Wine Writers: Marco Sciarrini, la ricetta del successo è il coraggio della sincerità



Chi sono i più famosi wine writers italiani? Le penne più intriganti, appassionate, raffinate, rivoluzionarie o irriverenti si raccontano in una serie di interviste che svelano curiosità e aneddoti di vita quotidiana. 



Marco Sciarrini è un writer enogastronomico, con una laurea in Management Pubbico e-Government, ed una vita spesa per l’impegno pubblico che lo ha portato a rivestire ruoli importanti per il settore agricolo nell’Amministrazione Pubblica. Scrive per Cronache di Gusto e collabora anche altre testate come Vinodabere.it, Gazzetta del Gusto, Cucina & Vini. Collabora con Guide di settore. È Sommelier, ed è anche Giudice Internazionale per i concorsi: Concours Mondial de Bruxelles e Grenaches Du Monde. Degustatore dell’unica guida Mondiale degli oli Flos Olei dedicata al mondo dell’extravergine e curata da Marco Oreggia. 



“La cosa più importante nella vita è scegliere una direzione, e dimenticare le altre.” (K. Gandhi)
Destinazione: mondo del vino. Quando hai capito che la tua direzione era questa? Come sei approdato a questo singolare lavoro? 
È stato quasi una conseguenza, infatti mi sono sempre occupato di vino per lavoro (anche se da un altro punto di vista: nell’Amministrazione Pubblica) dirigendo uffici con competenze sulla Internazionalizzazione dei Mercati OCM Vino e Prodotti Agroalimentari. In seguito l’amicizia con Fabrizio Carrera ha fatto il resto. 


“Chi ha fretta di giudicare se ne pentirà presto.” (Publilio Siro) 
Una vita da giurato: nelle tue esperienze annoveri spesso la tua partecipazioni a concorsi, selezioni e gare. Quali sono le competenze specifiche di un giurato nel mondo del vino. Lo studio della didattica è importante? Cosa ha il giurato serio e competente che gli altri esperti della materia non hanno? 
Direi che deve avere la neutralità del giudizio, andare oltre quelle che sono le proprie preferenze, giudicando in modo terzo ed obiettivo la qualità del prodotto e la sua tipicità. Di sicuro la conoscenza della didattica aiuta a sviluppare in modo professionale il giudizio che si è chiamati ad esprimere, in particolare nei concorsi internazionali. Molto importante, anche per la crescita professionale, il confronto con colleghi stranieri che aiuta ad avere una visione più ampia. 


“Il vino, specialmente in Italia, è la poesia della terra.” (Mario Soldati) 
Siamo conosciuti come un paese di grandi vini rossi ma rivendichiamo sempre più con orgoglio una Italia del vino bianchista. Grandi e tantissimi sono i nostri vini bianchi fermi (e spumanti). Con la tua esperienza di comunicatore della materia e singolare globe-trotter cosa ne pensi in merito? Questa tipologia di vino ha bisogno di riscatto più che i nostri rosati? 
In effetti i rossi hanno maggior lustro rispetto ai bianchi, ma devo constatare che anche i bianchi stanno avendo una loro rivincita. Personalmente ho una grande passione per quelli invecchiati, e credo che la cultura dei bianchi in Italia debba essere rivista, e meglio comunicata. Infatti molti, anzi direi moltissimi produttori ed anche consorzi, iniziano a valorizzare e comunicare come, anche i bianchi italiani, hanno una grande predisposizione alla longevità con qualche anno sulle spalle. Purtroppo dobbiamo osservare che a volte molte delle decisioni, di far affinare maggiormente in bottiglia e quindi ritardare la messa in commercio, vengono declinate dietro le continue richieste dei ristoratori. È pur vero che il vino deve essere venduto ma così nessuno potrà mai apprezzare le reali potenzialità di quel vino. Solo come esempio e non volendo far torto a nessuno citando etichette, pensiamo a qualche Verdicchio d’annata oppure qualche bianco dell’Alto Adige. Per i rosati abbiamo cominciato finalmente ad avere una produzione nazionale di una certa qualità e soprattutto di identità. Per quanto riguarda il vino rosato fino a poco tempo fa erano pochi i produttori che potevano competere sul mercato internazionale, ora l’asticella si è alzata. 



