Wine Writers: Maurizio Valeriani, il big director con il vino nella testa e la Sardegna nel cuore



Chi sono i più famosi wine writers italiani? Le penne più intriganti, appassionate, raffinate, rivoluzionarie o irriverenti si raccontano in una serie di interviste che svelano curiosità e aneddoti di vita quotidiana. 


Maurizio Valeriani è un giornalista enogastronomico, una laurea cum laude in Economia e Commercio all'Università La Sapienza di Roma, giudice del Concorso Mondiale di Bruxelles e giudice del Concorso Mondiale del Sauvignon, docente F.I.S.A.R. Ha una storia che comprende collaborazioni con Guide di settore. Per citare solo le ultime: Slow Wine (Responsabile per la Sardegna edizioni 2015 e 2016), I Vini de L'Espresso (vice-curatore e coordinatore nazionale edizioni 2017 e 2018), I Ristoranti d'Italia de L'Espresso (edizioni dalla 2010 alla 2018) ed i Ristoranti d’Italia del Gambero Rosso (edizione 2023). Ha collaborato con le testate: www.lucianopignataro.it, www.repubblica.it/sapori ed Epulae. Ha scritto alcuni articoli sul quotidiano Il Mattino e su www.slowine.it. Ha una passione sfrenata per quel piccolo continente che prende il nome di Sardegna, per le sue terre e per la sua gente. Dirige il magazine Vinodabere da 5 anni. 



 "In fin dei conti il lavoro è ancora il mezzo migliore di far passare la vita." (Gustave Flaubert) 
Dalla tua laurea in economia e commercio al mondo del vino. Come ci sei arrivato? Quanto ti appassiona questo lavoro? 
Due cose apparentemente scollegate ma in realtà il mondo del vino (e quello più in generale dell’enogastronomia) è servito in un primo momento da rifugio dal mondo dei numeri. Poi gradualmente ha riempito le mie giornate fino a rappresentare per me, ormai da tanto tempo, una professione che svolgo con la passione e l’entusiasmo ancora degli inizi, nonostante aver ben chiaro che anche questo ambiente è uno spaccato della società, con gli stessi problemi, con gli stessi pregi e difetti di altri ambiti. 


“La concretezza è spesso silenziosa, non ha bisogno di inutili parole.” (F. Caramagna) 
Ti conosco come un uomo concreto, attivo e pieno di iniziative. Un carattere che hai ereditato o lo hai costruito con l’esperienza? 
Penso di averlo ereditato un po’ da mio padre, anche se a me basterebbe essere anche solo un quarto di quello che è stato lui (per me esempio inarrivabile di intraprendenza, abnegazione e dedizione al lavoro e alla famiglia). Poi sicuramente anche l’esperienza aiuta. Ho sempre pensato che più fai e più hai voglia di fare. 


"Et però credo che molta felicità sia agli homini che nascono dove si trovano i vini buoni." (Leonardo Da Vinci
C’è un luogo magico nella tua vita che si chiama Sardegna. È proprio lì che si trovano homini felici e vini buoni? Sì è esatto, c’è qualcuno che soffre di mal d’Africa, io soffro del mal di Sardegna, e cambio umore ed inizio a perdere la dimensione del tempo ogni volta che scendo dal traghetto, metto i piedi sull’Isola e respiro quell’aria fatta di macchia mediterranea e di tanti profumi, che cambiano durante la giornata. Terra di persone fantastiche, legate alle origini ed alle tradizioni, di diffidenza che si trasforma poi in grande ospitalità. I vini, poi, hanno raggiunto vette qualitative incredibili, ottenuti nella stragrande maggioranza dei casi nel rispetto del territorio e della natura. 


“Nulla è più complicato della sincerità.” (Pirandello) 
La sincerità nel tuo lavoro di giornalista è necessaria. Il confine tra pubblicità e notizia è sempre percettibile? Come si gestiscono gli sponsor in un magazine di vino? È vero che, per questa difficoltà, non esiste un giornalismo del vino? Iniziamo dall’ultima domanda. Fortunatamente il giornalismo del vino esiste eccome, nonostante alcune recenti polemiche che però spesso nascono da particolari pulpiti. Si fa molta confusione tra testate giornalistiche registrate (qual è Vinodabere, da me diretta) e blog. Credo in ogni caso che anche su questo punto si misuri l’autorevolezza di una testata giornalistica. I lettori non sono affatto stupidi e sanno comprendere il confine tra recensione e marchetta ed alla lunga la professionalità premia. 


