Vintage Collection Satèn 2020: l’arte della Franciacorta firmata Ca’ del Bosco




La Cantina e la Storia Ca’ del Bosco è uno dei simboli della Franciacorta e dell’enologia italiana. Fondata negli anni ’60 da Annamaria Clementi Zanella si trova a Erbusco nel cuore di un territorio unico per la produzione di spumanti Metodo Classico. 
Il Vintage Collection Satèn 2020 incarna alla perfezione l'eccellenza e la raffinatezza della cantina. Un Franciacorta che unisce eleganza e delicatezza. 




Il Vintage Collection Satèn 2020 è un Franciacorta DOCG prodotto con metodo classico da uve selezionate di Chardonnay (85%) e Pinot Bianco (15%) raccolte a mano. Affinato per 48 mesi sui lieviti questo vino si caratterizza per eleganza e cremosità esaltando la delicatezza tipica della classe Satèn.

Annata 2020 
Caratterizzata da un clima fresco e regolare ha permesso di ottenere vini bianchi eleganti con aromi floreali e agrumati ideali per un affinamento prolungato. 


Wine taste 
Giallo dorato con un perlage fine e persistente. Note di miele, agrumi, pesca, ananas, frutta secca e ricordi di confetti e pasticceria. Cremoso e vellutato, fresco e sapido, con una vivace acidità e un finale agrumato. 


Abbinamenti 
Perfetto come aperitivo si abbina a piatti di pesce (scampi, astice, pesce al sale) risotti e formaggi semi-stagionati a crosta fiorita. 

Il Vintage Collection Satèn 2020 rappresenta la massima espressione della Franciacorta e dell’arte enologica di Ca’ del Bosco unendo la tradizione e il continuo rispetto per il terroir. 










Pasquale Pace, il globetrotter dell’enogastronomia italiana

 



Pasquale Pace è il noto globetrotter dell’enogastronomia italiana, guadagnandosi nel tempo e a pieno diritto l’appellativo di Gourmet Errante. Come ama dire: ogni dove, ogni angolo del mondo del cibo e del vino sembra aspettarlo, con la sua prorompente vivacità, per filmare, fotografare e raccontare la sua passione insaziabile per il gusto.

Si dice che per essere un buon critico enogastronomico l'esperienza sia fondamentale: mangiando si impara, e Pasquale Pace ha accumulato un vasto bagaglio di conoscenze negli anni. Il suo palato è allenato a riconoscere e apprezzare ogni sfumatura del cibo, del vino, del gelato, della pasticceria, del caffè, del cioccolato e di tutto ciò che può essere degustato. Basta un'occhiata alle sue pagine social per comprendere l'ampiezza dei suoi viaggi enogastronomici.

Pochi come Pasquale hanno l'opportunità di degustare e seguire aziende e ristoranti anno dopo anno, osservando i loro progressi e cambiamenti. Questa è la sua vera missione. I suoi reportage sono dettagliati appunti di viaggio, esuberanti e ridondanti, proprio come la sua personalità.



 

Come sei capitato in questo singolare mondo dell’enogastronomia?

Ho sempre avuto una passione per il cibo, anche perché nella famiglia di mia madre c'erano tre cuochi tra i suoi fratelli. Per quanto riguarda il vino, invece, è stato il mio lavoro: ero un commerciante di vino all'ingrosso. Nel 1999, mi sono immerso nel mondo del vino in bottiglia e, con il tempo, la mia passione è cresciuta sempre di più.

  

Quanto conta essere golosi e curiosi in questo lavoro?

La golosità fa parte della passione che nutro per questo mondo, e la curiosità è nella mia indole. È umano voler conoscere il più possibile, e in questo ambito la conoscenza è vastissima.

 

Qualcuno cita: si impara mangiando. Quanto è importante l’esperienza in questo lavoro? Pensi di essere un critico autorevole e credibile?