“Il vino è uno dei maggiori segni di civiltà nel mondo.” (Ernest Hemingway) 
Produzione vinicola italiana: quale futuro ci aspetta e quali sono le difficoltà da superare tenendo conto della crisi energetica, conflitti mondiali, carenza di vetro e le diposizioni dell’OMS sui danni dell’alcol per la nostra salute. Ci sono attualmente zone di produzione che hanno la capacità di superare questi gap e di emergere? 
La situazione attuale, come tu ricordavi nella domanda, ha creato un combinato disposto (cit.) per il quale il produttore, oltre ad avere un problema di approvvigionamenti (che incide anche sul prezzo) si vede oltremodo attaccato dalle indicazioni dell’Oms sul vino, per non parlare dell’etichettatura dell’Irlanda (sulla segnalazione dei rischi per la salute). Tutto questo crea una minore domanda e quella esistente vira verso un vino non sempre di qualità. Questa contingenza ci ha colto un po’ di sorpresa e sarà necessario, in caso del prolungamento della situazione bellica, trovare alternative economiche di rifornimenti in giro per il mondo. Il superamento di questo gap potrebbe passare attraverso la sostenibilità che dovrebbe diventare il nuovo motore economico delle aziende produttrici. Ripongo molte speranze sui giovani e sul loro ruolo nell’ambito della sperimentazione e delle nuove tecnologie al servizio della viticoltura.


“Se esistesse una sola verità non si dipingerebbero cento tele diverse sullo stesso tema.” (Pablo Picasso) 
Quale è la tua verità sul giornalismo del vino? E’ vero che non esiste? Come si può migliorare questa comunicazione e come si può essere più trasparenti e obbiettivi possibili? 
Prendo in prestito il titolo di un libro dello scrittore russo Peter Pomerantsev: Niente è vero, tutto è possibile. Il giornalismo del vino, così come quello generale, può migliorare solo attraverso la verità e l’onestà intellettuale, avevo (avevamo) un amico in comune che in questa categoria era un Maestro. A volte capita di dare giudizi su vini che sono poco digeribili al produttore, non capendo che quello che si sta fornendo è un consiglio per migliorare. Ecco a volte manca il coraggio della sincerità. 


“La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla.” (Gabriel Garcia Marquez) 
Qual è stato ad oggi il tuo giorno migliore? 
Il mio giorno migliore spero sia domani, ma se devo pensare a qualcosa di personale e passato è la nascita dei miei due figli. I miei giorni migliori sono tutti quelli che ti ricordano che la vita è bella e che va vissuta intensamente, tradotta in modo enoico: le belle bevute con gli amici.  


“C’è chi viaggia per perdersi, c’è chi viaggia per trovarsi.” (G. Bufalino) 
La tua vita è un continuo viaggio nel mondo del vino alla scoperta di novità e nuove esperienze. C’è viaggio in particolare che ti ha cambiato in modo significativo? 
Sicuramente i miei soggiorni in Francia a contatto con una realtà che, a differenza dell’Italia, è meno autoreferenziale. Tutti sappiamo che abbiamo un gap temporale di conoscenza e commerciale del vino che non si può colmare in poco tempo. Molto del mio sapere deriva da lì. 


“Una bottiglia di vino contiene più filosofia che tutti i libri del mondo.” (Louis Pasteur) 
Qual è la bottiglia con dentro tutta la tua filosofia di vita? 
Non ce ne è una in particolare, ma se devo scegliere cito più che la bottiglia due vitigni: Schiava e Barbera. Qualcuno potrebbe obiettare: ma con tutte le eccellenze italiane conosciute nel mondo (Barolo, Amarone, Brunello) come mai queste? Queste sono due bottiglie che esprimono l’essenza della viticoltura italiana per sincerità del vitigno. Due espressioni di territorio diverse, ma vicine a quelle realtà contadine che rappresentano il quotidiano, e che più stimolano in me riflessioni che vanno oltre la degustazione. 