"L’unico rimpianto della mia vita è di non avere bevuto abbastanza vino." (Hemingway) 
Il tuo lavoro è fatto per lo più di viaggi, concorsi, degustazioni e assaggi. La tua esperienza in campo è vastissima. Il mondo della produzione del vino è cambiato in questi ultimi anni? E la acclamata identità oggi è un valore aggiunto o prioritario? 
 Direi che, almeno in Italia, è cambiato il gusto e di conseguenza lo stile di produzione, che ricerca sempre più vini eleganti e di facile bevibilità, talvolta a scapito di struttura e complessità. Mi auguro che l’identità e la territorialità diventino sempre più (ed in parte è già avvenuto) parole concrete e non di propaganda. 


“Crisi significa semplicemente che devi scegliere: non hai più scuse per rimandare o arrabattarti nel tuo mondo.” (F. Caramagna) 
La crisi è mondiale. Forniture di vetro a rischio, fonti energetiche rincarate, conflitto bellico alle porte. In questo quadro infelice cosa non dobbiamo più rimandare e come si tutela il mondo del vino? 
Non faccio il politico e non ho ricette da suggerire pur essendo un attento osservatore dei fenomeni in atto. 


“Il segreto per essere un buon viaggiatore è amare un posto prima di arrivarci”. (F. Caramagna) 
C’è un viaggio o una vacanza che non dimenticherai mai? 
Andalusia nel 2002, un fantastico giro nella parte più a sud dell’Europa Continentale con una luce d’Africa (data la vicinanza), le splendide città di Granada e Cordoba e gli straordinari vini ossidativi di Jerez. 


“Quelli che rinunciano sono più numerosi di quelli che falliscono.” (Henry Ford) 
A cosa non potresti mai rinunciare? 
Alla mia libertà ed indipendenza di giudizio, ma anche alla scoperta di nuove realtà nel mondo del vino. Pur assaggiando più di diecimila vini l’anno ho sempre da imparare ed il fatto di non esaurire mai la conoscenza di questa materia è forse proprio il motivo del suo grande fascino. 


“Una bottiglia di vino contiene più filosofia che tutti i libri del mondo.” (Louis Pasteur) 
Qual è la bottiglia con dentro tutta la tua filosofia di vita? 
Pur avendo un’incredibile passione per il mondo del vino sono dell’idea che questa materia debba essere trattata in maniera semplice con la finalità di godere appieno del liquido che abbiamo dentro il calice. Parliamo sì di cultura, ma di cultura materiale, perciò associarla ad una filosofia di vita per me è decisamente troppo. 


“La vita è come una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita!” (Tom Hanks in Forrest Gump) 
Qual è la cosa migliore che ti potrebbe capitare ora o in futuro? 
Si chiudono porte e si aprono portoni, spesso le cose migliori arrivano da situazioni che non ti aspetti o comunque da individui a cui non pensi. Sarei felice se tutte le persone (per molte già sta accadendo) che hanno contribuito al successo di Vinodabere siano conosciute ed apprezzate per la professionalità con cui operano nel mondo del vino. 


Non tutti sanno che… 
Sono un inguaribile rompiscatole.








Wine Writers: Carlo Macchi, il futuro di Winesurf? Un magazine sempre più libero e indipendente



Chi sono i più famosi wine writers italiani? Le penne più intriganti, appassionate, raffinate, rivoluzionarie o irriverenti si raccontano in una serie di interviste che svelano curiosità e aneddoti di vita quotidiana. 

Carlo Macchi è nato a Firenze. Laureato in Filosofia è entrato nel campo dell'enogastronomia nell'anno 1987. Ha collaborato e collabora con molte importanti guide e riviste italiane ed estere del settore. Ha scritto libri e creato una nuova guida sui vini. E’ stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo. Ha partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui ha anche provato a superare, senza riuscirci, quello di Master of Wine. Dirige Winesurf da più di 16 anni. 



