Educare i sensi
ed emozionare gli animi con un giro del suo olio extravergine d’oliva è il
sogno di Chiara Cupertino, frantoiana per vocazione.
Il marketing-appeal
che le attribuisco è un mix di coraggio, determinazione e forza, tre requisiti
che servono per realizzare i desideri che agli altri sembrano impossibili. Amministratrice
di un'impresa di food ed esperta di organizzazione aziendale, eredita dal padre Alfonso il frantoio e dal nonno Francesco l’ossessione
per l’oro verde di Puglia.
E’ a Fasano che
conduce la sua azienda mettendo la passione a servizio dei suoi clienti e
della tradizione millenaria di luoghi e di ulivi secolari.
L’olio, come il vino, è territorio, storia e racconto. Di cosa ci parla il tuo olio?
Parla di una
storia tanto vecchia quanto nuova.
E’ una storia
di almeno 4 generazioni. L’odore del frantoio è certamente quello che in
assoluto sento più familiare ed evocativo. I miei ricordi arrivano a mio nonno, si
chiamava Francesco, per tutti “Ciccio la Tramontana”. L’olio per lui era un’ossessione, che
si è tramandata di sangue in sangue.
Nel suo frantoio a Fasano fu precursore nell'adozione delle più moderne tecniche di lavorazione delle olive. In quel frantoio sono cresciuti mio padre e mio zio, prima di trasferirsi nell'attuale stabilimento. Quella della nuova generazione, la mia e di mio cugino Francesco, ha lasciato intatta, o forse accresciuta, l’ossessione del nonno per l'alta qualità, concentrando il lavoro su una produzione più piccola rispetto al passato, declinata con una grande attenzione al modo di comunicare e di fare cultura di olio. Sarà perché nel frantoio ci sono nata, ma sento di condividere le parole di Tom Mueller, che diceva che l’olio “si infila sotto la pelle, si insinua nella mente e colora i pensieri come nessun altro alimento”.
E poi c’è Fasano, e mamma Puglia, senza la quale nulla di quello che facciamo esisterebbe, con le sue cultivar straordinarie. Anche di questo parla il nostro olio, di una terra magica. E vorremmo che ogni bottiglia la raccontasse.
Nel suo frantoio a Fasano fu precursore nell'adozione delle più moderne tecniche di lavorazione delle olive. In quel frantoio sono cresciuti mio padre e mio zio, prima di trasferirsi nell'attuale stabilimento. Quella della nuova generazione, la mia e di mio cugino Francesco, ha lasciato intatta, o forse accresciuta, l’ossessione del nonno per l'alta qualità, concentrando il lavoro su una produzione più piccola rispetto al passato, declinata con una grande attenzione al modo di comunicare e di fare cultura di olio. Sarà perché nel frantoio ci sono nata, ma sento di condividere le parole di Tom Mueller, che diceva che l’olio “si infila sotto la pelle, si insinua nella mente e colora i pensieri come nessun altro alimento”.
E poi c’è Fasano, e mamma Puglia, senza la quale nulla di quello che facciamo esisterebbe, con le sue cultivar straordinarie. Anche di questo parla il nostro olio, di una terra magica. E vorremmo che ogni bottiglia la raccontasse.
I tecnici dicono: l’olio migliore è sulla pianta, nelle olive. Ma poi per arrivare in bottiglia la strada è lunga?
Direi breve ma
tortuosa. E’ una strada piena di ostacoli, ad ognuno dei quali si deve arrivare
preparati per essere rapidi ed efficaci. L’auspicio è che sia breve, ma perché lo sia
bisogna essere organizzati e non sono ammesse improvvisazioni. Fare olio è un mestiere
difficile. E’ per questo
che lo chiamano “oro verde”.
Esiste come per il vino uno stile aziendale? In azienda hai un "oleologo"?
Se parliamo di
“stile” aziendale, dico che gran parte di quell’imprinting lo conferiscono la
natura e le annate. Ma a noi piace
l’olio di carattere. E la coratina è la cultivar sul gradino più
alto del podio.
Lo sa bene Angelo, il nostro mastro oleario. Lavora con noi da 40 anni e conosce alberi, frutti e macchine come pochi. E’ per noi irrinunciabile ed insostituibile. Dalla prossima campagna lo affiancheremo ad un consulente con il quale cercheremo di affinare alcune caratteristiche con determinati accorgimenti. L’appetito vien mangiando.