“Il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni.” (E. Roosevlet)
Ho avuto il piacere di conoscerti in numerosi eventi e concorsi scoprendo un gentiluomo e un professionista con una capacità critica e obbiettiva fuori del comune. Hai ancora sogni da realizzare? Cosa vedi nel tuo futuro? 
Intanto vorrei ringraziarti per aver pensato a me per questa intervista e delle belle parole che sempre fanno piacere in particolare se vengono da qualcuno che stimo. Ho qualche sogno da realizzare, uno di questi tra non molto, ma che vorrei tenere ancora celato non fosse altro che per scaramanzia. Ma spero di svelarlo quanto prima. 
Il futuro è molto legato all’argomento che in viticoltura è molto discusso, ed è il cambiamento climatico. Sarà necessario rivedere molte delle certezze che fino ad oggi hanno accompagnato i comportamenti in vigna ed in cantina, con una grande attenzione alla sostenibilità. 


Non tutti sanno che… 
Sono un appassionato di calcio ed anche giocato a buoni livelli, ma non dirò mai per quale squadra tifo, neanche sotto tortura, nel mondo del vino avvelenarti è un attimo!









Come ti conquisto l’aspirante sommelier




di Daniel Barbagallo 

Ormai in ogni dove si organizzano corsi di avvicinamento al vino e sempre  più con interesse e curiosità sono frequentati da numerose donne (viva Dio!).

E’ per questo amici che voglio darvi alcuni consigli pratici su come il vino può trasformarvi in autentici latin lover.

Una volta conosciuta la donzella invitatela a cena in un locale con una buona carta dei vini. All’ingresso nella sala cominciate a guardare i tavoli (che molto probabilmente avranno bottiglie importanti) con sufficienza e con quell’aria snob che contraddistingue chi di vino ne conosce bene.

Dopo aver consultato la carta alzate la mano in direzione del sommelier ed ordinate quel vino che l’ultima volta che è stato richiesto c’erano ancora i sesterzi.  

Più sconosciuto è, meglio è.

RICORDATE amici: voi non bevete etichette, avete già superato quella fase della vostra formazione.

E ora arriva il bello. Consiglio vivamente di imparare queste frasi a memoria tenendo bene a mente che in futuro non avrete una seconda possibilità per sembrare dei fenomeni.

Quando vi verseranno il vino per farvelo assaggiare, la vostra compagna, essendo nella fase di studio lo osserverà cercando di capire se il rosso è rubino o porpora e se c’è già l’unghia evoluta.

Voi con estrema non calanche fate un sospiro, guardatela negli occhi poi volgete lo sguardo verso il sommelier esclamando: un bellissimo impatto cromatico che lascia presagire una buona dinamica evolutiva.

E con ogni probabilità lei si starà già innamorando.

Dopo portate il vino al naso e inspirate con delicatezza e guardando il sommelier asserite che va bene e che può versare il vino nel calice.  

RICORDATE: voi non avete bisogno di assaggiarlo. Voi sapete già tutto!

A questo punto siete soli e parlerete del più e del meno raccontando soprattutto delle visite ai più grandi produttori del mondo (anche se non le avete mai fatte) chiamandoli per nome come vostri vecchi amici.

E’ il momento della serata in cui lei comincerà a fare l’analisi organolettica. Consiglio: lasciatela fare e fatele i complimenti.

Nel mentre mettete sul banco un carico da undici aggiungendo alla sua descrizione alcuni sentori assurdi ma precisi: una bellissima nota di noci di macadamia, una sfumatura di ribes provenzale, e a chiudere la partita l’alchechengi.  

E vi assicuro che nessuno sa di cosa odora l’alchechengi nemmeno alchechengi stesso!

State pur certi che ora lei è già pronta a passare il resto della vita con voi.

Ma non è finita qui. Lei, continuando nella degustazione, comincerà  a pensare: secco, caldo, morbido, mediamente persistente e così via.

E’ in questo momento che allungate una mano a sfiorare la sua ed esclamate con voce decisa: questo è un grande vino ma al di là di tutto mi fa impazzire la parabola monodirezionale che disegna in bocca stratificandosi e amplificando pressione e allungo.  

Ora non importa se voi assomigliate a Lino Banfi, è in questo preciso istante che vi sta guardando come un ribelle a torso nudo e braghe di pelle sulla sua harley che attraversa il deserto, con il vento tra i capelli e l’occhio socchiuso da guerriero, che la salva dalla banda di motociclisti che la tiene prigioniera.

Siate signori, pagate il conto e accompagnatela a casa ma sappiate che se l’aspirante sommelier non vi invita a salire tanto vale che prendiate i voti. 

Non ditemi grazie.

Il talento è poca cosa ne non condiviso.

 




 
Foto credits: igiz.it



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