“L’inizio è la parte più importante del lavoro.” (Platone) 
Come ha cominciato Carlo Macchi? E qual è stato il tuo esordio nel mondo del vino? 
Mi ricordo, ero assieme agli ultimi dinosauri e stavano cadendo meteoriti dal cielo. In effetti non sono entrato nel mondo del vino in quell’epoca ma poco dopo. Ci sono arrivato come responsabile di una condotta dell’allora Arcigola (oggi Slow Food). Era il 1987 e forse non mi sono mai divertito così tanto in vita mia come in quegli anni. Organizzavamo le cose più folli e anche le più serie: Dalle cene con i comunisti a mangiare i bambini a manifestazioni per migliorare le mense ospedaliere e scolastiche. Al vino ci sono arrivato per forza: un responsabile Arcigola doveva conoscere assolutamente il vino, specie se vive in Chianti Classico e ha a un tiro di schioppo Montalcino, Montepulciano, San Gimignano. Mi ricordo che il primo corso che organizzai, a cui partecipai pure io, aveva come insegnanti Sandro Sangiorgi e Marco Sabellico. 



“La vita o si vive o si scrive, io non l’ho mai vissuta, se non scrivendola.” (Pirandello) 
 Hai vissuto la tua vita scrivendo o vivendola? 
Oddio, spero di averla vissuta, anche perché sono anni che devo scrivere un libro serio, che non tratta di vino, e ancora non ho trovato il tempo. Non essendo poi molto bravo a scrivere avrei narrato e quindi vissuto proprio una vita di cacca. Ora che ci penso però da quattro anni ho la certezza di averla vissuta: la certezza si chiama Clara, la mia nipotina. Diventare nonno per me è stato come vincere 10 premi Nobel. Ho scoperto che tutto quello che ho fatto e non scritto ha portato a qualcosa di unico e irripetibile. 


“Colui che conosce gli altri è sapiente, colui che conosce se stesso è illuminato.” ( Lao Tzu) 
Pensi di conoscerti bene? Come ti descriveresti in soli tre aggettivi? 
Conosco i miei difetti benissimo, quello è il mio maggior pregio. Scherzi a parte penso di conoscermi bene, infatti spesso non mi sopporto. Vabbè ora serio, giuro: Se dovessi scegliere tre aggettivi, direi onesto, sognatore, caparbio. 


“L’ironia è la più alta forma di intelligenza e di difesa. Non cambia le cose ma ti insegna a riderci sopra invece di piangerti addosso.” (M.Licenza)
Sei un fan dell’ironia. Il rischio è quello di non essere preso sul serio? Ti è capitato di non essere capito? 
Mia moglie per anni ha detto ai miei figli: Attenti, quello che dice babbo va interpretato, lui scherza sempre. Questo è un esempio ma potrei fartene decine. Di solito, quando sono in situazioni dove nessuno, ma proprio nessuno, mi conosce faccio la persona serissima, ma quando capisco (magari sbagliando) che c’è spazio per una battuta non perdo l’occasione. Mi pare fosse Chaplin quello che diceva chi non ride mai non è una persona seria. Mi reputo una persona seria, non seriosa. Inoltre una battuta ti aiuta sempre a toglierti da situazioni difficili, almeno spero. 


Presto, portami un bicchiere di vino, in modo che io possa bagnare la mia mente e dire qualcosa di intelligente” (Aristofane) 
Cosa pensi delle differenti opinioni dei tuoi colleghi sul giornalismo del vino? E qual è il tuo parere in merito alla sua inesistenza? 
Per me il discorso è semplice: un giornalista si informa, controlla le fonti e poi scrive. Dall’altra parte c’è il lettore che compra il giornale per leggere quello che ha scritto il giornalista e non il responsabile della notizia, che paga perché venga pubblicata. Il giornalismo (non parlo di iscritti o meno all’ordine) non può dipendere da chi ti fornisce la notizia ma da quello che la legge e paga per farlo. Se tu, nel mondo del vino o in qualsiasi altro settore, scrivi perché sei pagato (o speri di essere pagato) da quello di cui hai scritto non sei un giornalista, non dai una notizia, non fai informazione ma pubblicità. Credo che nel nostro mondo ci siano pochi giornalisti, ma ci siano. Tanti bellissimi articoli che troviamo ogni giorno, scritti da colleghi italiani e esteri lo stanno a dimostrare. Chi dice che non esistono o è male informato o è volutamente male informato. 