Mi piace dire: l’esperienza è la somma delle fregature, quindi più se ne ha, meglio è. La vera conoscenza si acquisisce attraverso gli errori, le delusioni e le difficoltà incontrate lungo il percorso. Ogni volta che si subisce una fregatura (ovvero un inganno o una situazione sfavorevole), si impara qualcosa di nuovo, e questo accumulo di lezioni apprese costituisce il mio bagaglio culturale. Come critico penso di essere obbiettivo e sincero inoltre sono consapevole che non scendo a compromessi e, con orgoglio, posso dire che mai nessuno mi ha comprato.

 

Sei un gourmet a tutto tondo, e cibo e vino sono strettamente correlati nei tuoi racconti di viaggio. Non tutti gli esperti seguono entrambi i settori con la stessa passione e capacità come fai tu. C’è un ambito dell’enogastronomia che preferisci particolarmente?

Nel mio percorso, potrei anche fare a meno del vino, ma non del cibo. Mangiare è una curiosità e un piacere che mi accompagna tutto il giorno, mentre il vino rappresenta cultura, paesaggi, umanità e molto altro. Amo tutto il mondo dell’enogastronomia a 360 gradi e non c’è un cibo in particolare che preferisco rispetto ad un altro.

 

Hai iniziato a viaggiare e a esplorare il mondo dell'enogastronomia in tempi non sospetti. La tua vita da influencer è cambiata nel tempo? I social media hanno avuto un ruolo significativo nel tuo successo, o pensi che saresti arrivato allo stesso risultato anche senza Facebook e Instagram?

Il mio percorso da Gourmet Errante è iniziato con Facebook. Il mio blog è nato nel 2014, in seguito a un cambiamento importante nella mia vita e come per alcuni dei miei colleghi enogastronomi c’è stato un mondo prima dei social e poi un altro dopo, nuovo e più entusiasmante, quello con i social media che ho potuto sostenere grazie alla mia formazione idonea e capace.

 

Nel tuo lavoro viaggiare è fondamentale. C'è un luogo che non hai ancora visitato ma che desideri conoscere?

I miei itinerari sono sempre in Italia ma se avessi la possibilità girerei il mondo in ogni dove. Il viaggio dei miei desideri non ha nulla a che fare con il mio lavoro: il posto che mi piacerebbe visitare è l’arcipelago delle isole Fiji, in Oceania.

 

Hai mai visitato luoghi dove hai mangiato e bevuto male? In questi casi, ne hai parlato o hai divulgato la tua esperienza?

Visitare un posto deludente è capitato perché fa parte del mio lavoro. È una esperienza interessante che ti permette di capire quali sono le eccellenze e quali le mediocrità. Divulgarlo pubblicamente secondo me non serve a molto. Ne parlo certo con gli amici o a chi mi chiede consulenze e consigli. 

 

Di cosa è più orgoglioso oggi Pasquale Pace?

Prima di tutto sono orgoglioso di aver collaborato alla creazione dell’evento e della guida: I luoghi del Cesanese (ormai giunto alla 5° edizione). La collaborazione è iniziata proponendo e presentando varie aziende vitivinicole che producevano il Cesanese. L’obiettivo era (e continua ad essere) quello di far conoscere le eccellenze del nostro territorio e portare la mia cittadina di Olevano Romano (RM) a conoscenza di ogni degustatore e di tutti gli appassionati del settore. Ad oggi è un grande successo di cui sono fiero. Inoltre sono orgoglioso di non essere mai stato influenzato da nessuno nel corso della mia professione. Esprimo liberamente ciò che penso sempre con educazione e rispetto (che per me viene prima di ogni altra cosa).

 

Hai ancora sogni da realizzare? Cosa vedi nel tuo futuro? 

Il sogno sarebbe riportare tutto il meglio dell’anno del gourmet errante in un libro. Attualmente lo scrivo sul mio blog, ma l'idea di trasformarlo in un libro cartaceo mi intriga molto. Il mio desiderio è di pubblicarlo ogni anno, con uscita fissata per l'otto dicembre. Nel mio futuro vedo sempre la possibilità di crescere professionalmente e di realizzare progetti di interesse collettivo sempre in ambito enogastronomico.

