Food memories e altre storie
Un profumo, un odore, un sapore appena percepito e riaffiorano i ricordi di un lontano passato. In un attimo ti ritrovi catapultato nella casa della tua infanzia, nella cucina della nonna o attorno alla tavola di natale e ti accorgi che quei momenti, che abitano più il cuore che la mente, non sono mai andati via. Sono il profumo della tua memoria.
I profumi e i sapori, però, cambiano inevitabilmente nel tempo ed ogni generazione ha i suoi food memories. Il mio ad esempio risale al tempo delle mezze stagioni e dopo carosello si andava a letto, quando la tv era solo in bianco e nero, i telefoni erano incollati al muro con i lucchetti alla ghiera e si andava a scuola con i grembiulini blu e il fiocco bianco al collo.
Al posto di gastronomie e ipermercati c’erano le salumerie e le drogherie profumate di spezie di ogni genere. Qui ti tuffavi in un mare di caramelle e panini con il salame di Milano accuratamente colorato e aromatizzato.
A scuola ti portavi il dessert, Fiesta o Girella confezionate in buste di plastica rigorosamente non alimentari perché, si sa, negli anni ’60 e ’70 il biologico era troppo “naturale” e il km zero ancora troppo lontano.
Il vino del nonno non era di moda perché nell'era dell’industria alimentare tutto era bello, perfetto e colorato di E123 e insaporito dagli aromi artificiali o dal glutammato monosodico.
L’etichetta riportava solo il nome di fantasia del prodotto e tutti si viveva felici e contenti anche senza la lista degli ingredienti, giacchè l'epoca della consapevolezza alimentare, delle regole sulla nutrizione e della sana alimentazione è venuta dopo. Molto dopo.
E oggi? Oggi viviamo il periodo del “senza”: senza lattosio, senza grassi idrogenati, senza conservanti, senza polifosfati e ancora light, integrale, bio e naturale. È l’era delle preparazioni insipide e leggere che non nutrono, non ingrassano e che non si faranno ricordare per la loro bontà. Inutile abbondare con le spezie, sono e resteranno cibi magretti, perfetti e senza sprint. Peggio ancora va con gli spuntini, tutti assolutamente sotto le 50 calorie e quindi niente sale, solo fiocchi, light più del light e la fame che non passa. È il cibo non cibo, in barrette o in pillole se proprio hai fretta.
Mi chiedo: cosa si ricorderanno le nuove generazioni di questi sapori così “insapori”? Avranno anche loro una memoria olfattiva ancestrale pur mangiando cibi crudi, light e senza sale? E che ricordo può lasciare un tofu vegano aggiunto all’insalata iceberg, con mais e soia geneticamente modificata?
Se la nostra memoria registra, costruisce e racconta storie, quale sarà la loro?
La mia, lo confesso, è la storia delle cotolette del nonno fritte per le mie amiche di classe o quella della pasta al forno della zia Franca che, se ci penso, era scotta e collosa ma aveva tutto il sapore e il profumo dell’accoglienza e della tenerezza, quella che a cercarla non la troveresti mai da nessuna parte al mondo se non lì, tra i tuoi ricordi, tra le tue food memories.
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