Lo sa bene Angelo, il nostro mastro oleario. Lavora con noi da 40 anni e conosce alberi, frutti e macchine come pochi. E’ per noi irrinunciabile ed insostituibile. Dalla prossima campagna lo affiancheremo ad un consulente con il quale cercheremo di affinare alcune caratteristiche con determinati accorgimenti. L’appetito vien mangiando.
Possedere un frantoio e molire solo le proprie olive è sinonimo di qualità? E che tipo di impianto usi?
La qualità si fa dalle olive e dagli
accorgimenti nella lavorazione. Avere un frantoio è quasi una condizione necessaria per avere un prodotto di
qualità.
Significa avere la certezza che la lavorazione
avvenga in maniera accorta: pulizia
delle macchine, controllo della temperatura, condizioni dell’olivaio e
soprattutto molitura entro poche ore
dalla raccolta. La nostra lavorazione avviene con impianti continui ormai da diversi
decenni. E nel prossimo futuro ci sarà un ulteriore investimento sulla più
avanzata tecnologia.
Che differenza c'è tra un buon olio e uno eccellente?
Certamente
esistono delle regole che servono a definire un olio “extravergine”. Io
non riesco a prescindere dal gusto e non sposo i dogmi neppure quando si parla
di olio extravergine di oliva. Un olio eccellente ti emoziona per una
serie di aspetti: caratteristiche organolettiche, storia, provenienza, ma anche
packaging e capacità di raccontarsi. Definire eccellente un olio non è
questione di punteggi, è una questione sensazioni, che riesci a provare
se ti lasci appassionare dall’olio.
Quanto costa un litro del tuo olio e perchè dovremmo acquistare l’extravergine della azienda Cupertino?
Costa il giusto. Abbiamo scelto di non applicare politiche di prezzo
aggressive per accrescere il valore percepito. Dietro c’è un progetto di lavoro agricolo, artigianale e di comunicazione
impegnativo. I nostri valori sono autenticamente
culturali. Vogliamo diffondere la cultura dell’extravergine, avvicinare la
gente e raccontare a tutti che è un investimento sulla salute su cui non si può
risparmiare. Ogni goccia di quest’olio viene prodotta
e imbottigliata con una forte carica di entusiasmo e di valori di fondo. Non è
facile, te lo assicuro.
In passato affarismo e imprenditoria miope hanno danneggiato questo settore. Noi crediamo nella qualità, senza compromessi. E vogliamo che i nostri clienti vivano un’esperienza di gusto, salute e storia.
In passato affarismo e imprenditoria miope hanno danneggiato questo settore. Noi crediamo nella qualità, senza compromessi. E vogliamo che i nostri clienti vivano un’esperienza di gusto, salute e storia.
Questa la nostra scala di valori, ti
sembra abbastanza per comprare un bottiglietta da 0,5lt di extravergine del
frantoio Cupertino?
Nessuno consorzio al momento. Spero in
futuro di poter trovare interlocutori aperti per fare squadra, in maniera
fattiva e senza manie da prime donne. Certamente questo potrebbe essere un
volano per l’internazionalizzazione, che è un processo impegnativo per quanto
entusiasmante.
L’olio è considerato ormai un ingrediente di una preparazione. Qual è stato l’impiego in cucina più creativo in cui hanno o hai usato il tuo olio? E tu con cosa lo abbineresti?
Il piatto più
buono è quello che dobbiamo ancora cucinare!
Ma al momento,
certamente ti dico un dessert, firmato dallo chef Luca Trabalzini con il
pennello intinto nell’extravergine Cupertino: una spugna all’olio evo e
pistacchio con coulis di fragole, nocciola
e lamponi disidratati. Sugli
abbinamenti ti rispondo che un giro della mia coratina è come una
meravigliosa irrinunciabile camicia bianca: per me sta bene su tutto!
Quanto è vero!
Certamente se non fosse una storia di famiglia non sentiremmo questa vocazione
e dedizione. Ma è grazie a questo che
facciamo ancora olio e che fra qualche mese riapriremo ancora una volta il
frantoio. Vorremo
continuare a farlo, continuare ad affezionare i nostri clienti, continuare
mettere la nostra passione a servizio di una tradizione che non deve
soccombere alle logiche globali, che troppo spesso ci fanno perdere il gusto,
il sapore e la passione.
#ungirodolioanchedue
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