 

Non tutti sanno che…

Non tutti sono consapevoli che la libertà è fondamentale. L’amicizia è meravigliosa. Il rispetto porta benessere. La gentilezza genera gentilezza. La pulizia porta pulizia (per inteso: mantenere la mente pulita, chiara e ordinata).

 


 

https://www.ilgourmeterrante.it/sito/


Vino e Innovazione Tecnologica






La tecnologia non tiene lontano l'uomo dai grandi problemi della natura, ma lo costringe a studiarli più approfonditamente. (A. de Saint-Exupéry) 



Ormai lo sappiamo: il mondo viaggia alla velocità di un click e l’innovazione tecnologica sta rivoluzionando il futuro di tutte le imprese compresa quella del vino. 

Anche se click e natura non vanno di pari passo, l’avanzamento delle nuove tecnologie apre nuove frontiere sia per i vignaioli che per i consumatori, cambiando il modo in cui il vino viene prodotto, analizzato e apprezzato. L’innovazione tecnologica viene utilizzata nelle varie fasi della produzione vinicola dalla coltivazione delle viti alla produzione e alla commercializzazione. 


In vigna 
Sensori e droni (vedi foto delle vigne della Cantina Strappelli  nelle Colline Teramane) monitorano lo stato di salute delle piante e ipotizzano previsioni, ottimizzando la gestione delle vigne. 

In cantina
In cantina si analizzano e si controllano i dati dalla temperatura, all'ossigeno e altri fattori critici, dalla fermentazione all’imbottigliamento per ottenere maggiore precisione e qualità nel prodotto finale. 

In distribuzione 
L'innovazione tecnologica viene usata per migliorare l’esperienza dei consumatori. Piattaforme online, app e strumenti digitali forniscono informazioni dettagliate sui vini consentendo ai fruitori di prendere decisioni più informate sull'acquisto di vini. 



Vigne Cantina Strappelli

Lo stimolo e il fascino delle nuove tecnologie riguardano soprattutto il mondo della comunicazione e, come tutti sanno, lo strumento più usato a sostegno dell’informazione dei prodotti in commercio è il noto QR code. 

Il QR code (nato in Giappone 25 anni fa per superare i limiti della lettura del codice a barre) ci consente di leggere, come per l'etichetta, tutte le indicazioni di un prodotto (fornendo anche la tracciabilità di un alimento). È un simbolo che restituisce, ogni qualvolta viene inquadrato da una fotocamera, dati e informazioni per il consumatore. 

Tra le più svariate varianti e variabili del QR code, tempo fa, mi sono imbattuta in una tecnologica  etichetta digitale vocale multilingua
Consiste in una semplice interazione tra il consumatore e la bottiglia di vino. Scansionando il QR code sull'etichetta del vino e si accede a un'interfaccia che offre una varietà di contenuti multimediali. Attraverso le etichette digitali vocali i consumatori possono ascoltare (invece che leggere) nella lingua desiderata, descrizioni dettagliate del vino fornite dal produttore, dall'enologo o da esperti di settore. Le descrizioni vocali possono coprire una serie di argomenti, come l'origine del vino, le caratteristiche organolettiche, le note di degustazione, le tecniche di vinificazione e gli abbinamenti consigliati. Questa modalità di comunicazione audio fornisce un'esperienza più coinvolgente rispetto alla semplice lettura delle informazioni sull'etichetta (inoltre la tecnologia avanzata del QR code permette di avere contenuti multimediali aggiuntivi)
L'ascolto dell'etichetta può essere un'opzione interessante per comunicare con i consumatori, specialmente per le aziende che esportano i propri vini. Questo approccio offre un modo immediato di informare senza la necessità di traduttori digitali online, semplificando la comprensione delle informazioni per un pubblico internazionale.  (www.codetells.it)

