cinema con mio figlio, quando guido solo di notte ascolto Cohen, Sandokan è il più grande Super eroe della storia, mi emoziono quando la donna che ho di fronte si accarezza i capelli, non imparerò mai le regole del Baseball, voglio viaggiare più che posso, il mio cane è una creatura meravigliosa, sarò giovane anche da vecchio e che a sorridere si vive meglio .</span><div><span style="font-size: large;"><br /></span></div><div><span style="font-size: large;">Un’altra certezza sono i vini di Dettori che ogni volta mi scuotono nel profondo portandomi in un posto che conosco ma senza punti di
riferimento, un po’ sicuro e un po’ perso perché alla fine chi lo dice che bisogna sempre capire sempre tutto? </span></div><div><span style="font-size: large;">Camomilla, iodio e zagara avvolti da resine nobili e note piccanti, un sorso ricco e dinamico, goloso.
Un crescendo che porta all’ infinito. </span></div><div><span style="font-size: large;"><br /></span></div><div><span style="font-size: large;">Un vino assoluto, perfetto da abbinare ad un primo appuntamento o ad un addio.</span></div><div><span style="font-size: medium;"><br /></span></div><div><br /></div><div><span style="font-size: large;">Dettori Bianco - Romangia igt - 2019 - vol. 15.5 % </span></div><div><span style="font-size: large;">Badde Nigolosu - Sennori </span></div><div><span style="font-size: medium;"><br /></span></div><div><span style="font-size: medium;"><br /></span></div><div><span style="font-size: medium;"><br /></span></div><div><span style="font-size: medium;"><br /></span></div><div><span style="font-size: medium;"><br /></span></div>Tonia Papagnohttp://www.blogger.com/profile/12509628346813049259noreply@blogger.com0