“Non c'è alcuna crisi energetica, solo una crisi di ignoranza.” (R. B. Fuller) 
 Anche il mondo del vino sta affrontando la crisi energetica, conflitti bellici e aumento delle materie prime. Cos’è che preoccupa maggiormente il settore vitivinicolo? 
Le preoccupazioni sono moltissime ma quello che credo possa essere pernicioso è la perdita di interesse per il vino, dovuta sia al fattore alcol che al prezzo e alla crescita di altre bevande meno care e più trendy. Non nascondiamoci dietro un dito: nel vino c’è l’alcol, che non è certo un medicinale e prima o poi dovremo fare i conti con questa realtà. Se prendi la demonizzazione dell’alcol, aggiungi la diminuzione costante del potere d’acquisto con i prezzi del vino in crescita e mescoli il tutto con bevande strane e zuccherate a prezzi teoricamente più bassi ma promosse ovunque, ottieni un calo verticale della domanda ma soprattutto una specie di disinteresse modello volpe e uva: dove non arrivo non mi interessa. 


“Non sono rari gli storici francesi per i quali la storia del mondo è un episodio della storia di Francia.” (Nicolás Gómez Dávila) 
Per la produzione di vino, meno quantità - più qualità sembra un assioma superato. Oggi si dice: meno quantità - più identità. Perché arriviamo sempre dopo la Francia? 
Siamo noi che li facciamo andare avanti per vedere se vanno a sbattere. Scherzi a parte, la Francia rispetto a noi mostra, verso l’estero, una maggiore unità d’intenti e riesce a presentarsi al mondo, almeno apparentemente, unita. Da noi le cose non vanno così, se non ci dividiamo non siamo felici. Sul discorso meno quantità più identità provo a fare un discorso che covo da tempo, perché per me c’è un grosso fraintendimento. Maggiore identità vuol dire non solo promuovere un vino di territorio ma il territorio stesso. Il messaggio cambia e da assaggia il mio vino e senti quanto è buono diventa vieni nel mio territorio ad assaggiare il mio vino, oppure assaggiando il mio vino non potrai non venire nel mio territorio. Il grosso nodo che nessuno sembra vedere è che da consumatori ci stiamo lentamente trasformando in viaggiatori, che lavorano solo per andare da qualche parte a spendere quello che hanno guadagnato. Siamo consumatori solo nel senso che consumiamo il territorio di altri, a vicenda. E proprio perché non siamo a casa nostra ci sentiamo in dovere di agire, magari senza il minimo senso civico. Questo succede, per esempio in Chianti Classico e in Langa dove il riconoscimento Unesco sta creando, paradossalmente, dei problemi. Per quanto riguarda l’unicità nel vino: io posso valutare la qualità di un vino ma non l’unicità, perché, non conoscendo ogni vigneto, ogni microclima, devo fidarmi di quello che mi dice il produttore. Il mio vino è unico magari è verissimo ma non posso avere la prova che sia anche il migliore che si può fare in quel luogo, con quelle uve. Magari a causa di un’annata caldissima ho delle uve troppo mature, che da sole danno un vino unico, ma assieme ad altre uve, magari di zone vicine, darebbero un vino migliore. Le MGA o UGA da questo punto di vista andrebbero ritarate e considerate anche come blend di uve di vari territori vocati, non di singoli cru. 


“Se vuoi conoscere la vera natura di un uomo, devi dargli un grande potere.” (Pittaco) 
Se potessi scegliere un superpotere, quale vorresti? 
Lasciando da parte la vista a raggi X per vedere le donne nude? In realtà c’è bisogno di una risposta seria. C’ho pensato parecchio ma alla fine non ne vorrei nessuno. Se avessi un superpotere dovrei usarlo per migliorare la vita di tutti ma questo sarebbe impossibile. Per esempio, avevo pensato al potere di rendere inattiva, all’occorrenza, qualsiasi arma, dalle bombe atomiche ad un semplice bastone. Ma magari gli uomini troverebbero altre armi immateriali, come il potere del denaro, per rendere gli altri schiavi e così il mio superpotere non servirebbe a niente. In un mondo cosi complesso e dove tutto si incrocia e si rapporta, un solo superpotere non ha potere. 