Una ricerca sulla frontiera del marketing sensoriale (o neuro marketing che fa leva su emozioni e sentimenti) cita che il 95% delle decisioni di consumo viene influenzato da processi che coinvolgono l’inconscio e sono di tipo irrazionale. I diversi stimoli vengono scannerizzati dal nostro cervello che riesce a fare associazioni con musiche o immagini collegandoli a determinate sensazioni o emozioni felici della nostra vita. Principalmente ci si avvale, nei media, del suono e della vista ma non si sa mai che le nuove frontiere ci riservano trasmissioni di gusto e olfatto non solo immaginario. 
Siamo pronti a tutto


Tuttavia mi piace pensare che la tecnologia è solo un supporto per preservare e conservare la tradizione e l'arte della produzione vitivinicola e che questo legame tra la passione umana e l'innovazione tecnologica sia solo un potenziamento del futuro del mondo del vino. 


Foto: Cantina Strappelli 



Credits foto copertina: 
https://joeducation.eu/it/



Vino e Pregiudizio





di Daniel Barbagallo 

Sono rare le occasioni in cui la ragione mi trattiene e quasi sempre seguo l’istinto. Spesso questa mia attitudine mi ha fatto incorrere in pregiudizi e grandi errori ma, col senno di poi, mi sono reso conto che se ci avessi ragionato meglio la conclusione (che non sarebbe poi cambiata) sarebbe arrivata prima del tempo.

Il risultato è che i pensieri e le emozioni (che non sono così differenti) hanno solo due velocità diverse. Una arriva prima e l’altra poco dopo. 

Gli sbagli sono macigni da portarsi quindi tanto vale prenderne coscienza subito e non pensarci più.

Mi spiego meglio con un esempio:

Clos De Lambrais è un Gran cru di Morey-Saint-Denis, un monopole, ovvero di esclusiva proprietà di un domaine. È un vino che in più di una annata mi ha regalato grandi esperienze che si sono trasformate in bellissimi ricordi ma questa volta è successo qualcosa che mi ha fatto perdere di vista l’unica cosa vera e importante: il qua e ora e cioè il vino nel calice nel momento in cui lo bevo

Una settimana fa un amico ha portato questa interessante bottiglia: un piccolo bagnami di quello che cerco in un vino: grazia, leggiadria, grande presenza e personalità.

Piccoli frutti di bosco maturi, una bellissima parte fumosa e balsamica unite a una vibrante mineralità. Doveva bastarmi per soddisfare le mie pulsioni ma poi i ragionamenti sono arrivati, come fanno sempre, a disordinare il mio cervello e le mie logiche. Però è un 2010 ed è troppo pronto. Però è un 2010 ed è poco grintoso. Però è un 2010 e non mi dà l’idea di avere ancora lunga vita.

Mentre il suo ventaglio aromatico mi rapiva, le domande aumentavano e la cosa mi faceva pensare e arrabbiare nello stesso tempo. Il sorso, a tratti poetico, stava in perfetta fusione con tutto il resto e il vino non aveva la necessità di dimostrare nulla a nessuno proprio come tutte quelle cose che non hanno bisogno di essere forti per esser forti.

Le aspettative sono il male assoluto perché spostano il punto di partenza e di vista da reale a personale. Questo vale per persone, amori e vino. Ho dovuto riflettere una settimana su qualcosa per cui da riflettere non c’era nulla. Ho solo perso tempo in paragoni e ragionamenti machiavellici perché il vino era eccezionale. Punto.

Il resto è aria fritta. Quando qualcuno o qualcosa è sicuro di ciò che è se ne frega di come lo percepisci tu. La sua più grande qualità era proprio questa coscienza di sé e avrebbe dovuto bastarmi per farmi saltare sulla sedia.

La scorsa settimana ho sbagliato, non succederà più.




Daniel 


Vintage Collection Satèn 2020: l’arte della Franciacorta firmata Ca’ del Bosco

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