Nel castello delle Tenute Chiaromonte c'è il futuro del primitivo



Come Castel del Monte non ha il fossato, né un ponte levatoio ma sale e ambienti grandi e riservati con pareti di bottiglie alte fino al soffitto.
Il suo numero magico non è l’8 ma il 52, gli anni compiuti da Nicola, patron della Tenuta, nel giorno della sua inaugurazione.

É il castello delle Tenute Chiaromonte, la nuova dimora del vino appena edificata, che svetta sulla collina più alta della contrada Scappagrano.

Siamo ad Acquaviva delle Fonti, nel centro della Puglia, terroir di elezione per il primitivo di Gioia del Colle e di alcuni vitigni bianchi autoctoni.
È qui che Nicola e la sua famiglia hanno deciso di costruire questo tempio del vino pugliese. 
La cantina, posta a metà tra il vento e le stelle, è il luogo ideale per coltivare l’uva e trasformarla in vino e si candida a meta ideale dell'enoturismo regionale.
La posizione sopraelevata e la rigorosa architettura esaltano la grandezza dell’edificio che conquista gli ospiti in visita e la personalità istrionica e il fascino bohémien di Nicola Chiaromonte completano, con un pizzico di follia, un progetto al servizio del vino e del terroir.

Spumanti, vini bianchi e rosati, rossi d’autore e selezioni, frutto della produzione aziendale, dimorano a perdita d’occhio nei sotterranei della struttura in appositi ripiani cesellati a misura.

Wine Tasting

Il Pinot Nero e il metodo classico: la sfida
Nonostante i tempi lunghi e le difficoltà che la produzione classica comporta, la pazienza, la tenacia e la sensibilità personale di Nicola mista ad una sana ossessione per le cremose bollicine hanno dato vita ad un pinot nero metodo classico stile Chiaromonte, con una identità territoriale precisa. A metà tra Franciacorta e lo Champagne ecco un vino a tutta polpa e frutti rossi, dovuta al terroir e alla sua evoluzione in bottiglia. Grande struttura e finale di classe e potenza.

Kimia, il fiano che ti sorprende
Racconta all'istante una ricchezza aromatica fedele al vitigno: sorsi di zagare e fiori gialli dopo la pioggia primaverile. All’assaggio la freschezza minerale rincorre il finale di erbe mediterranee di elicriso e lentisco. Chiusura lunga e persistente.

Muro Sant’Angelo 2013 (Contrada Barbatto): il must della produzione
E’ lui il fiore all’occhiello di Nicola Chiaromonte: superpremiato e riconosciuto vino dell’anno nel 2017 dal Gambero Rosso.
Serio ed elegante all’apparenza ma dall’impatto olfattivo prepotente: ciliegia croccante e tante spezie dolci in un dejà vu da drogheria anni ’70, stracolma di barattoli di dolci caramelle al siero di latte concentrato, cannella, liquirizia, chiodi di garofano, anice e soffici confettini alla menta. Tanto alcol in equilibrio perfetto, quello che basta per non accorgersi dei suoi 16.50 gradi. Finale indelebile dalla memoria.

La selezione 2010
Non si sa dove finisce il vino e dove inizia il cielo. 
Senza eguali o paragoni possibili è l’eccellenza da “contemplazione”.
Per nulla affaticato dall’età perché i suoi acini piccoli e concentrati sono stati raccolti e selezionati da una "selezione di selezione". Una spremuta di nettare alcolico indimenticabile. I suoi 19 gradi si perdono in un equilibrio senza pari e rimangono per ore frutta, spezie e cioccolato. Immenso.

I vini e i progetti sono ancora tanti e non si fermano alla costruzione della cantina, alla ricezione turistica o alle nuove avventure enologiche di Nicola. La sua sana ambizione e il suo impeto istrionico sono una risorsa che le sue figlie Eleonora e Carlotta stanno già ereditando.

Aspettando di vedere compiuta l’opera, mi godo il paesaggio dalla terrazza che domina i vigneti e il tramonto dietro gli ulivi, un luogo ideale per catturare la magia del vino.









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