“Una bottiglia di vino contiene più filosofia che tutti i libri del mondo.” (Louis Pasteur) 
Qual è la bottiglia con dentro tutta la tua filosofia di vita? 
Quella che berrò domani, o dopodomani, o tra un mese. Per me il vino è curiosità, scoperta, storia, tradizione, genio, fatica, sogno. Quando faranno un vino che contiene queste e altre mille cose allora avrò trovato quella bottiglia. Intanto è bello avere migliaia di bottiglie e la mia filosofia di vita che suggerisce: Apri quella!


“Non conta da dove vieni, ma dove stai andando.” (Ella Fitzgerald) 
Cosa vedi nel tuo futuro? E dove andrai? 
Il compianto Gianni Mura diceva di usare la palla di lardo per vedere nel futuro. Io devo essere molto più modesto e quindi posso, al massimo, usare una pallina di pane, con risultati però immaginabili. Ma visto che sono un sognatore mi piacerebbe molto che quello che abbiamo iniziato a fare da pochi mesi avesse un grande successo e segnasse una strada per tutto il giornalismo online: sto parlando dell’abbonamento annuale che serve per consultare la nostra guida vini e molti altri articoli di Winesurf. Sarebbe un sogno e anche un ritorno alle origini: il giornalista affidabile, serio, scrive senza condizionamenti e vive grazie ai lettori che pagano per avere delle buone, serie e affidabili informazioni. Dove andrò? Spero di ritrovarmi tra 15-20 anni a festeggiare i grandi traguardi raggiunti dai miei figli e soprattutto da mia nipote. A quel punto potrei scriverci anche un articolo, magari l’ultimo, ma quello che uno sogna per tutta la vita di scrivere (e qui si ritorna all’inizio). 


Non tutti sanno che... 
Non so se rispondo a tono ma non tutti sanno che mia moglie è molto più brava di me nell’assaggiare il vino (non è che ci voglia molto). Ha un naso finissimo e molte volte mi rivolgo a lei per avere un quadro aromatico chiaro e trarne conseguenze. Del resto è figlia di un enologo e io di un signore che vendeva macchine per cucire.








Wine Writers: Roberto Giuliani: la mia vita? Reflex, Musica e Nebbiolo



Chi sono i più famosi wine writers italiani? Le penne più intriganti, appassionate, raffinate, rivoluzionarie o irriverenti si raccontano in una serie di interviste che svelano curiosità e aneddoti di vita quotidiana. 

Roberto Giuliani, figlio di un musicista e una scrittrice, è rimasto da sempre legato a questi due mestieri pur avendoli traditi per trent’anni come programmatore informatico. Ma la sua vera natura non si è mai spenta del tutto, tanto che sin da ragazzo si è appassionato alla fotografia e venticinque anni fa è rimasto folgorato dal mondo del vino, si è diplomato sommelier e con Maurizio Taglioni ha fondato Lavinium, una delle prime riviste enogastronomiche del web, alla quale si dedica tutt’ora anima e corpo in qualità di direttore editoriale. Collabora anche con altre riviste web e ha contribuito in più occasioni alla stesura di libri e allo svolgimento di eventi enoici. Dal 2011 fa parte del gruppo Garantito Igp. 



“Ogni bambino è un’artista. Il problema è poi come rimanere un’artista quando si cresce.” (Pablo Picasso) 
Sei cresciuto tra musica e libri. L’arte come eredità è stata una fonte di ispirazione per la tua vita o una forma naturale di libertà? 
Direi ambedue le cose. Già all’età di 13 anni, avevo l’abitudine di uscire di nascosto poco prima dell’alba e girare per le vie di Roma con una radiolina impostata su The Voice of America, un canale statunitense che trasmetteva jazz fantastico. Cinquanta anni fa percorrere le strade del mio quartiere non era pericoloso, mi divertivo ad osservare la città che prendeva vita osservando i corrieri, i postini, i fattorini dei mercati rionali impegnati nei loro rituali gesti di mestiere. Si viveva più sereni ed io ero un ragazzo felice.  In seguito, con gli anni a venire, ho vissuto in parallelo il senso di libertà e la passione per arti e lavori che sarebbero poi diventati l’oggetto del mio impegno futuro. 


“Si usano gli specchi per guardarsi il viso e si usa l’arte per guardarsi l’anima.” (George Bernard Shaw) 
Considerando la tua passione per l’arte fotografica, cosa vedi di te riflesso in uno specchio e cosa in un tuo scatto fotografico. 
Allo specchio vedo un uomo irrequieto mai soddisfatto ma sempre pronto a reagire ai momenti di difficoltà attraverso viaggi, racconti fotografici o narrazione di luoghi e persone soprattutto legate al mondo del vino. Dei miei scatti amo, in modo particolare, i paesaggi ma sono compiaciuto anche quando, con il mio occhio fotografico, riesco a cogliere l’anima di chi ritraggo svelandone una parte più intima e nascosta. La fotografia per me deve avere una capacità evocativa, un alto contenuto comunicativo e possedere il dono di suscitare emozioni e ricordi.


“I computer sono inutili. Essi possono dare solo risposte.” (Pablo Picasso) 
Dal tuo lavoro di informatico alla tua passione per il vino. Come sei approdato in questo mondo così singolare? 
Di fatto il vino mi ha accompagnato tutta la vita ma ho sentito il desiderio di approfondire la conoscenza solo negli anni '90 frequentando un corso di sommelier AIS e poi cogliendo al volo l'opportunità di collaborare con Maurizio Taglioni alla realizzazione di Lavinium. La mia capacità di informatico mi ha permesso di divulgare attraverso il computer i contenuti del magazine al meglio. 


“Camminare con quel contadino che forse fa la stessa mia strada, parlare dell’uva, parlare del vino che ancora è un lusso per lui che lo fa.” (Rino Gaetano) 
Scrivere di vino è camminare per le vigne, raccontare, scoprire, viaggiare, studiare. Hai un ricordo particolare che vorresti condividere con i lettori? 
Difficile raccontare una sola esperienza delle tante che mi hanno fortemente coinvolto. Quello che posso dire è che il Piemonte e in particolare le Langhe sono stati in qualche modo la culla del mio amore per il vino e soprattutto per il nebbiolo, un vitigno che a mio avviso ha qualcosa di veramente unico e inimitabile. Se devo citare qualcuno che più di ogni altro mi ha fatto sentire a casa condividendo l’ottimo vino, il buon cibo, la musica e la scrittura è Alfonso Rinaldi, un piccolo ma immenso vignaiolo interprete magnifico dell’Erbaluce in quel di Suno, nel Novarese. Alfonso è davvero speciale, da sempre innamorato perso per il rock dei tempi dei Led Zeppelin, Deep Purple e Gun’s and Roses. La sua casa è un museo di oggetti e immagini legate a quell’epoca musicale e non c’è giorno che non abbia indosso una maglietta che ritragga uno dei gruppi che lui predilige. Con lo stesso amore si è dedicato alla sua vigna “Costa di Sera dei Tabacchei” per oltre trent’anni, dalla quale ha ricavato un solo straordinario vino del cui valore è stato sempre inconsapevole, tanto da averlo venduto a prezzi davvero irrisori. Ma lui è così: un puro e non gli interessa la notorietà o aumentare i profitti. E’ felice quando la gente apprezza il suo vino e si reca da lui per acquistarlo. Punto. Con lui ho festeggiato i miei 60 anni e i suoi 80.


“Il prossimo anno la ripresa. Proprio adesso che ci eravamo abituati alla crisi!” (Fabrizio Caramagna) 
Tra un conflitto bellico ancora in corso e prezzi energetici che aumentano, il mondo del vino è in continua tensione. Quali sono oggi le opportunità e quali le problematiche da affrontare. 
So di andare contro corrente ma io ritengo che invece di deridere colui che ha proposto una decrescita felice (Serge Latouche) bisognerebbe riflettere sui danni che sta facendo questo consumismo dissennato e senza limiti che, purtroppo, ha abbracciato anche il mondo del vino. Basti pensare, anche nel nostro Paese, a quanti territori sono stati letteralmente trasformati in monocoltura. Oggi si produce vino per venderlo in tutto il mondo: in Cina, in Giappone, in Vietnam, in Russia, in India. La visione collettiva è questa: nascono nuove realtà ogni giorno e tutte con mire espansionistiche. Il vino non è un’automobile, è un prodotto della terra e come tale richiede rispetto e soprattutto una diversa visione. La vite deve vivere in un ecosistema sano, per fare questo non si possono creare colline dove non ci sono, non si possono sfruttare terreni fino a distruggerne la loro esistenza per mero scopo redditizio. Eppure questo è ciò che sta accadendo in molti territori. Ci siamo talmente abituati a vivere così da considerarlo normale e giustificabile. La storia ci insegna che tutto si espande e si contrae. Questo non va mai dimenticato e l’idea di poter trasformare a piacimento un paesaggio in base alle esigenze del momento è folle. Qualunque conflitto esista sul pianeta è legato sempre alle stesse ragioni, il desiderio di appropriarsi delle risorse degli altri. Il mondo del vino è in tensione? Si cominciasse a riflettere se questo modello può essere portato avanti ancora, senza conseguenze drammatiche per tutto il pianeta. 


“Il vino fermenta. La stupidità mai.” (Proverbio russo) 
Ti è mai capitato di incontrare e, dunque, gestire la stupidità di qualcuno sulla tua strada? 
Per fortuna solo in modo molto marginale. Ma non ho mai permesso che la stupidità degli altri mi danneggiasse impedendomi di perseguire i miei sogni o i miei obbiettivi.


“In questa vita bisogna essere un po’ Santi e un po’ Eroi.” (Eduard Leon Word) 
Se potessi scegliere un superpotere quale vorresti? 
Ho già un superpotere: riesco a trovare sempre una energia vitale e ottenere soluzioni concrete quando devo affrontare e risolvere difficoltà e momenti difficili. Li supero in positivo grazie alla mia personalità creativa e ad un carattere determinato. Una eredità che sicuramente devo a mia madre che a quasi 96 anni ha ancora voglia di scrivere racconti.


“Una bottiglia di vino contiene più filosofia che tutti i libri del mondo.” (Louis Pasteur) 
Qual è la bottiglia con dentro tutta la tua filosofia di vita? 
È difficile rispondere e scegliere tra le varie aziende e bottiglie straordinarie. Però posso confermarti che il nebbiolo ha, in assoluto, un altissimo livello di gradimento. C’è qualcosa di affascinante e misterioso in questo vitigno che pervade tutti i miei vasi sanguigni anche quelli più periferici e ci riesce in Langa come in Valtellina, a Carema come a Boca o in Valle d’Aosta. I migliori riescono davvero a farmi sentire in uno stato di grazia, in perfetta sintonia con le mie emozioni più profonde.    


“Sono interessato al futuro perché vi passerò il resto della mia vita.” (Charles Franklin Kettering) 
Dove pensi di passare il resto della tua vita? 
Al momento, per ragioni familiari, non progetto grandi cambiamenti. Mi piacerebbe, tuttavia, una vita più itinerante, mi sento più cittadino del mondo che bisognoso di mettere radici. Anche se, ammetto, amo molto tornare nei luoghi che mi hanno emozionato. 


Non tutti sanno che … 
Che il silenzio è un bene prezioso e sempre più raro. E' il respiro dell’universo, lo abbiamo cancellato dalla nostra vita, non possiamo più ascoltarlo, nemmeno chiusi in casa con tutti i dispositivi e la domotica che ci circonda. Eppure senza di esso la musica non esisterebbe. La musica è il vino che riempie il calice del silenzio. (Fripp)  Mi piace ricordarlo.  









Vino e Innovazione Tecnologica

La tecnologia non tiene lontano l'uomo dai grandi problemi della natura, ma lo costringe a studiarli più approfonditamente. (A. de Saint...